5 incontri per imparare la storia della performance al Maxxi di Roma
Cinque incontri raccontano al Maxxi la performing art. Si parte con le “visioni elettriche” di Naum June Paik e Matthew Barney il 29 febbraio 2020
Le storie della performance è il nuovo ciclo di incontri organizzato dal MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma. Si tratta di una rassegna di 5 incontri che raccontano le sperimentazioni, le azioni e i nuovi linguaggi prodotti dagli artisti del presente. Un nuovo lessico, quello della performing art, che ha attraversato generi molteplici creando legami, costruendo immaginari nuovi e oltrepassando i limiti. Gli ambiti toccati sono molti e, a prima vista slegati tra loro, ma uniti da un fil rouge comune, passando dalle ricerche iconiche della potente Marina Abramović alle indagini più recenti, dal teatro alle elettriche visioni della video arte, dai corpi trasportati dai ritmi della danza sino a giungere all’energetica collaborazione tra Francesco Vezzoli e Lady Gaga. Le storie della performance sarà un viaggio sulle rotte di questa nuova modalità di ricerca artistica che, forse, più di tante altre, ha segnato gli ultimi decenni della storia dell’arte. Qui, nello specifico, le vicende che saranno raccontate.
–Valentina Muzi
ELETTRICHE VISIONI DA NAM JUNE PAIK A MATTHEW BARNEY
Quando nel 1960 la Sony produsse la prima macchina portatile, moltissimi artisti – pionieri iniziarono ad utilizzarla per trasformare l’immaginario visivo, raccontando tematiche politiche, sociali, intime e culturali. Un obbiettivo capace di catturare la realtà da un punto di vista più sensibile, quello guidato dall’artista, fino a stravolgere la scrittura visiva delle mostre e la percezione dello spettatore stesso. Alessandra Mammì, giornalista, storica dell’arte e curatrice, accompagnerà il pubblico nei meandri del video inteso come oggetto di creazione performativa (sabato 29 febbraio).
LE TANTE PERFORMANCE DEI CORPI DANZANTI. DA MERCE CUNNINGHAM A LADY GAGA
Anna Lea Antolini, ideatrice e curatrice di progetti culturali esperienziali, condurrà l’incontro del 14 marzo, che vedrà protagonista il corpo, non come mero oggetto ma come elemento fisico e sensibile utilizzato dal performer. L’indagine verterà verso la fluidità del gesto e del movimento toccando le pedine portanti del settore, come Trisha Brown, Anna Halprin, la diversità normale di Jérôme Bel, l’identità pluralista di Akram Khan & Larbi Cherkaoui fino a giungere al divenire di Alessandro Sciarroni. Si partirà dalle prime sperimentazioni di Merce Cunningham per arrivare alle azioni della cantante Lady Gaga e di Francesco Vezzoli.
PERFORMARE GLI ELEMENTI. DA ROBERT SMITHSON A OLAFUR ELIASSON
Quesiti e questioni che riguardano gli elementi naturali, la loro potenza e il loro ruolo centrale all’interno di mostre e ricerche artistiche, saranno al centro dell’incontro del 21 marzo, condotto dall’esperto di storia e critica contemporanea Riccardo Venturi. Quest’ultimo pone l’attenzione su due precisi momenti che hanno segnato la storia dell’arte, o meglio, quando l’arte e l’ambiente hanno incrociato le loro strade, il primo è tra il 1966 e il 1972 con protagonista Robert Smithson e il secondo è dal 2015 con Olafur Eliasson.
IL TEATRO DELLA VITA. DAL LIVING THEATRE ALL’ARTE POVERA
Gianfranco Maraniello, storico dell’arte e –ancora– Direttore del Mart di Rovereto, analizzerà nella giornata del 18 aprile i linguaggi del teatro degli anni Settanta. Racconterà inoltre le sperimentazioni che in quel periodo hanno intercettato l’energia dell’arte impegnata, quella dedita allo sdoganamento e rottura di vecchi paradigmi e idee tradizionali. Porterà inoltre il pubblico nel cuore della performance, esaminando i termini di comportamento e happening, dal Living Theatre a Grotowski padre del Teatro Povero, al quale sia l’Arte Povera che Fluxus hanno guardato con grande interesse.
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