Il futuro delle gallerie. Intervista a Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici di Vistamare
Come sarà il futuro delle gallerie d’arte? E la Fase 2? Continua l’inchiesta che interroga gli attori protagonisti del mercato dell’arte con la galleria Vistamare. Pronta a riaprire…
Dal 18 maggio comincia la Fase 2 che prevede la possibilità di riapertura per i musei e ovviamente sono tante le domande. Anche per le gallerie d’arte. Prosegue con l’intervista a Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici la nostra serie di interviste sul futuro di uno degli attori protagonisti del mercato dell’arte. Alle titolari della galleria Vistamare storicamente (dal 2001) a Pescara e dal 2018 anche a Milano, abbiamo chiesto se sono pronte a ripartire. Ecco le loro risposte.
Naturalmente questo è un momento estremamente difficile a livello umano e sociale, ma concentrandoci esclusivamente sugli aspetti professionali, quali sono attualmente i rischi e le preoccupazioni per una attività imprenditoriale come quella di una galleria?
C’è molta incertezza e anche noi dovremo capire come rimodulare il nostro lavoro, convivendo con quella che, nata come un’emergenza, dovrà diventare, almeno per un periodo, una norma comportamentale cui attenerci. Faremo le cose con lo stesso entusiasmo ma sicuramente con delle limitazioni.
Come se ne può uscire? Di che tipo di aiuti avete o avrete bisogno?
Lo Stato dovrebbe mettere a disposizione della nostra categoria una base, un finanziamento a fondo perduto per aiutare il mondo dell’arte a ripartire; cosa che chiede tutto il mondo della cultura e dello spettacolo.
State lavorando ugualmente con la vendita a distanza?
Siamo in smart working e in contatto con i nostri artisti e i nostri collezionisti.
Che tipo di iniziative, anche culturali, state portando avanti per il vostro pubblico e con che obiettivi?
Il 24 marzo abbiamo lanciato Journal un diario di bordo virtuale, un appuntamento fisso, il martedì e il venerdì e una special edition la domenica, per far conoscere a chiunque si colleghi ai siti delle due gallerie, il mondo e la visione degli artisti con cui lavoriamo, pubblicando contenuti inediti, interviste storiche, video d’artista e materiali d’archivio, Journal è nato per costruire una rete tra le persone connesse al nostro lavoro. Questo progetto ci sembrava il modo più rispettoso per parlare di arte in questo momento per entrare in punta di piedi nel quotidiano del nostro pubblico. Ci piace pensarlo come una sorta di ‘Radio Londra’ che dà annunci non telegrafici ma più dettagliati legati a quello che sta succedendo oggi nella nostra realtà di vita e lavoro. Questo mezzo di comunicazione digitale rimarrà anche nel momento in cui riapriremo le gallerie. In questo periodo il nostro lavoro si è appunto concentrato su un’importante ricerca di materiali e i nostri artisti si sono mostrati subito entusiasti nel poter ripresentare alcuni loro lavori. Questo tempo sospeso ci ha dato l’opportunità di ripensare a certi moduli e a un diverso meccanismo di comunicazione e relazione.
È un aspetto inedito nel vostro lavoro o utilizzavi questi strumenti anche prima dell’emergenza?
Journal è un progetto inedito che si affianca alla nostra attività digital. Il digitale non è qualcosa di spot ma probabilmente potrà diventare un nuovo canale di diffusione del progetto arte. Certamente non si può pensare che sostituisca le dinamiche reali del mondo dell’arte.
L’intera stagione fieristica del primo semestre di quest’anno è saltata, con probabili ripercussioni anche sulla seconda parte dell’anno: pensate che le viewing roome le manifestazioni virtuali possano essere un buon compromesso?
Potranno essere delle alternative. Noi ci aspettiamo che siano le fiere stesse a trovare degli strumenti, una nuova piattaforma per creare incontri tra gallerie e collezionisti. Sarà il compromesso che l’ente fieristico dovrà sviluppare e far funzionare per noi espositori. L’arte è visiva ed è fondamentale il contatto, la condivisione, la percezione. Per noi la galleria è stata sempre importante: sia a Pescara che a Milano abbiamo sempre privilegiato un rapporto personale con i collezionisti e presentato progetti di mostre realizzate ad hoc dagli artisti. Sentiamo che nel sistema dell’arte si andrà verso qualcosa che abbiamo sempre cercato di valorizzare.
Come cambierà a vostro parere il sistema dell’arte in seguito a questa emergenza? Quali strategie secondo voi si possono attivare per fare fronte comune?
È necessario fare fronte comune che potrebbe essere sia quello della discussione sia capire quali sono le reali necessità del settore. Sicuramente pensiamo che in questo momento l’arte, sopravvissuta a tutti i tipi di crisi, dovrebbe tornare a focalizzarsi su valori che sono stati da sempre fondanti quali l’essenzialità, la ricerca, il supporto agli artisti e anche la capacità alla resistenza. La nostra ricetta: “passione, ossessività, desiderio”. L’arte riesploderà nel desiderio del pubblico di poterne fruire.
E in che modo i settori pubblico e privato possono lavorare insieme?
Pubblico e privato dovrebbero fare fronte comune per capire come riorganizzare il sistema arte, e analizzare insieme necessità e richieste che il settore della cultura e dell’arte fanno per ripartire.
Il 26 aprile il Presidente del Consiglio si è pronunciato rispetto alla Fase 2 per musei ed esercizi commerciali. Pertanto si presume riapriranno anche le gallerie. Siete pronte a ripartire? E se sì, in entrambe le sedi?
Come previsto dal decreto apriremo il 18 maggio le due sedi con le mostre attualmente in corso Did you Know you have a broken glass in the window di Anna Franceschini da Vistamarestudio a Milano e SENZA RUGHE di Armin Linke da Vistamare a Pescara. In questi mesi grazie alla loro disponibilità e al loro entusiasmo abbiamo avuto la possibilità – sia grazie a Journal che alle dirette Instagram – di garantire una continuità alle mostre anche al di fuori dello spazio fisico delle gallerie.
Come vi aspettate che reagirà il pubblico a questa possibilità? E il sistema dell’arte? Che aspettative avete?
Ci stiamo organizzando per dare modo a tutti di venire in galleria a vedere le mostre e siamo certe della risposta positiva sia di Milano sia di Pescara. Dopo due mesi di isolamento le persone hanno bisogno di stimoli e cultura: è un bellissimo segnale per ripartire. Stiamo già lavorando a un nuovo progetto da realizzare prima della pausa estiva perché crediamo che sia un dovere dell’arte leggere e anticipare il momento che stiamo vivendo.
– Santa Nastro
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