Come sarà il 2020 dei Musei Italiani? Intervista a Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo
Siamo a Bologna, e ci facciamo raccontare dal direttore del MAMbo cosa bolle in pentola nel futuro dell’istituzione bolognese. Mentre la città scalda i motori in attesa di Arte Fiera...
Dopo le interviste a Lorenzo Giusti, Cristiana Perrella, Sergio Risaliti, Martin Bethenod, incontriamo il direttore del MAMbo, che ci racconta il suo 2020 (e riflette sul suo 2019), mentre la città di Bologna si prepara alla settimana dell’arte in occasione di Arte Fiera & Art City…
Come sarà la programmazione dell’anno 2020?
Seguendo quanto tracciato negli anni scorsi la Sala delle Ciminiere ospiterà mostre di respiro internazionale iniziando con la collettiva tematica AGAINandAGAINandAGAINand sul tema della ciclicità del tempo con opere di Ragnar Kjartansson, Ed Atkins, Apichatpong Weerasethakul, Cally Spooner, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou e Susan Philipsz. Nella Project Room proseguirà l’indagine sul recente passato storico-critico e culturale emiliano-romagnolo con tre mostre e altrettanti approfondimenti su una importante rivista degli anni ‘90, una serie di progetti non realizzati dal 1975 ad oggi e un centro di produzione attivissimo negli anni ‘60. A Villa delle Rose apriremo con la prima personale in Italia di Antoni Muntadas per poi proseguire con ROSE_04 il nostro programma di residenza che porterà a Bologna per alcuni mesi Helen Dowling. Poi ART CITY con la prima rappresentazione in Italia de La vita nuova di Romeo Castellucci, i festival, Open Tour e molte altre iniziative.
Ci sarà spazio per l’arte italiana? Se sì, in che modo?
Come ogni anno una grande mostra nella Sala delle Ciminiere sarà dedicata all’arte italiana: dopo That’s IT! Nel 2018 e Cesare Pietroiusti nel 2019 sarà nuovamente il turno di una personale che annunceremo a gennaio. Luca Francesconi presenterà nuove produzioni nella collettiva che aprirà la stagione espositiva a gennaio mentre Francesca Ferreri a Casa Morandi, Valentina Vetturi nel foyer del Teatro Comunale e Nicola Toffolini a Palazzo Poggi saranno protagonisti di progetti specifici commissionati loro da MAMbo in occasione di ART CITY 2020. Oltre a questi molti saranno gli artisti italiani al centro di collaborazioni, co-produzioni, incontri e Giornata del Contemporaneo.
Su quali risorse contate?
Poco meno del 50% delle entrate dell’Istituzione Bologna Musei, cui afferisce il MAMbo – al netto delle spese di personale – è costituito dal trasferimento annuale da parte del Comune di Bologna. Le rimanenti risorse provengono da biglietti, affitto spazi, sponsorizzazioni, partecipazione a bandi per finanziamenti da parte di enti pubblici e privati ed altre entrate proprie. Fermo restando il trasferimento del Comune, contiamo di aumentare questa seconda parte e arrivare ad un 60% di entrate proprie nel 2020.
Un bilancio dell’anno che si è appena concluso?
È stato un anno intenso e ricco di soddisfazioni, il 2019 è stato il primo anno interamente coperto da una programmazione sotto la mia direzione artistica. Nella Sala delle Ciminiere abbiamo ospitato tre mostre personali (Mika Rottenberg, Julian Charriére e Cesare Pietroiusti) che, nella loro diversità, hanno incontrato gli interessi di diversi tipi di pubblico. La Project Room si è affermata nella percezione collettiva come luogo di ricerca sul territorio e di costruzione di una identità collettiva con tre importanti rassegne concepite a partire dal concerto Bologna Rock 1979, dal convegno di Oreste al Link e dal lavoro della Galleria de’ Foscherari. Villa delle Rose ha ribadito il suo ruolo di ponte con altre istituzioni internazionali con la mostra retrospettiva di Goran Trbuljak realizzata con il CAC di Ginevra e ROSE_03 che ha visto protagonista l’artista americana Catherine Biocca. Sono aumentati gli ingressi, i laboratori educativi e le collaborazioni con una rete sempre più fitta di partner attivi nella produzione culturale oltre che le occasioni di convergenza con i molti festival, le presentazioni e i workshop.
Un decennio si è appena concluso. Quale è la sfida che secondo te i musei e le istituzioni culturali italiani devono affrontare nel prossimo decennio?
La sfida per il prossimo decennio è il consolidamento della rappresentazione del museo come luogo aperto e relazionale. Un ente in grado di rispondere alle esigenze culturali, etiche e sociali del pubblico sviluppando iniziative ed attività di carattere prevalentemente educativo e formativo, capaci di interpretare l’identità del proprio territorio di riferimento, di confrontarsi con espressioni e urgenze delle altre culture, diffondendo conoscenze e suscitando emozioni capaci di stimolare il dialogo e il confronto sui problemi e sui temi della contemporaneità educando alla cittadinanza attiva e alla partecipazione consapevole.
Quali sono le esigenze del visitatore che il museo deve cercare oggi di soddisfare?
I musei nel prossimo decennio dovranno sviluppare strategie volte alla conquista di nuovi pubblici attraverso l’uso delle tecnologie in relazione ai nuovi tempi di fruizione degli spazi culturali cercando – a mio avviso – di non esagerare nel caricare il lato esperienziale delle visite. Le collezioni e le mostre non sono più un mezzo attraverso cui far pervenire un contenuto o un significato al visitatore quanto più uno strumento per creare un legame tra il visitatore e quanto gli oggetti esposti e i linguaggi degli artisti evocano e rappresentano.
E quali invece le problematiche del sistema dell’arte che oggi impattano sui musei?
Le problematiche che impattano sull’azione dei musei sono molteplici: la cronica mancanza di fondi sufficienti per la pianificazione delle attività, la progressiva perdita di fiducia e investimenti privati sulle iniziative, la difficoltà nell’accreditare i musei come “enti formativi”, la proliferazione di modelli istituzionali diversi che non consente una effettiva azione collettiva e collaborativa. Personalmente ritengo che la più grande problematica sia la difficoltà dei musei a uscire da un criterio valoriale e di riconoscimento che si basi esclusivamente sul dato numerico dei biglietti staccati. I musei devono riuscire a dimostrare che questo non può essere l’unico strumento per una loro corretta valutazione.
– Santa Nastro
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