Varato l’ultimo impalcato del Ponte Per Genova. Ecco cosa accadrà nei prossimi mesi

620 giorni dopo il crollo del Viadotto Polcevera progettato da Riccardo Morandi, è stata posizionata l’ultima campata del nuovo Ponte Per Genova. I passaggi successivi includono il completamento del manto stradale e il collaudo della struttura, opera di Renzo Piano

Non è mancato neppure il suono delle sirene delle navi in porto ad accogliere il posizionamento dell’ultima campata – la diciannovesima, tra le pile 11 e 12 – del nuovo ponte di Genova. A precedere l’appuntamento, al quale hanno preso parte, tra gli altri, il presidente del Consiglio Conte, la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti De Micheli e le massime autorità locali, era stata l’illuminazione notturna dei diciotto piloni in cemento armato di sezione ellittica a sagoma costante che compongono la struttura progettata – “per spirito civico e gratuitamente”, ma non senza reazioni polemiche – da Renzo Piano. Il fascio luminoso continuerà a unire le due sponde della valle genovese fino al 1 maggio. Il passaggio odierno costituisce una tappa fondamentale verso il completamento del ponte – che dovrebbe avvenire entro luglio 2020 –, definito dello stesso Piano “semplice e parsimonioso, ma non banale. Sembrerà una nave ormeggiata nella valle; in acciaio chiaro e luminoso. Di giorno rifletterà la luce del sole ed assorbirà energia solare e di notte la restituirà.”

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TRA MEMORIA E OCCASIONI MANCATE

Lungo 1067 metri, costituito da un impalcato in acciaio e sorretto da 18 piloni, il ponte sostituisce il Viadotto Polcevera, il cui collasso, che ha avuto luogo il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone, resta una delle più grandi tragedie nazionali recenti. Ma non solo. “Da quelle porzioni di calcestruzzo venute giù doveva germinare non solo un dibattito nazionale (cosa fare del cemento armato che da qui a pochi anni arriverà a fine ciclo vitale? Davvero ha senso demolire gli attuali monconi del ponte crollato invece di ricostruire la parte venuta meno?), ma un’idea progettuale unica. Ferma restando la necessità di una viabilità provvisoria, da implementare immediatamente, il nuovo ponte doveva essere motivo di mobilitazione architettonica planetaria, doveva essere la giusta “scusa” per catalizzare su Genova l’attenzione di tutti i più grandi progettisti del mondo”, osservava in un editoriale il direttore di Artribune. All’iconica arditezza del progetto dell’ingegner Riccardo Morandi – inaugurato nel 1967 e demolito completamente lo scorso anno –, la nuova struttura “risponde” con una dichiarata sobrietà, “nel rispetto del carattere dei genovesi” come precisato ancora da Piano, che non ha mancato di suscitare dubbi. “Eliminare l’idea di ponte strallato rischia di trasformarsi in una sorta di rimozione della memoria, volontà collettiva di occultare la colpa. L’alternativa, altrettanto interessante, potrebbe essere l’elaborazione della tragedia proponendo un’opera di ingegno, mettendo in competizione i migliori professionisti, capace di rappresentare una nuova identità della città di Genova. In entrambe le soluzioni, la memoria del Ponte Morandi non andrebbe perduta e l’essenza della città, le sue stratificazioni storiche, continuerebbe a essere tramandata alle future generazioni.”, osservava su Artribune l’architetto Vincenzo Ariu.

COSA ACCADRÀ NEI PROSSIMI MESI

Nel cantiere, che non ha subito interruzioni per effetto dell’emergenza sanitaria in atto, continueranno a lavorare i tecnici di PERGENOVA S.C.p.A., il consorzio formato ad hoc da Fincantieri Infrastructure e Salini Impregilo. Prima dell’imprescindibile collaudo, sono in programma varie operazioni, tra cui la stesura del manto stradale: “Ora la struttura verrà completata con gli ultimi carter, dopodiché avverrà il calaggio sugli appoggi definitivi. Il prossimo appuntamento, dopo le attività di rivestimento, sarà quello con le tecnologie sviluppate da Seastema e Cetena – sempre del gruppo Fincantieri –: il ponte sarà dotato di speciali sensori che faranno del viadotto di Genova il primo “smart bridge” d’Europa“, precisa una nota di Fincantieri Infrastructure. Gradualmente, con il nuovo ponte, a cambiare volto sarà un’intera porzione del tessuto urbano di Genova, quella coinvolta nel progetto del Parco del Polcevera. La riqualificazione dell’area in questione, circa 80 ettari, è stata affidata, tramite concorso, al gruppo costituito da Stefano Boeri Architetti, Metrogramma Milano, Inside Outside | Petra Blaisse. Il progetto, che ha già trovato nel cosiddetto “Cerchio Rosso” – un sistema ciclo-pedonale sopraelevato, lungo 1570 metri, ampio 6m e con un diametro di 250m – il proprio elemento identificativo, include anche l’opera “Genova nel Bosco” dell’artista Luca Vitone. Si tratta di un’installazione vegetale, composta da 43 alberi, in memoria delle vittime del crollo. Nell’attesa, iniziano ad arrivare alcune proposte per la denominazione del nuovo ponte. Il Secolo XIX, che proprio in data odierna ha pubblicato un’intervista in cui la ministra De Micheli indica come possibile “lezione” di questa esperienza “l’imparare a semplificare le procedure”, dà notizia dell’idea dell’Associazione Amici di Paganini di intitolarlo al celebre violinista e compositore genovese.

-Valentina Silvestrini

https://www.pergenova.com/it/index.html

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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