Yayoi Kusama: la biografia a fumetti in anteprima
DIFFICILE NON INNAMORARSI DI YAYOI KUSAMA, L'ARTISTA GIAPPONESE NOTA PER I SUOI “PUNTINI BIANCHI” RIPETUTI ALL'INFINITO. LA SUA VITA STRAORDINARIA SARÀ PRESTO AL CENTRO DI UN NUOVO FUMETTO, DISEGNATO DA ELISA MACELLARI. ABBIAMO INCONTRATO L'AUTRICE, E CI SIAMO FATTI REGALARE QUALCHE TAVOLA IN ANTEPRIMA.
Le sue fantasie a pois e le sue grandi zucche gialle sono tra le opere più rappresentative del nostro tempo, così come la sua incredibile storia, fatta di traguardi artistici e turbinii esistenziali degni del miglior “maudit” d’inizio Novecento. Stiamo parlando di Yayoi Kusama (Matsumoto, 1929), la camaleontica artista giapponese passata dall’oblio più profondo al successo internazionale.
Il suo meraviglioso universo “a puntini” e le vicende private che hanno contribuito ad accrescerne il mito saranno presto al centro di una nuova biografia a fumetti, dal titolo Kusama. Ossessioni, passione, arte.
Realizzato da Elisa Macellari – e portato sugli scaffali da Centauria Edizioni –, il libro ripercorre le tappe principali della vita e della carriera dell’artista: il volo di sola andata da Matsumoto a New York in cerca di fortuna (in valigia sessanta kimono e duemila disegni), le prime performance sotto l’ala protettiva di Andy Warhol, il successo e poi l’oscurità, segnata dal ricovero nell’ospedale psichiatrico di Shinjuku. È qui che l’intensa produzione artistica degli anni precedenti lascia il posto alla desolazione e ai disturbi psichiatrici, diventati anch’essi “segno distintivo” della ricerca dell’artista, abile nel risalire la corrente della perdizione fino a trasformare ansie e paure in paesaggi astratti ricchi di colore.
Il libro – disponibile alla riapertura delle librerie – è un tuffo nell’anima candida e allo stesso tempo rivoluzionaria dell’artista. Un percorso per immagini elegante e dal taglio grafico di cui abbiamo parlato con l’autrice, che ci ha regalato alcune pagine del volume in esclusiva.
Quand’è nata l’idea di un progetto sulla Kusama?
L’idea è nata circa un anno fa. Il mio editor Balthazar Pagani stava curando una collana di biografie di artisti per Centauria e mi ha proposto di lavorare su Kusama. Caso vuole che qualche mese prima, per rispondere a un’intervista illustrata in cui mi veniva chiesto a quale icona femminile mi sentissi più vicina, io avessi disegnato proprio Yayoi Kusama. Balthazar non lo sapeva, ma la combinazione e il tempismo erano perfetti. Kusama è una donna che ha vissuto a cavallo di due culture, quella giapponese di origine e quella americana di adozione, e rientrava perfettamente nel mio radar.
Per quanto tempo hai lavorato al volume e come hai sviluppato la storia?
Ci ho impiegato circa dieci mesi, tra pause e riprese del lavoro. Mi sono molto ispirata all’autobiografia che ha scritto l’artista stessa, in cui raccoglie frammenti e ricordi di una vita straordinaria, e al documentario del 2018 che le ha dedicato Heather Lenz. Ho cercato di raccontare i momenti salienti, includendo l’infanzia trascorsa a Matsumoto con la famiglia, che ha fortemente influenzato la sua ricerca artistica, e gli Anni Sessanta a New York, la “naked city”, in cui Kusama diventa la regina degli hippie e del pacifismo. Il filo rosso che lega tutto è la sua malattia mentale e le ossessioni che si materializzano nell’opera.
A questo proposito, nel libro riesci a delineare molto bene il passaggio della protagonista dalla giovinezza all’età adulta, segnata dalle crisi psichiatriche e dall’internamento nell’ospedale di Seiwa, in Giappone. Quanto è stato difficile raccontare traumi e debolezze dell’artista, mettendone a nudo la parte più umana?
Onestamente non l’ho trovato difficile. Il disturbo psichiatrico mi interessa per ragioni personali e familiari. Ho provato subito una forte empatia per la vicenda umana di Kusama, che è anche un grande esempio di resilienza. Ho cercato di avvicinarmi alla sua vita con rispetto e con la volontà di approfondire. La trasformazione della malattia mentale in gesto artistico ed estetico è commovente. Libera l’artista dall’ossessione, come una specie di auto-medicazione, e allo stesso tempo ci regala opere che parlano di vita, di morte e dell’eterno ciclo in cui ci troviamo.
Scavando nella vita e nell’opera dell’artista immagino tu abbia scoperto molti aspetti che non conoscevi prima. Cosa rappresenta per te, oggi, Yayoi Kusama?
Yayoi Kusama rappresenta prima di tutto la voce di un’artista e di una donna che non ha avuto paura di essere sé stessa in una società maschilista e in un mondo dell’arte gestito da uomini bianchi. Non si è fermata davanti alle barriere geografiche, alle difficoltà economiche e familiari, al pregiudizio e alle convenzioni. Ha superato periodi bui in cui è stata sottovalutata, umiliata e dimenticata, prima di essere riscoperta e celebrata. Ed è ancora qui a novanta anni che continua a raccontarci la sua storia.
Pur non avendo mai preso parte attivamente al movimento femminista, da molti è considerata una icona per le sue lotte contro il sessismo e il tradizionalismo. Cosa ci insegna la sua storia?
Ci insegna che l’arte ha un potere sovversivo e di preveggenza. Nella sua autobiografia non cita mai il termine “femminismo”, ma parla spesso del sessismo che avvelenava il Giappone, del conservatorismo e del perbenismo che negavano le sue performance dell’amore libero. I suoi pois hanno invaso New York e si sono espansi in tutte le direzioni. Erano un simbolo di una libertà contagiosa attraverso cui gli esseri umani, quindi uomini, donne e tutte le sfumature che ci sono in mezzo, potevano annullarsi e tornare alla natura universale. È stata una provocatrice, consapevole che la società era giudicante, ma internamente era attratta da quella rivoluzione.
‒ Alex Urso
Elisa Macellari – Kusama. Ossessioni, passione, arte
Centauria, Milano 2020
Pagg. 128, € 19,90
ISBN 9788869214424
www.centaurialibri.it
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