Muore a Vienna l’artista Lois Wienberger. Era il “poeta delle piante”
L’artista austriaco è scomparso a 72 anni dopo una lunga malattia. Lo ricordiamo ripercorrendone la vita e la carriera
“L’essenza della mia attenzione verso i giardini si è intensificata / a un singolo contenitore per fiori / esposto all’esterno / riempito con terra povera / un giardino trasportabile / che può essere portato in giro e dimenticato ovunque” (L.W.)
Lois Weinberger (Tirol 1947/Vienna 2020) è l’ideatore del concetto de ‘il giardino come opera d’arte’. Occupa un ruolo fondamentale nel dibattito sul rapporto tra arte e natura. Per oltre trent’anni l’artista ha sviluppato il tema del giardinaggio come possibilità di riconciliazione fra la natura e l’intervento umano. Il suo lavoro – a cui dal 2003 ha collaborato attivamente la moglie Franziska Weinberger – ha molti punti di contatto con quello di Gilles Clément e in particolare con il concetto di ‘terzo paesaggio’ elaborato dall’agronomo francese. Conosciuto soprattutto per i suoi progetti ambientali, caratterizzati da dinamiche di espansione spontanea del mondo vegetale in aree marginali e dismesse del tessuto urbano, Lois Weinberger è stato impegnato per anni in interventi dal forte contenuto sociale e politico. A partire dalla fine degli anni Settanta ha realizzato progetti ambientali in varie città del mondo, e presentato il proprio lavoro in diverse sedi museali. Parallelamente, ha costituito un organico corpus di foto, testi, oggetti, disegni e video-installazioni.
IL RAPPORTO ARTE-NATURA NELL’OPERA DI WEINBERGER E L’INTERVENTO A DOCUMENTA NEL 1997
Al centro del lavoro di Lois Weinberger c’è l’idea di un giardino come ‘territorio provvisorio perfetto’ in zone marginali. La sua attenzione è rivolta alla biodiversità e all’interazione tra le forze incatenanti della crescita culturale e della natura. Nelle sue opere site–specific, Weinberger crea un universo allo stesso tempo incidentale e poetico. È conosciuto in tutto il mondo per il visionario intervento realizzato a Kassel nel 1997, durante l’indimenticabile documenta X diretta da Catherine David. In quell’occasione vede i binari abbandonati presso la stazione Kulturbahnhof e decide di utilizzarli per creare un rigoglioso giardino in divenire, con piante provenienti dall’Europa meridionale e orientale. Si tratta di piante che crescono nelle macerie di zone abbandonate, amano suoli improduttivi e terreni in costante trasformazione, sopravvivono in luoghi esposti all’andirivieni della gente e dei veicoli. Sono, così per dire, i ‘poveri’ del mondo vegetale, comunemente denominate ‘infestanti’.
LOIS WEINBERGER ALLA BIENNALE DI VENEZIA
‘I giardini sono per me siti, siti fittizi, basi per costruzioni artistiche, così come siti per piantare e in seguito lasciar fiorire e appassire’. Nasce così il progetto editoriale The Mobile Garden (Damiani editore), unica monografia in lingua italiana dedicata all’opera di Weinberger. Il libro presenta una selezione dei suoi maggiori interventi nello spazio pubblico e i giardini d’artista. Pubblicato in occasione della sua partecipazione alla 53esima Biennale d’Arte di Venezia, nel Padiglione Austria, The Mobile Garden racconta opere tra cui Present, time, space, installazione realizzata in una discarica alla periferia di Tel Aviv; Recreation Yards, per il cortile della prigione di Innsbruck; The edge city, realizzato con i senzatetto di Exeter; Portable gardens, metafora sul nomadismo e le migrazioni, per la Biennale di Liverpool; Datura Stramonium, pianta a cui sono attribuite proprietà magiche e medicinali, spesso usata per riti propiziatori. Il video documenta la distruzione di questa pianta officinale, a testimonianza del ciclo vitale insito nella natura: vita-morte-vita.
LOIS WEINBERGER ALLA TRIENNALE DI MILANO
Nello stesso anno Lois Weinberger accetta di partecipare a una delle edizioni di Green Island, con la mostra Giardini Mobili presso la Triennale di Milano. In questo contesto l’artista realizza appositamente l’opera Making Faces: una grande installazione composta da 100 sacchetti di sementi varie, provenienti dal proprio ‘Archivio della Memoria’. L’Archivio raccoglie oltre 700 diverse specie di semi, essenze arboree, piante e fiori in via di estinzione. Una sorta di grande giardino della biodiversità, che ha trovato spazio per una decina di anni nel terreno presso Vienna denominato “AREA”. Sui sacchetti Lois ha disegnato a penna segni, tracciati, curve, itinerari verso la ricerca di un’identità altra, un paradiso in cui ordine/disordine coincidono, in cui l’iconologia tradizionale sfuma e l’Hortus Conclusus si realizza. Dopo una lunga malattia, Lois Weinberger è tornato da pochi giorni alla terra. ‘Vive ormai di linfa e di humus, salito al cielo sotto forma di germoglio, schiude i suoi petali per scaldarli al tepore di un nuovo giorno’, scriveva Jean-Baptiste La Quintinie, giardiniere e inventore di attrezzi per i campi, creatore del famoso frutteto e verziere della Reggia di Versailles, ricavato da vecchie terre paludose.
– Claudia Zanfi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati