Lo spazio tra le cose
CLER inizia il 2020 con una riflessione collettiva su un soggetto tanto impervio quanto vasto: il silenzio.
Comunicato stampa
CLER inizia il 2020 con una riflessione collettiva su un soggetto tanto impervio quanto vasto: il silenzio.
Esiste un legame stretto tra la fotografia e il silenzio, non tanto per l’assenza di suono nell’oggetto fotografico, quanto per la caratteristica intrinseca alla fotografia di mettere in relazione lo spazio con il tempo. Spesso il silenzio viene vissuto e rappresentato come l’opposto del rumore, un vacuum statico dove nulla accade e nulla si muove. E se invece fosse uno spazio interstiziale tra le parole, tra i suoni o tra qualcosa che è successo e qualcosa che sta per accadere? Qualcosa che non è nelle cose, ma tra le cose?
Andrea Camuffo, attraverso una nuova serie fotografica, si interroga proprio su uno spazio che non fa granchè, ma forse è proprio lì che le cose accadono o sono accadute, è li che esse si ritrovano sommerse e nascoste dal tempo. Forse è in questo spazio che il silenzio, contrariamente alla sua fama, può creare disorientamento e imporre domande, diventare elemento attivo, carico di senso e dall’azione variabile.
Le Ore Blu di Marina Ballo Charmet si sofferma sulla posizione dell’osservatore, in base alla quale la percezione può cambiare radicalmente. Il silenzio può avvolgerci nella sua dimensione liquida, facendoci sentire al centro della scena. Ballo Charmet sovverte questa posizione sensoriale osservando il sempre visto, quello che vediamo con la coda dell’occhio, davanti al quale raramente sostiamo, permettendo allo sguardo di vagare con un’attenzione che fluttua e riprende la profondità scura o la superficialità, l’opacità o la trasparenza dell’acqua.
You Sleep like a Stone di Gaia Giani è un piano sequenza in 16mm che tenta di raccontare il fiume e, più ampiamente, il paesaggio attorno a sé, tra spontaneità e memoria personale. Un viaggio intimo “all’origine della primavera” alla ricerca di qualcosa che necessariamente sfugge e non si può dire, se non sottovoce.
Claudio Gobbi rivisita i luoghi della sua adolescenza passata nel quartiere EUR di Roma. Esposizione 42 affronta la relazione stretta tra spazio e silenzio, interrogandosi sul rapporto tra tempo e visione. Da questa serie di fotografie emerge una forte fascinazione per degli spazi interni del tutto monumentali e verticali, pensati più per la celebrazione che per la quotidianità, dove il vuoto trionfa.