Nessuno tocchi Marino. Pistoia in piazza per non cedere l’artista a Firenze
A 40 km una dall'altro, a Pistoia e Firenze, ci sono una fondazione e un museo, entrambi dedicati all'artista Marino Marini. Ora vogliono portare tutto a Firenze. E le proteste non si sono fatte attendere.
In questi giorni sono stati diffusi i numeri sull’affluenza dei visitatori nei musei italiani. Un fenomeno fortunatamente in forte crescita che sta ridimensionando molto quel riottoso atteggiamento verso questi luoghi che, nel nostro Paese per troppo tempo, sono stati considerati come degli inviolabili fortini, proprietà soltanto di piccole tribù di appassionati. Sicuramente una nuova attenzione e sensibilità per le politiche dell’accoglienza e una prospettiva di maggiore democratizzazione, tra cui anche la gratuità della prima domenica del mese con le lunghe file agli ingressi, stanno dando gli sperati frutti.
QUANDO LA CODA NON È UN BUON SEGNO: IL CASO DI PISTOIA
Non sempre, però, avere persone fuori dal museo è un buon segno. Il riferimento non è alle code davanti ad alcune istituzioni, ma rimanda a quello che sta accadendo a Pistoia per la strana vicenda che da fine novembre ha coinvolto la Fondazione Marino Marini, e l’omonimo museo ad essa collegato, che nella città natale dell’artista ha sede. In questo caso le persone non sono in fila per entrare ma piuttosto sono riunite in strada perché in quel museo si possa continuare a entrare; perché il museo e la fondazione continuino a essere una presenza attiva e una risorsa per tutta la città che nel 2017 è stata Capitale italiana della Cultura.
Ecco il fatto, assai complesso, in estrema sintesi: le opere di proprietà della Fondazione intitolata all’artista e conservate nel museo pistoiese dovrebbero essere trasferite al Museo Marino Marini di Firenze, l’altro museo dedicato all’artista, con l’intento di costruire un’unica sede museale e, forse, un’unica fondazione. Così ha deciso in un atto di indirizzo il consiglio di amministrazione della Fondazione Marino Marini di Pistoia, che è anche tra i soci di quella di Firenze. In meno di quaranta chilometri sono due, infatti, i musei monografici dedicati allo scultore, musei nati da due diverse donazioni volute da Marini insieme alla moglie Marina (al secolo Mercedes Pedrazzini); donazioni che fanno riferimento a due distinte fondazioni per la gestione del patrimonio e delle attività museali: la Fondazione Marino Marini costituita a Pistoia nel 1983 (che ingloba il Centro di documentazione costituito nel 1979) e la Fondazione Marini San Pancrazio a Firenze costituita nel 1988, anche se la donazione risale al 1980.
RAZIONALIZZARE SINONIMO DI TAGLIARE?
Certamente la questione di due musei monografici in un così ristretto territorio è questione da affrontare. Ripensare quanto è nato quasi quarant’anni fa, un tempo che anche nel mondo dei musei corrisponde a secoli fa, è per un consiglio di amministrazione una presa di responsabilità che indica la precisa volontà di intensificare l’azione di valorizzazione e promozione dell’opera dell’artista e dei suoi musei. E di tali intenzioni non è possibile non essere contenti ma forse non dovrebbero essere guidate dalla sola logica del tagliare, accorpare, spostare. A guidarle non dovrebbe essere un’idea di proprietà che abbatte nel profondo quella di servizio pubblico, come anche una fondazione, per quanto privata, è chiamata a svolgere (tanto più se l’edificio che la ospita da molti anni è proprietà comunale). Perché questo non avvenga la città di Pistoia e i suoi cittadini sono scesi in strada davanti al museo, si sono mobilitati con manifestazioni pubbliche, raccolte di firme e la costituzione del comitato cittadino “Nessuno tocchi Marino”.
“La progettazione culturale non può ridursi né a una lotta di proprietà né a una rivendicazione di orgoglio cittadino“.
Questo piccolo museo pistoiese che ha sede nell’antico Palazzo del Tau, a metà strada tra la stazione ferroviaria e il monumentale centro storico, è un luogo centrale nella geografia sociale della città. Negli ultimi vent’anni ha offerto numerose attività didattiche che hanno avvicinato all’arte migliaia di bambine e di bambini anche fuori dai percorsi scolastici. È stato un museo aperto al territorio, un museo che si è relazionato con la comunità e che è entrato nell’immaginario dei pistoiesi facendo di Marino (con il solo nome è chiamato a Pistoia) non più soltanto il famoso concittadino nato nel 1901.
Almeno una parte di quelle che sono le sfide che nel nuovo millennio un museo è chiamato ad affrontare, scommesse che riguardano la partecipazione, l’accessibilità, la necessità di innestarsi nell’immaginario di un pubblico prima di tutto locale (ICOM docet), questo museo ha saputo affrontarle con discrezione e perseveranza. Disperdere questo patrimonio sarebbe veramente un grave danno alla comunità verso la quale i coniugi Marini sono stati tanto generosi. Sicuramente oggi la fondazione, soprattutto per quanto riguarda il percorso museale, può riconoscere dei limiti nell’edificio che la ospita; sono passati, come detto, quasi quarant’anni da quando il palazzo è stato scelto come sede e quindi sono immaginabili possibili nuovi adeguamenti se non addirittura un cambio di sede come talvolta succede nel mondo dei musei (e a Pistoia gli spazi non mancherebbero certo). Allo stesso tempo il consiglio può essere critico rispetto all’azione di valorizzazione che in questi anni è stata fatta, senza dubbio poteva essere fatto molto di più e forse anche meglio ma un nuovo percorso scientifico è stato attivato con l’arrivo di nuovi studiosi e la realizzazione di nuove iniziative tra cui la grande mostra di due anni fa realizzata proprio in occasione di Pistoia Capitale della Cultura o in quella più recente al CIMA di New York.
PERCHÉ MARINO MARINI DEVE RESTARE A PISTOIA
Sono tutte questioni importanti e necessarie da affrontare ma non possono giustificare la chiusura del museo pistoiese. Resto convinto che con uno sforzo di progettazione culturale e museale da parte di tutti i soggetti interessati (le fondazioni, gli enti locali, la soprintendenza e per quanto di sua competenza il MiBACT) sia possibile trovare una soluzione sicuramente migliore e in un tempo più breve rispetto alla battaglia legale che, invece, si va profilando. La progettazione culturale non può ridursi né a una lotta di proprietà né a una rivendicazione di orgoglio cittadino ma piuttosto deve diventare l’occasione per saper cogliere tutte quelle risorse che, in un’ottica di razionalizzazione dal punto di vista gestionale e di rafforzamento delle attività di promozione e valorizzazione, sono reperibili direttamente nel e con il territorio.
Marino Marini deve restare a Pistoia non solo perché in questa città è nato e a questa città ha sempre guardato; non solo perché per oltre tre decenni sono stati attivi, nel bene e nel male, la fondazione, oltre al museo, e un’eredità del genere non può essere cancellata da una comunità con un improvviso colpo di spugna. Le manifestazioni tra la fine dello scorso e l’inizio del nuovo anno lo dimostrano. Marino deve restare a Pistoia anche perché è parte dell’identità culturale della città stessa, una città che nel secolo scorso ha dato origine, ben più di altre e blasonate città toscane, a esperienze artistiche importanti come racconta la bella mostra Pistoia Novecento 1900-1945 presentata dalla neonata Fondazione Pistoia Musei e curata da Philp Rylands e Annamaria Iacuzzi (aperta fino al 31 maggio).
NESSUNO TOCCHI MARINO
Pistoia ha guardato all’arte ed è stata protagonista nell’arte per tutto il secolo scorso, solo per fare qualche esempio, anche con Giovanni Michelucci, Mario Nigro, Gualtiero Nativi, Fernando Melani o con quella “Scuola Pop” composta da Barni, Buscioni, Ruffi e, in un primo momento, anche da Adolfo Natalini, purtroppo recentemente scomparso. Radici così forti non possono essere dimenticate, anzi, devono costituire quel fertile terreno su cui andare a riprogettare anche quanto Marino e la moglie Marina hanno lasciato a Pistoia.
Se tutto questo avverrà, la presenza di molti pistoiesi che ancora continuano a stare fuori dal museo pistoiese e a manifestare perché “Nessuno tocchi Marino” si trasformerà, come quando si vincono le sfide più dure, nella migliore risorsa per il “nuovo” Museo Marino Marini a Pistoia.
‒ Marco Bazzini
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