Lettere dal fronte domestico: la testimonianza da Milano di Pietro Mereu

Amici e colleghi condividono con la redazione di Artribune piccoli racconti ed esperienze dalla quarantena. Uno spazio di condivisione di idee, pensieri, speranze.

In questi giorni difficili, nei quali tutta l’Italia è bloccata, i musei sono chiusi, i luoghi di ritrovo scomparsi, a causa dell’emergenza Coronavirus, l’isolamento fisico necessario a proteggerci è indispensabile ma non deve limitare le nostre relazioni emotive, ancora più importanti per sostenerci l’un l’altro. Per dare un segno della nostra volontà di stare insieme abbiamo chiesto a tanti intellettuali di scrivere una lettera che dica cosa si sta facendo, che libro si sta leggendo o rileggendo, che racconti le difficoltà, le scoperte e le riscoperte. Dopo la prima lettera scritta da Antonio Mancinelli, Caporedattore di Marie Claire, sono seguiti i dispacci della giornalista e critica d’arte Alessandra Mammì,  della curatrice Domitilla Dardi, dell’architetto Antonio Forcellino, della corrispondente dalla Spagna di Artribune Federica Lonati, della curatrice e docente IUAV Maria Luisa Frisa, del critico e curatore Gianluca Marziani, il curatore Alessandro Facente. A raccontarci la sua quarantena, adesso, è il regista Pietro Mereu da Milano. Ma aspettiamo tante altre lettere dal fronte domestico (Clara Tosi Pamphili).

Cari italiani,

chi scrive è un sardo che abita a Milano da 20 anni, più o meno ininterrottamente. Provengo dalla regione che ha uno dei rapporti maggiori abitante metri quadri a disposizione in Europa; la Sardegna. Abito in B42. Ex fortino della droga, prima inaccessibile, ora contaminato da molti studenti universitari, professionisti, artisti e varia umanità. La signora peruviana vicino a me butta ettolitri di acqua ossigenata e alcool nei pavimenti, quotidianamente. Certa di eliminare ogni possibile rischio di contagio. Cosa mi manca della mia Ogliastra, in cui ad oggi non c’è nessun contagiato? Il colore della primavera che esplode ad aprile, del mareche si addolcisce, il profumo delle pardulas che prepara mia zia Isa aPasqua. I nostri centenari quasi immortali, il Supramonte e il Gennargentu, in cui ora le greggi si preparano alla tosatura. 

RISCOPRIRE LA NATURA

Davanti casa, ora, si vedono i delfini, nelle piazze mufloni e cinghiali si riappropriano delle loro zone, indisturbati. A Milano le mie prigioni si estendono in 20 mq. Sull’Isola potrei scegliere la casa della mia infanzia sulla spiaggia, immerso in un bagno di sole, e iodio.
Per una questione di fedeltà, o forse per una strana forma di curiosità, scelgo invece di rimanere nell’avamposto nazionale della peste. Rimanere, mai come in questo momento questo verbo è stato cosìdenso di significato. E mi chiedo, siamo davvero capaci di Stare? Io ho scelto di farlo, di fermarmi qui. Certo, potrei raggiungere la mia amata Ogliastra centenaria, ma scelgo anche di seguire i consigli, anche questi vecchi e saggi, di alcuni amici medici, i quali mi esortano a limitare, per ora, spostamenti troppo lunghi.

Le mie uscite si limitano ormai al solo procacciamento di beni primari, anche se ultimamente, per regalarmi un po’ di gioia, ho ceduto a qualche acquisto.

Ho adottato una mia personalissima strategia di sopravvivenza per non diventare matto: Da alcune settimane  la mia condotta alimentare è più sana, penso che uscirò molto più forte da questa pandemia, forse meno cinico, sicuramente più determinato. Per fare questo ho attinto dal mio immaginario infantile, quando mi costruivo le capanne dentro casa,la mia capanna, quella in cui potevo essere chi volevo. La fantasia in questo momento è una grande risorsa. Alcuni produttori mi hanno chiesto se volessi fare un lavoro per raccontare questo periodo, ho risposto che sarebbe forse troppo facile e scontato. Ho sempre preferito scoprire mondi velati, nascosti, meno facili da raccontare. Se trovassi la giusta prospettiva da cui osservarla mi piacerebbe raccontare una storia di resistenza e rinascita, ma poi penso che il mondo avrà voglia di rimuovere velocemente il peso di questa tragedia.

LA TROVO BENE

Dopo qualche mese, ho rifatto una seduta di psicoterapia e la mia analista, osservandomi dallo schermo del mio laptop, ha commentato“la trovo bene”. Mi ha spiegato che chi convive con l’ansia, è con l’abitudine a combattere gli inevitabili ostacoli della vita, oggi gode di un vantaggio, in un periodo in cui siamo tutti attraversati dalle stesse paure. Io, per questioni professionali ed umane, sono forse solo più allenato. A quelli che mi domandano come vedo il futuro rispondo che siamo ad un bivio, che determinerà tutto:Se L’Europa, il governo e tutti vorranno aiutare le aziende e le famiglie a costruire un nuovo futuro assisteremo, forse, ad un nuovo rinascimento, a un’espressione più alta della nostra umanità; altrimenti saremo costretti a cambiare radicalmente i nostri lavori e le nostre abitudini.

Ho sentito tanti amici, arrivati negli anni da piccoli paesini ditutta Italia, pensare sempre più concretamente alla possibilità ditornare nelle terre di origine. D’altronde dalla Cina alcuni dicono che la struttura del lavoro cambierà per sempre, e forse il prossimo lockdown ci piacerebbe trascorrerlo meglio in una casa in campagna superconnessa, piuttosto che in un monolocale di città. Ultima cosa: Un pensiero e un desiderio sta nascendo in me in questo lungo periodo di catarsi: Il desiderio di un figlio. Mi sembra prematuro determinarne nome o potenziale madre, dal momento che ad oggi non esiste. Ma oggi, forse, è un già un po’ il nostro domani. Potrebbe sembrare folle nell’incertezza, io credo che invece sia concomitante con questa Rinascita della natura.

L’amore.

Pietro Mereu

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Pietro Mereu

Pietro Mereu

nato a Lanusei nel 1972, si è diplomato in sceneggiatura presso la Scuola Civica di Cinema Tv e Nuovi Media di Milano. Lavora come assistente di produzione ed autore presso La7, Magnolia, All Music, Mediaset per diversi anni. La sua…

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