Se in questa fase le istituzioni e privati smettono d’investire sugli editori, gli editori muoiono

È necessario che gli investimenti in comunicazione, anche se piccoli visti i tempi di incertezza, non si interrompano e consentano a realtà come la nostra e altre di riuscire ad operare e a sopravvivere. Ne beneficeranno tutti poi.

In questi giorni particolari il mondo della cultura è costretto a riorganizzarsi e Artribune cammina a fianco di coloro che non si danno per vinti e propongono appuntamenti, mostre, incontri e spettacoli veicolandoli sull’unico canale disponibile: quello digitale e online. Ora dopo ora. Perché è indispensabile dare risposte creative ogni volta che c’è una difficoltà! E perché il reciproco supporto è l’unico modo per far fronte a questa emergenza. Non è un caso che a Milano in questi giorni abbiano rispolverato il concetto di “mutuo soccorso”.

Flavio Favelli per lo stand di Artribune a Bologna

Flavio Favelli per lo stand di Artribune a Bologna

COSA FAREMO IN QUESTA FASE?

Artribune si fa carico dunque di affiancare musei, istituzioni pubbliche e private, gallerie, spazi non profit grazie ai suoi contenuti ma anche grazie ai suoi prodotti di promozione. La possibilità di fruire eventi online, di gestire lo streaming, videotour, podcast, di vivere contenuti culturali anche non fisicamente è un ecosistema nel quale siamo cresciuti da sempre. Per noi non è una novità e non lo è per i nostri lettori. In dieci anni abbiamo accumulato non solo credibilità e autorevolezza, ma anche numeri incontrovertibili: in termini di contatti mail, in termini di traffico web e in termini di seguaci sui social. Questo universo composto da centinaia di migliaia di persone è a disposizione di tutte le realtà culturali che non vogliono smarrire il contatto col proprio pubblico e anche individuare nuovi pubblici. Di coloro che vogliono comunicare. Immaginare nuovi progetti insieme e nuovi format.

Artribune #iorestoacasa

Artribune #iorestoacasa

LE ISTITUZIONI CULTURALI NON SMETTANO DI INVESTIRE

Chiediamo ai tanti musei che stanno rimodulando la loro programmazione in questi giorni di considerare una cosa molto, molto semplice: se tutti gli investimenti sulle testate giornalistiche e sugli organi di comunicazione verranno interrotti come sta avvenendo, alla ripresa dopo questo abisso ci si ritroverà senza giornali e senza organi di informazione culturale. Autocondannandosi ad un recupero molto più complicato e meno fluido. È necessario dunque che gli investimenti in comunicazione, anche contenuti visti i tempi di incertezza, non si interrompano e consentano a realtà come la nostra di riuscire ad operare. Ne beneficiano tutti: i giornali che così sopravviveranno ad un momento difficile, e le realtà culturali che grazie agli editori potranno coinvolgere un pubblico che altrimenti sarebbe costosissimo e complesso raggiungere. Sia a livello epidemiologico che a livello economico, ne usciremo bene solo se ne usciremo insieme. Sapete dove trovarci.

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Redazione

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