Pillole di teatro: Carlo Ferreri recita Eugenio Montale. Il video
Momenti magici: i Limoni di Eugenio Montale recitati per Artribune in questo video da un grande attore.
Un muro assolato e alla fine del monologo un limone e un bicchiere di vino rosso. Il muro è quello esterno del Teatro di Donnafugata a Ragusa Ibla dove Carlo Ferreri fa il consulente artistico. “Farebbe” è meglio dire, visto che questo gioiello siciliano, un teatro all’italiana di 99 posti ricavato nei bassi di Trifiletti ora è chiuso. Esattamente come tutti gli altri teatri italiani. Così Ferrei recita Montale per uno spettatore virtuale, ora quanto ma ambito.
LE PILLOLE DI TEATRO
Ferreri fa in esterno quello che hanno fatto altri pima di lui per Artribune. In un salotto romano Montandon ha recitato Lunaria di Vincenzo Consolo. Mentre Tringali ha dato vita all’interno di un appartamento di Noto (SR) aiversi di Una notte di giugno di Pirandello. O ancora sul un tavolo della cucina di una casa alle falde dell’Etna si è esibito per Laughing Wild di Christopher Durang Raffaele Furno. Ferreri dunque ha scelto i versi de I Limoni di Eugenio Montale e poi alla fine di mostrarci il libro da cui ha letto, un limone e un bicchiere di vino rosso: un invito a rimanere positivi, nonostante tutto. Perché se in questi versi del 1921 Montale si mostra pessimista a riguardo alla possibilità di capire il segreto di quel che accade intorno a noi, tuttavia quando da un portone semiaperto appare il giallo dei limoni pare indicare che è sempre possibile riconciliarsi con la vita.
– Aldo Premoli
“Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità”.
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