Assistenzialismo per l’arte o l’arte come assistenza per la società?
Gli artisti possono, e devono, essere coinvolti nello studio e nella costruzione della società di domani. Anche il curatore e critico Valentino Catricalà interviene nel dibattito sul sostegno agli artisti.
Si parla molto oggi di artisti e sistema dell’arte, di cultura, del suo futuro, dei suoi problemi, delle sue possibilità. È un tema importante, che effettivamente apre delle problematiche urgenti. Ma è anche un tema sottile, non semplice, e cha va indagato da diversi punti di vista. Un tema che diventa, oggi più che mai, fondamentale.
Ho letto molto in questo periodo, come tutti, per cercare di capire, metabolizzare, un evento traumatico come quello che stiamo vivendo. Non solo per i decessi, tragici e in merito ai quali non serve alcun commento, ma per i cambiamenti repentini e radicali che l’intera società sta affrontando. Tutta. Da destra a sinistra, da nord a sud. Un cambiamento che coglie molti settori, fra i quali il nostro, per usare un pronome possessivo di appartenenza a un determinato “circolo”, settore o ambiente. È abbastanza evidente, tuttavia, che il già fragile mondo della cultura, e in particolare dell’arte, sia uno di quelli più colpiti. E ci si è resi anche conto, come in uno strano risveglio, che proprio il “nostro” settore, il mondo dell’arte, non fosse particolarmente contemplato dal corpo “sociale”, da ciò che rende evidente agli occhi di una determinata società una attività lavorativa. Si parla di artisti per riferirsi ai musicisti, agli attori, ai cantanti, ma mai agli artisti! Uno strano paradosso apparso, così, improvvisamente davanti a noi – “operatori” del mondo dell’arte – e che ci ha lasciato, per così dire, spiazzati.
Ed è quindi giusto fare appelli al riconoscimento del settore, alle critiche al poco considerato mondo dell’arte, chiedere forme di assistenzialismo. Ma, forse, accanto a questi discorsi ne andrebbero sviluppati degli altri.
“I finanziamenti per l’arte non devono essere solo assistenzialisti, ma operativi, oltre anche ai finanziamenti circoscritti al mondo dell’arte”.
Oltre l’assistenzialismo per gli artisti, bisognerebbe dimostrare perché oggi più che mai sono, piuttosto, gli artisti a dover assistere la società, perché l’arte oggi, e proprio in questo momento, sia fondamentale. E, forse, risulterebbe anche il giusto momento, la chance, per dimostrare l’importanza dell’arte, una volta per tutte, per una società. L’arte come comprensione della nostra situazione e, dunque, azione per un futuro agire. Ora è il tempo per l’arte, questo è il momento, per riguadagnare ciò che si era perso, o che era stato adombrato da questioni più marginali. Ritrovare quella forza pulsante che ha reso l’arte il luogo della critica, dell’analisi e della produzione dell’immaginario culturale.
Ma per fare ciò bisogna anche capire in che tipo di immaginario viviamo oggi e per questo penso che, anche in base a personali interessi professionali, l’arte che lavora con la tecnologia può essere un ottimo viatico per aprire un nuovo scenario. Ormai è evidente che gli artisti lavorano sempre di più con tecnologie complesse, in centri di ricerca, in team con ingegneri e tecnici. Gli artisti, nel raggiungere la loro visione, ridisegnano tecnologie, le inventano e spesso ne creano di nuove, producono “innovazione”.
Da questo punto di vista l’Arte che sperimenta con le tecnologie può rappresentare non solo un settore innovativo per il mondo dell’arte contemporanea ma anche un motore di innovazione per la società più in generale. Un modo per orientarsi nelle grandi sfide che l’umanità affronterà nel XXI secolo come la genetica, l’intelligenza artificiale, la robotica, e oggi, il nostro futuro post-Coronavirus.
LA PARTECIPAZIONE DEGLI ARTISTI
Per questo ritengo fondamentale che l’artista venga rivisto oggi, oltre il sistema dell’arte, come un motore per la società, per la comprensione e la produzione del nostro futuro. Per questo penso sia fondamentale che nella task force del governo ci debbano essere artisti; che nelle strategie di consulenza possano partecipare artisti. Per questo penso che anche le aziende, i centri di ricerca, le università, possano guardare all’arte come apertura di nuovi scenari di ricerca. Per questo i finanziamenti per l’arte non devono essere solo assistenzialisti, ma operativi, oltre anche ai finanziamenti circoscritti al mondo dell’arte. Inclusione degli artisti nei progetti di innovazione, previsione della loro partecipazione in finanziamenti strutturali di progetti legati a settori quali: innovazione, economia e sviluppo, educazione, ecc.
Per questo penso che il punto di vista debba essere ribaltato: dall’assistenzialismo all’arte come forma di assistenza allo Stato e le istituzioni come entità che hanno bisogno dell’arte, oggi più che mai. Ma per fare ciò bisogna liberarsi dell’idea che l’artista appartenga al solo mondo dell’arte. Bisogna dare una nuova immagine dell’artista per un nuovo XXI secolo.
Solo così l’arte si libererà dell’immagine debole, di assistenzialismo passivo, per guadagnare la forza che un tempo aveva come motore della società e guida per un nuovo immaginario.
‒ Valentino Catricalà
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