Quale sarà il futuro delle gallerie italiane? La parola a 6 protagonisti, da Milano a Napoli
Sei importanti gallerie d’arte riflettono, su invito di Artribune, sul presente e il futuro del mondo dell’arte, bloccato come tutti i settori nell’emergenza Coronavirus.
Viewing room, fiere online, messaggi di solidarietà, azioni di beneficenza: le gallerie in queste poche settimane che hanno congelato l’intero sistema dell’arte non sono state certo a guardare. Come molti attori di questo mondo, pur rispettando le sacrosante indicazioni governative e tenendo chiusi gli spazi, i galleristi si sono dati da fare e hanno cercato di offrire nuovi sguardi, di supportare iniziative importanti, e naturalmente anche di fatturare, ma l’apprensione resta tanta per un mercato che vive molto del contatto umano, dell’esperienza e delle relazioni personali e sociali. Quali sono attualmente i rischi e le preoccupazioni per una attività imprenditoriale come quella di una galleria? Come se ne può uscire? Di che tipo di aiuti hanno o avranno bisogno le gallerie? Lo abbiamo chiesto a Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi & Maurizio Rigillo, Marco Poggiali, Massimo Minini, Paola Capata, Alfonso Artiaco, Jose Graci. Ecco cosa ci hanno detto.
– Santa Nastro
L’OPINIONE DELLA GALLERIA CONTINUA
Il rischio maggiore è legato ai mancati introiti necessari per il sostentamento delle gallerie; come per le altre attività le preoccupazioni maggiori sono “come arrivare a fine mese”, come coprire i costi fissi di gestione e come sostenere e tutelare economicamente i dipendenti. Occorrerà un intervento politico su larga scala a sostegno dell’intera economia ma non potranno essere le gallerie a trovare soluzioni per far fronte ad una crisi sanitaria/economico/finanziaria/ di rilevanza internazionale. Sospensione di ogni forma di versamento tributario/fiscale. Maggiore flessibilità degli istituti di credito nella concessione di finanziamenti con intervento statale a fondo perduto. Politiche più incisive a sostegno della salvaguardia dei posti di lavoro. Non basta inserire, come si legge nell’attuale decreto, l’impossibilità di licenziare i dipendenti per 2 mesi: lo stato deve garantire, con risorse proprie e direttamente, gli stipendi dei dipendenti, senza limitazioni di percentuali o vincoli altrimenti le gallerie, in futuro, si troveranno costrette a licenziare il personale e conseguentemente chiudere le attività. Tralasciando il crollo delle borse finanziarie internazionali (gran parte dei collezionisti reinveste i ricavi finanziari in opere d’arte, così da differenziare i propri investimenti) attualmente le vendite a distanza non riescono a trovare grande riscontro di pubblico. I collezionisti amano il contatto umano col gallerista ed il contatto fisico e visivo con l’opera d’arte, per questo esistono le fiere, i musei e le gallerie d’arte! Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi & Maurizio Rigillo, Galleria Continua, San Gimignano, Beijing, Les Moulins, La Habana, Roma
L’OPINIONE DI MARCO POGGIALI
La situazione esplosa, così inaspettata e violenta, ha sicuramente creato una serie di punti interrogativi e riflessioni nel mondo dell’arte e delle gallerie come la nostra che vivono grazie a collezionisti privati. Le idee come sempre saranno fondamentali, il potenziamento della gestione web e dei social peraltro da noi già implementata negli anni, e decisive, si spera, saranno le decisioni governative prese per sostenere chi produce cultura come la nostra impresa che genera lavoro per tante altre attività. A differenza di altri stati nel mondo la galleria in Italia è sottovalutata e trascurata come attività economica non garantendole il giusto valore per la ricchezza e l’indotto che può creare. Le vendite a distanza possono funzionare per collezionisti che hanno già familiarità con opere che conoscono, non so se le fiere viewing e vendita online diverranno invece una normalità: il rapporto diretto con gli amanti dell’arte rimane una certezza poetica a cui non vorrei assolutamente rinunciare. Marco Poggiali, Galleria Poggiali, Firenze – Pietrasanta
L’OPINIONE DI MASSIMO MININI
Siamo preoccupatissimi per la situazione attuale cascata addosso al mondo intero. Premesso che il primo obiettivo è di portare a casa la pelle, il secondo punto è interrogativo: con quale animo la gente acquisterà ancora opere d’arte? Come potrà continuare l’entusiasmo di questi ultimi 50 anni? L’arte ha funzionato molto perché tutti la spingevano: artisti, galleristi, critici, musei… Adesso il gioco si inverte e penso che l’arte contemporanea sarà guardata con occhio più critico. Ormai diventata adulta, sarà posta a confronto con l’arte del passato non godrà più di quello speciale statuto in cui è vissuta per definizione. Paragonata finalmente all’arte antica dovrà allineare i prezzi. Ci saranno lamenti e capitomboli. Serviranno anni per riequilibrare le situazioni. Le gallerie non potranno resistere a lungo. Massimo Minini, Galleria Minini, Brescia
L’OPINIONE DI ALFONSO ARTIACO
La crisi che stiamo vivendo è qualcosa di inaspettato, così come imperscrutabile è la reazione che avrà il mercato dell’arte. Sono state cancellate e posticipate fiere che incidono nell’economia complessiva della galleria. Per quanto riguarda l’attività espositiva a Napoli, abbiamo la mostra di David Tremlett che è stata inaugurata poco prima della chiusura forzata e sarà sicuramente prorogata alla riapertura. Il calendario della galleria verrà riprogrammato; l’ottimo rapporto con i miei artisti mi lascia ben sperare per le attività future. Se tornerà la normalità in tempi relativamente brevi potremmo riuscire a superare questa crisi. Lo Stato, credo, aiuterà tutte le attività in egual misura. Attualmente stiamo lavorando con le piattaforme online e abbiamo partecipato alla fiera di Art Basel Hong Kong/ Online Viewing Rooms ottenendo buoni riscontri. Alfonso Artiaco, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli
L’OPINIONE DI PAOLA CAPATA
L’arte vive di incontri, di fisicità. Ci stiamo tutti chiedendo la stessa cosa: quando potremmo rientrare nelle nostre gallerie? Ma la risposta non c’è purtroppo, né ci sarà – per ora- quindi tanto vale essere realisti e rimboccarsi le maniche e pensare non tanto a come superare la crisi ma a come attraversarla. Il mese di marzo porta avanti situazioni pregresse ma per Aprile e i mesi a venire bisogna porsi degli obiettivi diversi. Nel prossimo futuro ci serviranno molte cose. Prima di tutto di essere riconosciuti dal nostro Paese come gallerie d’arte con una funzione culturale e commerciale. E poi, in questo momento di quasi totale stasi e tempo dilatato, credo che il web potrà davvero e finalmente essere un validissimo strumento, se adoperato nella giusta maniera, per rimanere in contatto con il nostro pubblico. Il 31 Marzo lanciamo la nostra prima on line viewing room che in qualche modo “sostituirà” la personale che un artista a noi molto caro, Ian Tweedy, doveva inaugurare lo stesso giorno a Lisbona. È una cosa con un chiaro intento commerciale, ma non solo. Nella nuova piattaforma studiata da Enyano Software Solution, vi saranno non solo i nuovi bellissimi dipinti realizzati da Ian ma anche contributi critici, un video girato dell’artista nel suo studio di NY. Gli appuntamenti successivi si focalizzeranno su un approfondimento sulle mostre in corso a Roma e Pereto ed altri contenuti cui stiamo lavorando. L’importante è non fermarsi ma andare avanti, sempre con un chiaro senso di prospettiva e di visione. Paola Capata, galleria Monitor, Roma
L’OPINIONE DI JOSE GRACI
Il momento è molto complesso per due motivi principali. Il primo è il blocco di una parte dei protagonisti del sistema del mondo dell’arte: artisti, collezionisti, musei/istituzioni, storici dell’arte/critici/curatori e galleristi. Il secondo è il crollo dei pilastri su cui si è fondato per anni il momento di incontro tra opere d’arte e collezionisti: le mostre in gallerie e la fiera. Parlo di blocco, in quanto si sta delineando uno scenario molto importante in cui il sistema dell’arte non ha voglia di rimanere passivo tra le proprie mura domestiche, ma anzi sta sfruttando questo periodo per studiare, creare, riesumare progetti impolverati e sfruttare al meglio i social media per interagire ancora di più. È una fase di blocco fisico da una parte, dato dall’impossibilità di spostarsi, raggiungere i musei, le biblioteche, le gallerie, ma altamente creativa dall’altra, che lascia trasparire un’embrionale rinascita, data soprattutto dalla volontà di comunicare idee. Il crollo dei pilastri, invece, è uno scenario che per il momento non è completamente delineato e porta le gallerie a non poter pianificare una programmazione ben definita e a ridurre in maniera considerevole le occasioni di vendita. Ovviamente, la strada delle online viewing room è quella privilegiata, ma stiamo studiando anche delle altre occasioni di incontro per far vivere a chi ci segue delle esperienze social. Tra queste il format #socialeyes o #mazzolenidiary e #mazzolenibrunch, che partiranno nelle prossime settimane. Jose Graci, direttore Mazzoleni Art, Torino – Londra
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati