Didattica e musei. Parola al MART di Rovereto
Prosegue il nostro cammino a tappe per incontrare i più importanti Dipartimenti Educativi italiani. Stavolta la destinazione è il MART di Rovereto che, nonostante vanti oltre trent’anni di attività, fa della ricerca e della sperimentazione la sua strada. Abbiamo parlato con Carlo Tamanini, coordinatore Area educazione e mediazione culturale, del rapporto fra educazione estetica e meditazione, di percezione consapevole e attenzione al presente, eufeeling, dell’arte come strumento di felicità, di pedagogia olistica e mindfullness anche in tempi di quarantena.
La sezione didattica del MART è una vera e propria istituzione in ambito italiano. Come si è evoluto nel tempo il vostro approccio metodologico?
Mi è sempre sembrato interessante il fatto che la parola “metodo” deriva dal greco “meta hodos”, cioè la ricerca di una strada. Penso che parlare di metodologia significhi, dunque, chiarirsi su qual è la destinazione delle nostre avventure educative. Al MART è una questione centrale e in perenne ridefinizione. In questo tempo ci stiamo dedicando a temi che ci paiono assolutamente centrali e interessanti: il rapporto tra educazione estetica e meditazione, la percezione consapevole e l’attenzione al presente, l’arte come rifugio, l’eufeeling, l’arte come strumento di felicità, la pedagogia olistica, il rapporto tra gioco e design… Proprio per questo il MART prosegue il lavoro in rete con ricercatori, docenti e studenti universitari, case editrici, centri di ricerca. Per approfondire temi e promuovere la nascita di nuovi workshop al museo.
Quali sono i vostri pubblici oggi e come è organizzato il dipartimento?
Mi sembra che il MART sia, ormai, non solo teoricamente ma concretamente un luogo di incontro e di relazione per tutti. I progetti del museo abbracciano tutta la popolazione, attraverso specifiche proposte dall’infanzia all’età matura. Una particolare attenzione è riservata al pubblico delle famiglie, che al museo trovano, oltre all’appuntamento settimanale con i nostri laboratori ludico-creativi, uno spazio dedicato a chi visita il MART con i bambini (il Baby MART, vicino alle sale espositive) e una proposta di colonia estiva (Holiday on MART). È un lavoro continuo ma esaltante, gestito da uno staff consolidato che comprende me e le colleghe Annalisa Casagranda e Ornella Dossi. Il nostro dipartimento gode di una logistica ottimale: ampi spazi multifunzionali, arredi di design, grandi finestre luminose che si affacciano sulle terrazze e il giardino delle sculture, un ingresso dedicato che ci permette di svolgere attività anche extra orario del museo… E poi una biblioteca interna, una collega (Brunella Fait) che si occupa degli aspetti amministrativi e di segreteria, una persona (Graciela Cacace) che cura la predisposizione dei materiali e lo stoccaggio, uno staff di mediatori motivato ed esperto… Tutto ciò contribuisce a creare le condizioni ideali per immaginare e concretizzare nuovi scenari.
Il MART si sta interessando da tempo anche alla cultura dell’inclusione e del museo per tutti, con un convegno, servizi e sussidi didattici. Quale arricchimento ha portato alle vostre proposte, alle vostre attività?
Penso abbia offerto l’occasione per sviluppare nuove sensibilità. Attraverso partnership fondamentali con cooperative sociali ed enti, il MART è cresciuto non solo nella consapevolezza ma nell’azione, creando guide al museo con la CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), incontri condotti da persone autistiche e down, workshop per centri di salute mentale… Avere a disposizione strumenti che soddisfano le diverse esigenze delle persone è una ricchezza. Il fatto di trovare accanto al capolavoro di Carlo Carrà Le figlie di Loth la riproduzione realizzata in collaborazione con il Museo Omero di Ancona è uno strumento per accogliere la persona cieca, ma al contempo un valore aggiunto per tutti i visitatori. Ma penso che nel senso dell’inclusione vadano compresi anche tutti i progetti legati, in generale, alle nuove tecnologie negli spazi del museo. Credo sia bello condividere l’idea che il museo possa essere uno spazio accogliente e inclusivo! È fondamentale l’attenzione, la volontà di lavorare in relazione e la capacità di sguardi aperti ed entusiasti. Il lavoro svolto dalle colleghe Casagranda e Dossi, in questo senso, è straordinario.
Quali sono le proposte educative che meglio vi rappresentano?
Per quanto riguarda la scuola, che è l’ambito che curo direttamente, me ne vengono in mente tante. Ne cito tre: esperienze di educazione estetica accomunate da attività di esplorazione autonoma nelle sale espositive e da un’idea immersiva a tu per tu con le opere del museo.
Un viaggio Fortunato è un laboratorio per la scuola primaria e secondaria di primo grado di Annalisa Casagranda. La scoperta del mondo fantastico di Fortunato Depero è alla base di questa proposta che invita bambini e ragazzi a rielaborare le suggestioni delle opere esposte nella Casa d’Arte Futurista costruendo un leporello pop-up. Le marionette dei Balli Plastici, le pubblicità, i grattacieli di New York diventano protagonisti di un percorso che racconta il “viaggio” dell’artista. Esso si dipana su una striscia di carta piegata a fisarmonica, come una scala su cui trovano posto le impronte (fatte con i timbri) che simboleggiano i passi dell’artista e le figure ritagliate nel cartoncino colorato che rappresentano ciò che più colpisce l’attenzione all’interno del museo, per raccontare questo “viaggio fortunato”.
La felicità attraverso l’arte è un workshop per le scuole secondarie di secondo grado che nasce dalla collaborazione del MART con Alessandro Grecucci, neuroscienziato del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università degli Studi di Trento, da tempo impegnato in studi sulle basi cerebrali delle emozioni. L’arte può renderci felici? Immergerci nelle atmosfere delle opere d’arte esposte al museo che effetti provoca? Come cambiano il nostro cervello e il nostro corpo quando si immergono in un’opera? Gli studenti, in questo caso, hanno la possibilità di conoscere ricerche internazionali sul tema e di sperimentare esercizi di meditazione estetica pensati per la promozione del sentire-meditare-riflettere all’unisono con l’opera d’arte.
E l’ultimo progetto?
Curato da Marco Peri, è il nuovo laboratorio Mindfulness nel museo. L’arte del benessere. Sappiamo che il segreto per stare bene, psicologicamente e fisicamente, è racchiuso nella parola “mindfulness” = “consapevolezza, attenzione piena”: al momento presente, al “qui e ora”. Mindfulness è un atteggiamento meditativo che ci coinvolge nell’essere consapevoli dei nostri pensieri, sentimenti ed emozioni e di ciò che ci circonda, momento per momento e senza giudizio. Mindfulness è una pratica che di solito non è associata ai musei, ma forse dovrebbe esserlo. Non solo può aiutarci a rasserenare e concentrare la mente, ma può anche aiutarci a vedere in modo più chiaro e creativo. Al MART lo stiamo sperimentando.
In questo momento di chiusura non si può non parlare di didattica online, di utilizzo delle piattaforme social. Quali sono le vostre strategie e le vostre proposte?
Molti materiali erano già disponibili su social e piattaforme, da Igtv a Facebook, da Google Art Camera a Messenger e Telegram, grazie alla forte propensione all’innovazione tecnologica che caratterizza il MART. In questo periodo stiamo usando soprattutto i social media per narrare il museo da diversi punti di vista e l’Area educazione e mediazione culturale collabora attivamente al piano editoriale concordato dal webteam del MART, per esempio con il progetto Little Mart at home pensato per portare alcune delle suggestioni creative dei nostri laboratori per le famiglie fin nelle case delle persone, ogni domenica. A questi progetti se ne stanno aggiungendo altri concepiti per pubblici scolastici e appassionati d’arte per offrire una diversa fruizione a distanza di alcune opere delle nostre Collezioni. Nelle prossime settimane ne avrete riscontro. Parallelamente, il museo partecipa a progetti più ampi e consolidati di comunicazione in collaborazione, ad esempio, con FBK, la Fondazione Bruno Kessler di Trento. La prossima settimana terrò una lezione online per la Facoltà di design e arti di Bolzano. Il lavoro non manca.
‒ Annalisa Trasatti
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