Simone Forti e Radha May. L’arte è donna a Milano
ICA, Milano – fino al 2 febbraio 2020. Le mostre allestite all’ICA di Milano accendono i riflettori su alcune personalità femminili del panorama artistico odierno – Simone Forti e il collettivo Radha May. Tra performance e censura.
Per anni la coreografa e artista italo-americana Simone Forti (Firenze, 1935) ha osservato gli animali per i suoi esercizi di improvvisazione, forse inaugurando inconsciamente la stagione degli Animal Studies. L’osservazione delle strutture di movimento con cui gli animali si muovono hanno attratto l’artista al pari delle lezioni di Merce Cunningham, che portò Forti da Los Angeles a New York. Invece sono gli episodi di un suo viaggio a Roma ad aver ispirato la prima mostra di Forti in un’istituzione italiana, a cura di Chiara Nuzzi e Alberto Salvadori. Il soggiorno romano vide l’incontro con lo storico gallerista Fabio Argentini, il quale le offrì uno studio e con esso l’incontro con i felini del quartiere. L’artista ha continuato quel lavoro di studio locomotivo, meditativo ‒ mai puramente imitativo ‒ che dagli animali si espande sul corpo dei danzatori. La video-installazione Largo Argentina (1968-2012), le foto a colori dei gatti, la mosca disposta sulla superficie di un lightbox (Fly, 1969) narrano questa particolare prospettiva del suo lavoro. Le opere e l’atmosfera sono intime; oltre alle installazioni e agli scatti, la mostra documenta gli studi e l’analisi del movimento del corpo attraverso acquarelli e disegni. Ancora animali, semplici annotazioni, mantra visivi. Una sezione è composta di video di documentazione, tra cui alcuni storici come Sleep Walkers (1968-2017) e Three Grizzlies (1974), riflessioni sul comportamento degli animali e sulle sofferenze dovute alla loro cattività negli zoo. Infine un ciclo di performance svolte in date e orari prestabiliti ripropongono due azioni storiche concepite da Simone Forti nel 1961: Huddle e Censor.
IL COLLETTIVO RADHA MAY
In un’altra area dell’ICA, nel piccolo spazio nascosto nel cortile, è in corso la mostra del collettivo Radha May (Elisa Giardina Papa, Nupur Mathur, Bathsheba Okwenje), dal titolo When the Towel Drops, VOL 1|Italy, a cura di Claudia D’Alonzo.
Si tratta di un’installazione, a tratti minimal a tratti immersiva, di quello che è un “paradosso archiviale”. Il collettivo, infatti, mette in scena materiale cinematografico post-guerra censurato e dunque sottratto alla costruzione di un immaginario collettivo. La censura amministrativa e artistica rivela e documenta quello che non era accettato per i canoni del dopoguerra italiano in termini di sessualità femminile e queer. L’installazione mostra ‒ con luci rosa soffuse ‒ immagini digitalizzate da tagli di pellicola 35 mm recuperati dall’Archivio della Censura di Bologna e i dossier con i verbali della Commissione cinematografica per la censura. Questo materiale è stato lavorato dalle autrici e riproposto in forma di frammento per suscitare riflessioni e domande.
‒ Sonia D’Alto
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