Cancellata Virtual Milano, il design italiano risponde a Dezeen
Breve storia di una fiera virtuale, che in soli due giorni ha cambiato nome ed è stata cancellata, e di come il mondo del progetto milanese (e non) stia ragionando su come espandere la fruizione degli eventi grazie alla rete, anche oltre l’emergenza coronavirus.
L’iniziativa di Dezeen della quale vi abbiamo parlato anche noi, una fiera virtuale da organizzarsi ad aprile, nelle date della design week milanese, ha avuto vita breve. Il dietrofront di Marcus Fairs, il direttore della rivista britannica, sembra avere molto a che fare con le polemiche sollevate dal progetto nell’ambiente del design italiano. “Alla luce della rapida escalation globale della situazione coronavirus, come magazine abbiamo deciso di non continuare con il piano di organizzare una fiera virtuale in quel periodo” ha dichiarato Fair al Corriere della Sera “La nostra priorità è infatti quella di assicurare di rimanere una fonte di informazioni credibile per la nostra comunità internazionale di lettori durante questo difficile periodo”. Nel frattempo c’era stato un repentino cambio di nome da parte della testata londinese, da Virtual Milan a Virtual Design Festival.
L’EMERGENZA COME BANCO DI PROVA
Le critiche, ve lo abbiamo raccontato, erano arrivate da più parti: dallo stesso Salone del Mobile, dai distretti del Fuorisalone, che facevano notare di non essere stati ascoltati né coinvolti in alcun modo nell’iniziativa, dai coordinatori di altre importanti realtà coinvolte nella design week come Margriet Vollenberg, ideatrice e curatrice di Ventura Projects. Questa crisi comunicativa, peraltro breve, può però portare a una maggiore concertazione tra gli attori del sistema design italiano e a una riflessione generalizzata su come sfruttare la tecnologia digitale non soltanto per “recuperare” in qualche maniera il Salone 2020 nel caso in cui il suo svolgimento dal vivo nelle nuove date (16-21 giugno) non fosse possibile, ma anche, più in generale, per espandere la fruizione degli eventi fieristici. La situazione attuale può, insomma, rappresentare un gigantesco banco di prova per nuove pratiche, organizzative e di comunicazione, che potrebbero rivelarsi utili anche in futuro se tutta la società dovesse uscire trasformata dalla pandemia in corso. Per esempio come risposta a una crescita della consapevolezza sulle questioni ambientali “dopata” dal coronavirus e a una eventuale flessione dei trasporti aerei a lungo raggio…
NUOVE SINERGIE NEL SISTEMA DESIGN ITALIANO
La piattaforma online Fuorisalone.it, diretta da Paolo Casati che è anche coordinatore di Brera Design District, ha diffuso una nota nella quale rende pubblico un lavoro di concertazione finora portato avanti lontano dai riflettori, nella convinzione che “nella società dello spettacolo in cui viviamo il silenzio può essere visto come immobilità”. Oltre ad intervenire nella polemica in corso evidenziando “la differenza tra chi pensa per sé e chi pensa da sistema”, il testo dà indicazioni sui lavori in corso con i coordinatori dei distretti per fare sistema e creare piattaforme digitali di scambio e promozione comuni a tutti. Si parla anche della prossima ufficializzazione del Comitato Fuorisalone, “composto da alcuni tra i più importanti promotori degli eventi della Design Week che rappresentano circa l’80% degli eventi del Fuorisalone”, con l’obiettivo di coordinare gli eventi con il Comune di Milano e con il territorio e comunicare la Milano Design Week nel mondo, e di altre iniziative in corso, come l’apertura di canali dedicato al Fuorisalone sui social media cinesi o il lancio di una nuova piattaforma dedicata al Giappone. Intanto, sui social nascono nuove iniziative, come la pagina Design Resistenza, proposta da un gruppo di giornalisti e comunicatori, che punta a raccontare come le aziende, i designer e gli altri protagonisti del progetto italiano stiano vivendo questo periodo difficile.
-Giulia Marani
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