Visitare i musei attraverso il fumetto. L’iniziativa del Ministero della Cultura
Vi avevamo parlato di “Fumetti nei Musei”. Oggi, mentre le istituzioni artistiche sono chiuse in risposta all'emergenza sanitaria, questa iniziativa acquista ancora più senso. Un modo per conoscere le collezioni dei nostri musei, anche stando in casa.
Da qualche settimana ormai l’Italia è stretta nella morsa del Coronavirus e i musei, lo sappiamo bene, non fanno eccezione. Tra le tante iniziative messe in piedi dalle istituzioni della nostra penisola con l’obiettivo di far sentire gli appassionati d’arte meno soli, ce n’è una che vogliamo segnalarvi. Si tratta di Fumetti nei Musei, la raccolta di storie disegnate che permettono di esplorare le più prestigiose collezioni d’arte della penisola, attraverso il linguaggio dei balloon.
Inaugurata ufficialmente lo scorso dicembre con una mostra presso l’Istituto Centrale della Grafica di Roma, il progetto è tornato più che mai attuale in questo periodo di “reclusione” domestica, tanto da aver spinto il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, promotore dell’iniziativa, a mettere l’intera collezione di opuscoli in rete.
L’INTERVISTA A RATIGHER
Realizzato dal MiBACT insieme alla casa editrice Coconino Press, il progetto – giunto alla sua seconda edizione – raccoglie 29 autori tra i più apprezzati del fumetto italiano. A ognuno di essi è stato affidato l’incarico di interpretare, attraverso il suo linguaggio, le opere d’arte e la storia di un determinato museo simbolo della nostra cultura – da Villa Borghese a Roma al Castello Scaligero di Sirmione, dal Parco Archeologico di Ercolano a quello dell’Appia Antica. Il risultato è uno straordinario ventaglio di storie e cavallo tra realtà e finzione, capaci di trasportarci (almeno con l’immaginazione) tra le bellezze delle collezioni museali italiane.
Per conoscere meglio l’iniziativa abbiamo intervistato Ratigher, mega fumettista e direttore di Coconino. A seguire, invece, una selezione delle copertine dei 29 opuscoli, acquistabili (e consultabili in formato digitale) sul sito della casa editrice.
Per il secondo anno la casa editrice Coconino torna con l’iniziativa Fumetti nei Musei, pensata insieme al MiBAC. Da dove nasce la volontà di mettersi in gioco con un progetto così complesso?
La spinta primordiale era il tentativo di lavorare con un atteggiamento inedito a una simile operazione: mettere da parte l’intento educativo e sacrale che insegna e pone sul piedistallo l’oggetto raccontato, per andare invece nella direzione del gioco e della grande sostanza umana del museo. Con il MiBACT ci siamo capiti subito: l’obiettivo comune è stato quello di dare carta bianca a fumettisti e fumettiste, per raccontare opere d’arte attraverso altre opere d’arte.
Compreso che la sfida era questa, abbiamo cercato di curare ogni aspetto al massimo delle nostre forze e conoscenze, affidando ad esempio la grafica dei libri e dell’intero progetto alle scrupolose e ambiziose mani di LRNZ o costruendo una rete logistica complessa che ha permesso a tutti gli autori di incontrare i loro direttori e visitare i musei anche nelle loro stanze segrete. Questo livello di eccellenza è stato possibile grazie al lavoro di Chiara Palmieri, la responsabile dello sviluppo del progetto che ha tenuto fluida ed efficiente una metodica lavorativa davvero complessa.
Lo scorso anno avevate coinvolto 22 autori, quest’anno ne avete aggiunti altri 29, passando da “pezzi grossi” come Altan e Palumbo a giovanissimi come ZUZU e Fulvio Risuleo. Praticamente tre generazioni di disegnatori…
Non lo nascondo, è stata una goduria! Dover pianificare una serie con così tanti titoli mi ha permesso di coinvolgere autori che lavorano in direzioni anche molto distanti tra di loro. L’operazione in sé mi obbligava piacevolmente a fare l’istantanea del fumetto italiano dei nostri anni: in questo senso il progetto ha un valore “documentale” molto importante. Sono tempi rigogliosi per il fumetto italiano e questa iniziativa lo dimostra.
Ogni fumettista è stato invitato a interpretare a modo suo la collezione di un determinato museo. Sono stati gli artisti a decidere l’istituzione con la quale confrontarsi, o la distribuzione degli incarichi è avvenuta in base alla geografia degli autori?
Gli abbinamenti hanno più fattori determinanti: alcuni erano così perfetti che non ho dovuto nemmeno rifletterci. Ad esempio abbinare un autore che disegna quasi con i processi di stampa come Giacomo Nanni all’Istituto Centrale per la Grafica è stato istantaneo e ha portato a un risultato entusiasmante; la stessa cosa è valsa per Paolo Bacilieri e Brera. Altre volte ho seguito fili narrativi che già vedevo annodati, come tra Bianca Bagnarelli e il Parco di Pompei. Contava molto anche la vicinanza territoriale, non solo per questioni pratiche ma soprattutto per l’importanza che i musei di una determinata città o regione hanno nella formazione degli artisti. E poi, come è successo a me, ci sono state anche scelte campaniliste, sentimento infido a mio parere ma declinato come promozione dei nostri tesori poco conosciuti mi ha reso fiero di aver lavorato sull’unico museo molisano fino a ora in collana.
In questi giorni di disagio e difficoltà generale causati dell’emergenza sanitaria, molte case editrici stanno cercando soluzioni per rimanere vicine ai lettori, proponendo contenuti in streaming o free download. E Coconino?
Stiamo offrendo in forma elettronica, gratuitamente, ogni giorno, un nostro libro sulla nostra piattaforma Issuu. La domenica è dedicata proprio a Fumetti nei Musei: d’accordo con tutti gli autori e il MiBACT permettiamo di leggere sei albi alla volta, per poi riproporli singolarmente durante la settimana. Seguite i nostri social per rimanere informati! Speriamo di poter tornare presto nei musei “veri” a sfogliare i fumetti di carta, ma fino ad allora restiamo a casa.
– Alex Urso
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