Yael Bartana – Patriarchy is History
Galleria Raffaella Cortese è lieta di presentare, nell’anno del venticinquesimo anniversario della sua apertura, la terza esposizione personale dell’artista israeliana Yael Bartana.
Comunicato stampa
Galleria Raffaella Cortese è lieta di presentare, nell’anno del venticinquesimo anniversario della sua apertura, la terza esposizione personale dell’artista israeliana Yael Bartana.
Il titolo deriva dalla grande opera neon Patriarchy is History (2019) in mostra in via Stradella 4, una dichiarazione diretta ed eloquente che da una parte si ispira agli eventi e alle questioni più attuali, dall’altra costituisce una realtà sistemica della storia globale. L’opera è una naturale conseguenza di What if Women Ruled the World?, un progetto interdisciplinare dell’artista iniziato nel 2017 e ancora in corso.
In via Stradella 7 Bartana presenta per la prima volta in Italia The Undertaker, un’opera video girata a Filadelfia, città simbolo della democrazia americana e che ha ospitato la mostra personale dell’artista al Philadelphia Museum of Art nel 2018. Questo video nasce dalla performance pubblica Bury Our Weapons, Not Our Bodies!, in cui si assiste a una marcia di individui armati guidata da un misterioso leader fra le strade della città. La cerimonia, che incarna tutti gli aspetti di un rituale funebre, è diretta verso il cimitero di Laurel Hill dove si conclude con una simbolica sepoltura delle armi. Ispirato alle processioni militari come celebrazioni di guerra, il progetto nasce in una realtà, quella attuale, che celebra il diritto di possesso e utilizzo delle armi. Il rituale rappresenta una reazione al secondo emendamento della costituzione americana, un forte appello a porre fine alla cultura distruttiva delle armi. Queste sono simboli di violenza nell’immaginario collettivo globale e nel mondo occidentale costituiscono un argomento per ampie e intense discussioni sull’ordine pubblico. In questo contesto, la loro immagine assume un rinnovato potere simbolico. La performance a Filadelfia è ispirata a una composizione del 1953 della coreografa israeliana Noa Eshkol (1924–2007).
In via Stradella 1 l’artista presenta una serie fotografica che fissa alcuni dei momenti più significativi di The Undertaker. Realizzate durante la performance ed esposte per la prima volta al pubblico, queste fotografie indagano le numerose sfumature di gesti, elementi e simboli che strutturano tutta la performance. La composizione delle immagini sulla parete richiama quella delle quadrerie ed esprime l’attuale indagine dell’artista sulle modalità di presentazione della fotografia. Nella medesima sala sono poi presenti quelle che sembrano vetrine museali. Al loro interno conservano alcuni “fossili” di armi risalenti a differenti epoche storiche e che sono le stesse portate in corteo nella performance. Questi artefatti del “futuro passato” appaiono come testimoni silenziosi di un’età arcaica, ma sono tracce dell’attuale realtà così caratterizzata dalla violenza. Suggeriscono un futuro ipotetico e immaginario la cui realizzazione dipende dall’azione dei governi e degli individui in tutto il mondo.
Yael Bartana
BIOGRAFIA
Yael Bartana è nata nel 1970 a Kfar Yehezkel in Israele. Ora vive e lavora ad Amsterdam e Berlino.
Bartana si è sempre interessata alle relazioni di potere fin da quando era molto giovane, il suo interesse era rivolto soprattutto a quelle situazioni che includono conflitti violenti. Il suo punto di partenza è la coscienza nazionale propagata dal suo paese natale, Israele. Al centro dell’opera ci sono significati impliciti in termini come “patria”, “ritorno” e “appartenenza”. Bartana li indaga attraverso cerimonie, rituali pubblici e diversioni sociali intese a riaffermare l’identità collettiva dello stato nazionale.
Nei suoi progetti israeliani, Bartana ha affrontato l’impatto della guerra, i rituali militari e il senso di minaccia sulla vita di tutti i giorni. Tra il 2006 e il 2011, ha lavorato in Polonia, creando la trilogia And Europe Will Stunned, un progetto sulla storia delle relazioni polacco-ebraiche e della sua influenza sull’identità polacca contemporanea. La trilogia rappresentava la Polonia alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte a Venezia (2011).
Negli ultimi anni Bartana ha sperimentato e ampliato il suo lavoro nel mondo cinematografico, presentando progetti come Inferno (2013), un “pre-enactment” della distruzione del Terzo Tempio, True Finn (2014), che è nato nell’ambito del Festival IHME in Finlandia e Pardes (2015), girato durante un viaggio spirituale nella foresta pluviale amazzonica in Brasile. Il suo recente lavoro Tashlikh (Cast Off) (2017) è una performance visiva che raccoglie oggetti personali legati agli orrori del passato e del presente.
Mostre personali di Bartana sono state organizzate in numerosi musei e biennali fra cui: Fondazione Modena Arti Visive, Modena (2019); Manchester International Festival, Manchester (2017); Philadelphia Museum of Art, Filadelfia (2018, 2016); Golden Thread Gallery, Belfast (2017); Musée cantonal des Beaux-Arts, Losanna (2017); The Banff Centre, Alberta (2016); 31° Biennale di San Paolo, San Paolo (2014); 19° Bienniale di Sydney, PAMM, Sydney (2013); Walker Art Center, Minneapolis (2013); Carnegie International, Pittsburgh (2013), Van Abbemuseum, Eindhoven (2012); Secession, Vienna (2012); 7° Biennale di Berlino, Berlino (2012); 54° Biennale di Venezia, Venezia (2011).