“Necessarie misure specifiche per il settore culturale”. Confindustria chiede aiuto al Governo
Confindustria si rivolge direttamente al Governo chiedendo di integrare il Decreto “Cura Italia” con misure pensate per la cultura. “Il settore è allo stremo”, è l’allarme lanciato dal presidente di Confindustria Cultura Italia Innocenzo Cipolletta
Il lockdown da Coronavirus attualmente in corso in tutto il territorio nazionale sta mettendo alla prova il sistema economico italiano, in tutti i suoi settori. Tra rallentamenti, chiusure e stop forzati di aziende e lavoratori autonomi, misure necessarie per contenere la diffusione del virus, ci si chiede cosa accadrà “quando tutto questo sarà finito” (ormai frase-filastrocca), e soprattutto se tutto potrà tornare come prima. Il Decreto “Cura Italia”, emanato lo scorso 16 marzo dal Consiglio dei Ministri, ha l’obiettivo di supportare l’economia italiana e i lavoratori nel corso dei prossimi mesi, a seguito dell’emergenza pandemia. Il decreto, arrivato a circa una settimana di distanza dalle norme emanate dal Governo italiano per contrastare il contagio dal virus, prevede uno stanziamento straordinario di 25 miliardi di euro, oltre a uno stop momentaneo di tasse e mutui, congedi familiari e bonus per i lavoratori.
Un decreto “necessario e importante, anche da un punto di vista quantitativo, in quanto interviene su molti capitoli rilevanti e sulle maggiori criticità emerse con l’emergenza epidemiologica, e di questo va dato atto al Governo”, è l’opinione di Confindustria. “Tuttavia, esso non è non sufficiente. Sono diversi, infatti, gli aspetti da rafforzare e perfezionare”.
IL DECRETO “CURA ITALIA” SECONDO CONFINDUSTRIA
Anche la cultura e il turismo – e soprattutto gli operatori del settore – sono interessati al decreto “Cura Italia”: all’indomani dalla chiusura e dalla sospensione delle attività dei luoghi di cultura su tutto il territorio nazionale è arrivato, come vi abbiamo raccontato qui, l’appello da parte degli assessori alla Cultura di molte città italiane affinché il governo potesse sostenere i professionisti del settore, tra le categorie di lavoratori più colpite dal Coronavirus. Indennità, ammortizzatori sociali per i lavoratori e possibilità, per le strutture alberghiere, di rimborsare i clienti con un voucher (provvedimento, questo, già presente nel precedente decreto) sono tra le principali misure pensate per la cultura e il turismo. A queste si aggiunge anche un fondo di emergenza pari a 130 milioni di euro per il cinema e lo spettacolo dal vivo, e una campagna di comunicazione ideata per rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo. Tutte misure, queste, che danno “delle prime risposte importanti alla situazione in cui versano le imprese italiane”, ma “sono tuttavia necessarie e improrogabili ulteriori misure specifiche per il settore della cultura, drammaticamente allo stremo”, dichiara Innocenzo Cipolletta, presidente di Confindustria Cultura Italia (CCI), Federazione Italiana dell’Industria Culturale che riunisce le associazioni dell’editoria (AIE), della musica (AFI, FIMI, PMI), del cinema e audiovisivo (ANICA, APA, UNIVIDEO) e servizi per la valorizzazione del patrimonio culturale (AICC).
L’IMPATTO DEL CORONAVIRUS SULLA CULTURA ITALIANA. I NUMERI DI CONFINDUSTRIA
Tra i vari settori dell’economia a risentire del lockdown è senza dubbio la cultura, con il blocco dei flussi turistici, la chiusura di musei, cinema e teatri e le grosse difficoltà riscontrate dall’editoria. Secondo i dati forniti da Confindustria, “già nell’ultimo weekend prima della chiusura definitiva delle sale cinematografiche gli incassi sono crollati del 95%. A partire dalle prime ordinanze del 24 febbraio, e sino alla chiusura definitiva delle sale di domenica 8 marzo, il mercato cinematografico ha registrato una perdita di incassi e presenze dell’81% circa, pari a 16.3milioni di euro e 2.5milioni di spettatori. Complessivamente il settore dell’audiovisivo ha interrotto tutte le attività produttive già iniziate e in fase di avvio e i danni finora calcolati sulle interruzioni sono di oltre 100milioni di euro. L’industria musicale registra un calo del mercato discografico del 60%, mentre l’editoria prevede 18.600 titoli pubblicati in meno in un anno, 39,3milioni di copie che non saranno stampate e 2.500 titoli che non saranno tradotti, con la vendita di libri crollata del 75% rispetto allo scorso anno”.
LE RICHIESTE DI CONFINDUSTRIA CULTURA AL GOVERNO
“Il quadro è molto preoccupante ed estremamente complesso”, commenta Cipolletta. “Per questo è necessario intervenire con misure specifiche per tutti i settori dell’industria culturale volte a sostenere le intere filiere con strumenti di emergenza che consentano alle imprese di arginare l’attuale crisi fornendo risorse per far fronte alle gravi perdite attuali, ma anche per riavviare il settore quando si riemergerà da questo drammatico periodo”.
Nello specifico, ecco in sintesi le misure richieste da Confindustria Cultura Italia al Governo:
– Un fondo di emergenza esteso anche ai comparti dell’editoria libraria, della produzione discografica e dei servizi museali e mostre temporanee;
– Il prolungamento della durata dei provvedimenti sia per la cassa integrazione, sia per le sospensioni contributive e dei tributi;
– Destinare parte del 10% dei compensi incassati dalla SIAE per “copia privata” anche ai produttori;
– Misure specifiche a sostegno della domanda di prodotti culturali per scongiurare il rischio che i cambiamenti di comportamento di consumo contingenti diventino strutturali al termine dell’emergenza. Al momento risulta fondamentale inserire nuovamente i beni di consumo culturali in formato fisico nella lista dei beni di prima necessità e quindi reperibili almeno attraverso le spedizioni via corriere.
GLI ALTRI APPELLI
Non sono mancati in questi giorni altri appelli. Ad esempio quello lanciato della Associazione Metamorfosi che chiama a raccolta, si legge, “la filiera degli organizzatori delle mostre culturali, formata da piccole, medie e grandi società e associazioni organizzatrici, da musei privati e case-museo, da ditte specializzate nei trasporti, da broker assicurativi, da case editrici, da allestitori e da artigiani del settore, da curatori e specialisti, dalle gallerie d’arte, da testate giornalistiche e on-line del settore”. Il testo, che trovate qui, ha già riscosso un certo seguito ed è indirizzato al Ministro dei beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini e al Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri. Da Brescia arriva invece la lettera, sempre per Franceschini, della Associazione BelleArti che richiede il riconoscimento dello stato di crisi per il nostro settore. “Mentre le scriviamo”, si legge, “questo nostro mondo della cultura e delle arti visive sta subendo minuto dopo minuto un sempre più profondo tracollo: ogni attività espositiva, ogni evento e manifestazione, pubblico e privato, è sospeso e nel migliore dei casi posticipato a data incerta e ancora indefinibile, o addirittura già cancellato”. Qui il testo completo.
– Desirée Maida
www.confindustriaculturaitalia.it
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