Francesca Romana Pinzari – Casa Spina
Francesca Roma Pinzari costruisce un emozionante racconto che utilizza come parole spine e cristalli, trasformando Casa Vuota in un’unica grande installazione.
Comunicato stampa
Casa Vuota diventa “Casa Spina” in occasione della mostra personale di Francesca Romana Pinzari che si inaugura sabato 22 febbraio 2020 alle ore 18:30 in via Maia 12 a Roma. Cristalli e arbusti spinosi sono gli elementi su cui si fonda la ricerca più recente dell’artista e sono la materia sensibile con cui si costruisce l’architettura immaginifica della sua personale, ospitata nelle stanze dell’appartamento dismesso del Quadraro trasformato in spazio espositivo. Curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, la mostra si può visitare su appuntamento fino al 5 aprile, telefonando al numero 3928918793.
“L’intero progetto di Francesca Romana Pinzari a Casa Vuota ruota intorno alle possibilità della trasformazione della materia – scrivono Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – e, nel rispetto della vocazione intima dello spazio espositivo che è narrativa e domestica, l’ambientazione evocata è familiare, quotidiana, violenta e nostalgica allo stesso tempo”.
L’artista presenta in mostra sculture, quadri-sculture e oggetti modificati che vanno a comporre un’unica grande installazione capace di inglobare le stanze di Casa Vuota e dialogare con le carte da parati strappate e i segni della vita che tra queste mura si è consumata.
“Lo scenario in cui ci muoviamo è una casa abbandonata dove le persone sono andate via e tra incendi, infiltrazioni d’acqua e la proliferazione di vegetazioni spinose spontanee gli oggetti si trasformano”, spiega Francesca Romana Pinzari.
Una riflessione sull’abitare e sul nomadismo, sull’appartenenza e sullo spaesamento e sulle ragioni dei legami familiari e dei loro retaggi rende molteplice e piena di radici la lettura della mostra.
“Lo spettatore che varca la soglia di Casa Vuota – spiegano i curatori – si trova davanti alle spoglie di una casa abitata che, come l’esoscheletro di un insetto che ha compiuto la sua metamorfosi, rimane deserta e si ritrova a contare i sedimenti del passaggio di un tempo incalcolabile, che si manifesta nella stratificazione e nell’accumulo di elementi vegetali e minerali ormai inerti”.
Spine e cristalli vanno a rivestire gli spazi e i reperti dell’abitare. Grazie a queste concrezioni e ramificazioni, oggetti di famiglia, quadri, mobili, suppellettili e accessori si animano di una vita nuova e inaspettata, nella misura in cui la memoria dell’artista si fonde con una memoria collettiva che procede per evocazioni, crasi ed ellissi.
“Il ricordo di ciò che è stato – proseguono scrivono Del Re e de Nichilo – si cristallizza o si acumina in una dimensione di sospensione, di sogno, di fiaba, di attesa o di dolore decantato. Il racconto dell’artista procede enumerando cicatrici che si rendono evidenti attraverso cristalli e spine, a rinsaldare una liquidità perduta e a ricucire ciò che è slabbrato e rotto. Fino alla prossima trasformazione. È il tempo del cuore quello che la ricerca di Francesca Romana Pinzari misura, tra autobiografia e smarrimento, nelle derive di un presente che si nutre di citazioni e tradimenti e accentua disarmonie laddove il flusso delle cose e dei sentimenti si scopre senza argini e smemorato”.
Francesca Romana Pinzari è nata a Perth in Australia nel 1976 e vive a Roma. Lavora con video, installazione, performance, scultura e pittura. Il suo approccio alla pratica artistica è di stampo performativo e la sua ricerca parte dal corpo per parlare di identità fisica, culturale, politica e religiosa. Prendendo come punto di partenza se stessa e le proprie esperienze, i suoi lavori sono intimi ritratti che raccontano concetti universalmente noti nei quali gli spettatori possono immedesimarsi. Il suo ultimo ciclo di lavori verte sui concetti di natura e alchimia; rami spinosi e cristalli opalescenti si fondono per dare forma a installazioni scultoree che, mostrandosi agli occhi dello spettatore come preziosi ex voto, celano misteriosi rituali alchemici.
Dal 1999 espone i suoi lavori sia in gallerie che in spazi pubblici e museali, in Italia e all’estero, all’interno di mostre, rassegne e festival. Tra le partecipazioni più significative si segnalano progetti in Finlandia, Slovacchia, Polonia, Cina, Germania, Regno Unito, USA, Messico, Nepal e Olanda.