Giovanni Vetere – Il cappello del polpo

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO NAZIONALE ROMANO - PALAZZO MASSIMO
Largo di Villa Peretti 2, Roma, Italia
Date
Dal al

Venerdi 31 dalle 16 alle 19
Sabato 1 dalle 16 alle 19
Domenica 2 dalle 11 alle 13

Vernissage
31/01/2020

ore 16

Artisti
Giovanni Vetere
Generi
performance - happening
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L’iniziativa, dopo tre mesi di mostra e diversi incontri presso Palazzo Massimo, volge al termine con tre giorni di closing, durante i quali andrà in scena la performance in tre atti “Il cappello del polpo”, realizzata dall’artista Giovanni Vetere, uno dei 12 talenti under 30 selezionati da Giovani Creativi.

Comunicato stampa

CLOSING DELLA MOSTRA

GIOVANI CREATIVI

Le origini del Genio

con

PERFORMANCE IN TRE ATTI

“IL CAPPELLO DEL POLPO”

Giovanni Vetere

Museo Nazionale Romano - Palazzo Massimo

DAL 31 GENNAIO 2020 AL 2 FEBBRAIO 2020

L’iniziativa, dopo tre mesi di mostra e diversi incontri presso Palazzo Massimo, volge al termine con tre giorni di closing, durante i quali andrà in scena la performance in tre atti “Il cappello del polpo”, realizzata dall’artista Giovanni Vetere, uno dei 12 talenti under 30 selezionati da Giovani Creativi. Il closing della mostra e la performance vogliono lasciare un segno nella storia di Palazzo Massimo, sancendo l’ingresso dei Millennials all’interno del Museo Nazionale Romano.

PERFORMANCE IN TRE ATTI

“Il Cappello del Polpo”

di Giovanni Vetere

La performance nasce dalla volontà di ricercare un Ecotono Liminale - Eco: casa | Tono: tensione - necessario alla figura umana di cui l’artista ha approfondito aspetti inconsueti, indagandone il rapporto con la natura e, in particolare modo, con il mare.

“Dobbiamo imparare a vivere in una casa di tensioni e di divenire. Una casa che oscilla tra natura e cultura, tra umani e creature, la nostra pelle si fa sempre più fina, sempre più porosa fino a mutare in ciò che ha sempre considerato estraneo. La nostra trans-corporalità ci porta ad assumere un’etica diversa, un nuovo essere più responsabile e responso agli altri, all’esterno. Questa è un’etica dell’incerto, dello sconosciuto, del diverso. Questo passaggio trans-corporale è un rito che viene attivato attraverso la performance e che comprende tre atti di liminalità”.