Il Terzo Paradiso come profezia. Intervista a Michelangelo Pistoletto che ha sconfitto il Covid-19
“1+1 fa 3 = io e te formiamo un noi”: nella tragica pandemia diffusa su tutto il pianeta è giunto il momento di pensare a un nuovo equilibrio tra uomo e Natura. E l’arte deve essere impegnata, affinché ciò avvenga. Una conversazione con Pistoletto.
Ogni tanto una buona notizia in questi tempi complicati: Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933), che aveva contratto il Covid-19 ed era stato ricoverato nell’ospedale di Ponderano presso Biella, ha reagito positivamente alle cure, sconfiggendo il virus alla bella età di 86 anni. Ha attraversato un lungo tempo di degenza, fatto di giorni difficili e solitudine, ma anche di tanto tempo per la riflessione. Così, intervistato da Artribune, racconta della sua esperienza. Dagli scompensi che egli individua tra le cause che hanno originato la pandemia e del suo Terzo Paradiso, con il quale da oltre vent’anni parla del bisogno impellente di un nuovo bilanciamento tra uomo e Natura. E il centro di quel simbolo tripartito diventato ormai il suo “marchio”, rappresenta lo spazio, l’occasione per formare una nuova umanità.
Quando si è accorto di aver contratto il Coronavirus?
È stato un lungo processo. Mi sono accorto dei primi sintomi quando è salita la febbre, ho chiamato il 112 e mi hanno detto di prendere la Tachipirina.
La storia che hanno vissuto decine di migliaia di italiani. E poi come è evoluta l’infezione?
Grazie al saturimetro sono riuscito a verificare l’insufficienza di ossigeno nel sangue. A quel punto mi hanno ricoverato. Ho passato un mese intero in cura, evitando fortunatamente che la malattia degenerasse nella polmonite. I primi giorni sono stati i più difficili, attaccato all’ossigeno giorno e notte fin quando non ho potuto ricominciare a respirare autonomamente. Nel frattempo ho cominciato a vivere da solo…
Cosa per lei non comune…
Eh sì, cosa inusuale per me. Io vivo sempre con molta gente, oltre a mia moglie.
Cosa è successo durante questo lungo periodo di degenza?
È un momento che mi ha dato l’occasione per riflettere ancora una volta su quel vuoto, di cui non ci accorgiamo, ma che esiste all’interno di noi stessi. La nostra parte più intima non è un nucleo a sé stante, ma si forma con la connessione di tutti gli elementi che stanno al di fuori di noi e che noi contribuiamo a mettere in movimento. E questo corrisponde esattamente al simbolo del Terzo Paradiso che deriva dalla formula della Trinamica.
Tutti i nostri lettori lo conoscono. Ma ce lo spieghi di nuovo…
È fatto da una linea unica che traccia tre cerchi consecutivi: i cerchi laterali corrispondono a tutti gli elementi esistenti, a tutti i contrasti, a tutte le opposizioni. Il cerchio centrale è quello in cui si combinano e creano qualcosa di nuovo. È il simbolo della creazione. 1+1 fa 3 = io e te facciamo un “noi”.
In questo senso il cerchio centrale del Terzo Paradiso potrebbe essere letto come lo spazio per una nuova realtà, nella forma che assumerà dopo la pandemia.
Con questa pandemia siamo stati tutti distanziati. Ricongiungere queste distanze vuol dire creare qualcosa di nuovo tutti insieme. Il “nuovo” consiste nel Terzo Paradiso, di cui a Cittadellarte ci stiamo occupando ormai da oltre un ventennio. Questo terzo stadio consiste nel mettere insieme i due elementi essenziali che sono Natura e Artificio. Dopo esser giunti al punto di degradare la Natura, con un pesante impatto derivato dalle attività umane, dobbiamo ritrovare un equilibrio con essa. Questa è l’occasione – doverosa – per farlo.
In effetti in tanti sostengono che questo virus sia stato sviluppato da uno sbilanciamento degli ecosistemi naturali.
Questo virus è una cosa che sta a metà tra la Scienza e la Natura. Non sappiamo con certezza assoluta se questo virus sia stato sviluppato artificialmente o se abbia avuto un’origine spontanea. Ciò che dobbiamo capire è la necessità di venire a patti con la Natura, e soprattutto usare la scienza e la tecnologia per correggere qualsiasi cosa che porti deviazione rispetto a tale equilibrio.
Pensa che quando si ritornerà alla normalità qualcuno terrà conto di questi equilibri da ripristinare? Bisogna impegnare tutti i mezzi scientifici e tecnologici per andare nella direzione di un equilibrio da ripristinare. Il simbolo trinamico è fatto di questi tre cerchi che possono essere letti come Artificio e Natura, oppure come Mostro e Virtù. L’importante è indirizzare tutta la capacità di creazione che l’uomo ha nella ricerca di questo equilibrio, rappresentato nel Terzo Paradiso dalla linea continua.
L’arte ha un ruolo in tutto questo?
Non so se l’arte abbia un ruolo speciale rispetto a quello che hanno tutti gli altri organismi che compongono la società. Ma è necessario che trovi il suo modo per contribuire alla realizzazione di questo terzo stadio dell’umanità. Non solo facendo dell’arte un momento di svago o di piacere. L’arte deve essere impegnata.
È ancora nella fase della convalescenza e già si è rimesso al lavoro. Su cosa si sta concentrando attualmente?
Continuo a lavorare attraverso Cittadellarte insistendo sullo sviluppo dell’educazione, della scuola. Prosegue il lavoro di Accademia UNIDEE, per diffondere il discorso di arte come responsabilità sociale. Le attività sono state trasportate sulla piattaforma online, che ci dà la possibilità di portare avanti il nostro percorso di formazione.
NOVITA: WALKING SCULPTURE, L’OPERA DI PISTOLETTO VISIBILE SU VIMEO
Michelangelo Pistoletto: Walking Sculpture, Cold Spring, NY, November 4, 2017 from Magazzino Italian Art on Vimeo.
Sulla pagina Vimeo di Magazzino Italian Art è ora possibile vedere anche il filmato inedito Michelangelo Pistoletto: Walking Sculpture. Realizzato da Domenico Palma, il filmato mostra la performance di Michelangelo Pistoletto, della serie Sfera di giornali, tenutasi per le strade di Cold Spring il 4 novembre 2017, su commissione di Magazzino Italian Art, a 50 anni dalla prima a Torino nel 1967. Lo storico happening, che coinvolge chiunque si trovi nei pressi del luogo in cui l’opera prende vita, consiste nel far rotolare una grande palla composta con pagine di giornali (che negli anni ’60 si riferivano a notizie di attualità, in
particolare sui tumulti che agitavano l’Italia, mentre nell’ultima versione erano le pagine di quotidiani come The New York Times, The Highlands Current e The Putnam County News and Recorder). L’opera racchiude in sé molteplici messaggi, dall’espressione globale della circolazione delle informazioni, alla manipolazione del passaggio del tempo e al modo in cui l’arte interagisce con le persone portando gioia nelle loro vite. La nuova versione
di Sfera di giornali è stata donata dall’artista a Magazzino Italian Art, entrando così a far parte della collezione permanente. Tutta la storia dell’opera è racchiusa in questo video.
– Giulia Ronchi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati