Una mostra al telefono, l’iniziativa anti-Coronavirus del Museo Catharijneconvent di Utrecht
Nella vastità di contenuti artistici che in queste settimane sono fruibili online, c’è chi decide di optare anche per lo strumento di comunicazione sociale per antonomasia: il telefono
Il Museo Catharijneconvent si trova a Nieuwestraat, nel cuore della città di Utrecht. Il polo raccoglie le opere di culto delle chiese olandesi e, oggi, risulta essere uno dei maggiori musei di arte sacra del Nord Europa, custodendo il calice di Lebuino, i suoi evangeliari assieme a quelli di Ansfrido e del vescovo Bernoldo, la veste imperiale di Federico Barbarossa, oltre a sculture romaniche e gotiche, pale d’altare, miniature, paramenti e arredi religiosi. La collezione permanente è dinamizzata da mostre temporanee, come Allemaal wonderen, inaugurata lo scorso 28 febbraio ma attualmente sospesa, in rispetto alle ordinanze di chiusura per contrastare il contagio. A tal proposito, il museo ha deciso di rispondere all’isolamento in maniera particolare.
PRONTO? PARLA LA MOSTRA
Ebbene, davanti alla vastità di contenuti online c’è chi escogita altri metodi di fruizione per mantenere un “rapporto umano” e incuriosire i visitatori costretti alla quarantena. Come? Dedicando una linea telefonica alla scoperta di una mostra. Così nasce l’iniziativa firmata dal Museo Catharijneconvent per conoscere l’anteprima di Allemaal wonderen – Miracles all around us, una mostra che indaga i miracoli visti dagli artisti. L’alone di mistero che si respira attorno alla manifestazione di questi straordinari eventi ha sempre incuriosito l’uomo, incapace di capirne la sorgente e di misurarne la tangibilità. Questo aspetto ha sempre avuto un certo fascino sull’arte e sugli artisti, da Rembrandt a Mondrian, fino a Marina Abramović; il museo ha così deciso di far dialogare diverse opere provenienti da collezioni internazionali.
LA MOSTRA SUI MIRACOLI NELL’ARTE
I miracoli, tipicamente, si rivelano in fasi cruciali della vita in diverse culture, che potrebbero essere racchiuse in tre grandi momenti: nascita, vita e morte; le stesse sezioni con le quali si è deciso di sviluppare l’esposizione, dando la possibilità al pubblico di trovare la propria prospettiva e riflessione in quella sottile linea di confine tra cielo e terra, tra religiosità e umanità, tra approccio scientifico e ricerca artistica. “Con il Covid-19 che ha stretto la sua presa sul mondo, la mostra si è arricchita di un significato completamente nuovo”, dichiara ad Artribune Rosa van der Wielen del Museo Catharijneconvent. “Perché tutti noi abbiamo bisogno di un miracolo in questo momento! Quando si chiama il numero, si hanno quattro opzioni: la prima riguarda una storia miracolosa di uno dei nostri colleghi, sopravvissuto allo tsunami nel 2004; la seconda fa riferimento alla mostra stessa, attualmente non visitabile, naturalmente; la terza dà la possibilità di lasciare la testimonianza della propria storia di miracolo sul sito www.catharijneverhalen.nl; infine la quarta riguarda la cooperazione con una stazione televisiva in Olanda”.
DA DOVE VIENE IL DESIDERIO DI UN MIRACOLO?
L’argomento è approfondito nel catalogo Allemaal wonderen (acquistabile online), scritto da tredici autori, tra cui anche Susan Smith. Nella descrizione si legge: “da dove viene il nostro desiderio di miracolo?”. Una domanda profonda e in linea con la situazione critica che tutto il mondo sta vivendo inerme.
– Valentina Muzi
https://www.catharijneconvent.nl/tentoonstellingen/wonderen/
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