Abbiamo incontrato Andrea Rosario Fusco, già giornalista e appassionato d’arte, fondatore della piattaforma Dantebus, un social network a tutti gli effetti creato per mettere in contatto tra di loro artisti di diverse discipline. In un momento storico in cui l’individualismo è arrivato quasi alla singolarità, si iniziano a intravedere progetti che testimoniano una curva sociale che forse tende al ritorno all’aggregazione in comunità.
Iniziamo dalle presentazioni, cos’è Dantebus?
Dantebus è un social network per artisti: sognato dal 2014, andato online per la prima volta nel 2016, attualmente ingloba all’interno del social la possibilità di pubblicazione di post di artisti, pittori, fotografi, poeti, narratori, fumettisti e artisti digitali.
Perché nasce Dantebus?
Per dare sempre più risalto alla bellezza e far emergere i talenti più nascosti, ma soprattutto per far finalmente tornare a parlare tra di loro gli artisti. E devo dire che è stata un’iniziativa accolta con entusiasmo dagli artisti, tanto che abbiamo sentito l’esigenza di portare questa collettività anche fuori dall’online. Da Dantebus social, infatti, è nata poi Dantebus Edizioni, che è una casa editrice con l’obiettivo di unire editoria tradizionale di qualità, quindi un cartaceo curato da una filiera di produzione classica, e una ricerca e produzione di contenuti completamente nuovi.
Chi è Dantebus?
Al momento il gruppo di lavoro, che cresce di giorno in giorno, si avvale delle professionalità più variegate, data la matrice tecnologica, ma allo stesso tempo creativa del progetto. Io personalmente nasco giornalista, ho iniziato lavorando per una trasmissione nazionale di documentari e reportage, dopo di che ho preso una strada indipendente, proprio per avere una assoluta libertà nella scelta del progetto da seguire e per il piacere di condividere con più persone le storie più diverse.
Cosa, della tua esperienza, è confluito in questo progetto?
Il pallino della condivisione, che nasce proprio dalla curiosità, dalla passione, in estrema sintesi. Questa attitudine mi ha permesso di mettere insieme teste svariate. Il grafico Andrea Pisano, il programmatore capo Enrico Vicinanza, gli ingegneri Luca Carbone e Salvatore Addesa, che si occupa delle app artisti e del comparto mobile, Leonardo Iemma per l’amministrazione. Ovviamente nel momento in cui siamo diventati casa editrice si è affiancato un altro gruppo di lavoro specifico, Massimo Gherardini è caporedattore responsabile, e del comitato scientifico fanno parte il paroliere e scrittore Sergio Cirillo e l’artista Edoardo Pisano.
Cosa ti ha fatto pensare che gli artisti avessero bisogno di qualcuno che li rimettesse in contatto?
Mi è capitato più volte di notare che molti artisti, dall’amatoriale al professionale, cercavano di attivare attraverso i social network più noti (Facebook su tutti) la condivisione del proprio lavoro, tuttavia questi mezzi sono dei contenitori di qualsiasi cosa, quindi il bacino di contenuti ‘speciali’, come sono quelli artistici, molto spesso andava perduto nella valanga di altre informazioni; ho pensato così che un canale specifico fosse doveroso e utile agli artisti, ma anche a chi come noi quei contenuti, soprattutto quelli meno noti, vuole goderli e portarli a galla anche nella realtà.
Come funziona Dantebus social?
Ci si iscrive come su un qualsiasi social network, si scarica l’app e si può agevolmente pubblicare, commentare, insomma condividere il proprio lavoro, entrare in contatto con quello degli altri, creare dei gruppi di discussione, far nascere delle vere e proprie collaborazioni tra artisti. Puntiamo ad avere una community sempre più attiva e soprattutto carica di contenuto e di talento, che possa anche pensare di trasferirsi nel reale. Il primo passo fino a oggi è stata la creazione della casa editrice, che sulla carta racconta la varietà dell’esperienza social.
Arte e tecnologia. Qual è l’approccio degli artisti?
Qui si apre un mondo! Se da una parte abbiamo scoperto che l’esigenza di trovare uno spazio preferenziale per gli artisti era effettivamente una necessità reale ‒ tantissimi per esempio sono a oggi i gruppi che si creano ‒, dall’altra ci siamo resi conto di quanti artisti fossero completamente sprovvisti di strumenti tecnologici o non li avessero a portata di mano a prezzi accessibili. Proprio da alcuni utenti che ci hanno chiesto consiglio su come condividere i propri lavori in modo ‘smart’ Dantebus social ha elaborato, e fornisce con il pagamento di una somma accessoria, degli strumenti personalizzati: galleria virtuale 3D e un’app pensata espressamente per il supporto mobile, ormai il re del traffico Internet.
Dantebus è transdisciplinare. Perché questa scelta di mettere insieme parola e immagine?
Cosa li accomuna? L’animo umano. L’individualismo, che connota un po’tutta la nostra società, nell’arte sembra ormai diventata una condizione naturale, ma sappiamo che storicamente non è così, e più artisti di quanti pensiamo non trovano giovamento da questa solitudine, umana e professionale. In particolare tra poesia e arte c’è stato un dialogo da subito, che ha colpito e al quale come progetto rimaniamo legati.
Cos’è Dantecommons?
Una delle funzioni di Dantebus che comprende la possibilità di mettere a disposizione la propria opera per crearne una collettiva, un’opera come un tassello di un lavoro a più mani.
Questa declinazione sociale dell’arte ci interessa molto, e chissà che presto non riusciremo a declinarla anche nel reale…
Mi parlavi di propensione al sociale, cosa intendi?
Attualmente Dantebus, per esempio, sta facendo nascere un progetto che ha come motto ‘Dal social al sociale’. Una serie di iniziative editoriali mirate alla donazione del ricavato delle vendite. Per il primo progetto pubblicheremo il libro del campione olimpionico Massimiliano Rosolino scritto in forma di favola sulla sindrome Pitt Hopkins, ci lavoriamo con l’associazione AISPH. Parallelamente continuiamo a lavorare ai nostri contest, pensati per creare un momento di aggregazione tra artisti: l’anno scorso abbiamo avuto una risposta incredibile di presenze, quest’anno siamo al lavoro per strutturare l’evento ancora meglio.
Progetti prossimi e aspirazioni future: dove state andando?
Intanto stiamo lavorando a migliorare sempre più la tecnologia, ma non ci facciamo mancare programmi fuori dal web. Il sogno realizzabile sul quale lavoriamo giornalmente è quello di dare voce a chi ha cose da dire e sa farlo con l’arte, e insieme portare le eccellenze emerse sul web all’attenzione del mondo dell’arte e della cultura, con incontri, mostre ed eventi diffusi. Insomma riuscire a creare una vera comunità dalla community.
‒ Ofelia Sisca
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