Il magico potere delle forme nell’arte peruviana
La Galleria Michelangelo con questa mostra vuole rendere omaggio alla pittura Sudamericana degli anni ’50 – ’70, con opere di tre artisti considerati i rappresentanti più significativi dell’arte contemporanea peruviana.
Comunicato stampa
La Galleria Michelangelo con questa mostra vuole rendere omaggio alla pittura Sudamericana degli anni '50 - '70, con opere di tre artisti considerati i rappresentanti più significativi dell'arte contemporanea peruviana: Jorge Eduardo Eielson, Jorge Piqueras ed Emilio Rodriguez Larrain.
Questi tre artisti, che da sempre affascinano il mondo dell’arte per il loro senso del mistero, delle origini e del magico potere delle forme, sono individualità creative, innovativi nel profondo dello spirito ed artefici di un rinnovamento culturale.
Jorge Eduardo Eielson (Lima, 1924-Milano, 2006) incarna la cultura madre del Perù precolombiano, la fusione del mondo andino e di quello amazzonico: la civiltà Inca, ricca di simbologia, ricca di oro, di architetture complesse, di labirinti, piramidi, il cui culto centrale era dovuto al Dio del Sole.
L’intensa unione tra il suo lavoro letterario e quello artistico, fortemente influenzati dalla cultura Inca, viaggerà parallelamente per tutta la sua vita.
In esposizione due Paesaggi della costa peruviana (olio e tecnica mista su tela, cm. 110x140) realizzati nel 1960 durante il primo soggiorno italiano. Opere dalla materia grezza, colme di motivi che evocano luoghi eterei. Terre, sabbie, argille, polvere di marmo, di ferro e cemento con il quale l’artista scolpisce la superficie del quadro, sono elementi di un paesaggio austero, desolato, astratto, quasi metafisico, come quello della costa peruviana.
“A Roma, verso la fine degli anni ‘50 realizzai una serie di superfici erose dal tempo, dalle acque, dal vento e dal fuoco, con materiali che mi facevo portare dal Perù, e che denominai appunto "Il paesaggio infinito della costa del Perù", che è la terra delle mie origini” J.E. Eielson.
L’arte di Eielson ha un duplice orientamento: se da un lato si richiama al suo paese creando motivi paesaggistici che evocano luoghi quasi “lunari”, dall’altro, attraverso l’inserimento sulla tela di tessuti attorcigliati (serie Quipus e Amazzonia) e vestiario, crea tele tridimensionali dai rilievi scultorei dove la funzione originaria dell’oggetto inserito viene modificata e stravolta.
Il secondo artista presentato a questa mostra è Jorge Piqueras (Lima, 1925). Considerato uno dei promotori della pittura astratta in Perù e una delle figure più importanti del modernismo nell'arte peruviana.
Objecto encontrado in el desierto, 1955 ca. (smalto su masonite, cm. 97x130) presente in mostra è un raro esempio del periodo geometrico dell’artista che ha inizio a Lima nel 1952 per concludersi in Italia nel 1959, periodo nel quale l’artista rifiuta la pittura figurativa e paesaggistica.
In questo dipinto è evidente la geometria originaria della simbologia e dell’architettura delle diverse culture Inca e precolombiane, esperienza che accomuna gli artisti presenti in questa esposizione.
In seguito a questo importante ma breve interludio artistico, nel 1959 Piqueras abbandona l’universalismo geometrico per realizzare una serie di dipinti noti come la Black Series che presenterà nel 1960 alla XXX Biennale di Venezia.
Presenti in mostra due straordinarie opere nelle quali il controllo degli effetti cromatici viene enfatizzato dalla materia e dal contrasto di toni scuri lucidi ed opachi.
Anche nelle opere di Emilio Rodriguez-Larrain (Lima, 1928-Distretto di Chorillos, 2015) realizzate tra gli anni 1959-60, emergono dalla memoria i segni e i simboli evocativi dell’antica arte peruviana; il pittore scopre il senso e l’aspetto della terra amata realizzando composizioni vibranti e concrete al tempo stesso; le figure geometriche sono colme di segreta malinconia, gli accostamenti tonali comunicano eleganza intellettuale, finezza emotiva, unione tra fantasia e razionalità.
Nell’equilibrio compositivo che la caratterizza, la pittura di Rodriguez-Larrain risente fortemente della lezione di Paul Klee (1879-1940), con il quale l’artista si sente in perfetta consonanza. Il rigore e la misura dell’astrazione vengono mitigati dall’evocazione degli elementi della cultura e della natura peruviana: simboli, architetture, tessuti, colori, paesaggi. In tutto ciò vige sempre un’estrema libertà espressiva fedele alle intuizioni personali dell’artista e al suo profondo sentimento poetico.
Invitato nel 1960 con l’amico-collega Jorge Piqueras alla XXX Biennale di Venezia (si tratta della prima partecipazione peruviana) vi faranno ritorno anche nel 1964. Saranno ancora insieme nel 1970 con l’esposizione di alcune tele alla mostra “Pittori e scultori dell’America Latina” organizzata dall’Istituto Italo Americano di Roma.
Eielson, Piqueras, Rodriguez Larrain occupano posizioni fondamentali nella storia dell’arte, al punto che oggi la scena dell’arte contemporanea peruviana non si potrebbe immaginare senza la loro esistenza: questi artisti mostrano processi e traiettorie abbaglianti, un dialogo tra la cultura peruviana ed europea nel quale rifuggono totalmente all’universo dell’immagine costruita e della realtà artificiale.
Il Museo MALI (Museo de Arte de Lima) ha omaggiato questi grandi interpreti dell’arte moderna con importanti retrospettive: Eielson nel 2018, Piqueras nel 2011e Rodriguez-Larrain nel 2016.