Stefano Cagol – Reagente
Opera inedita in visione sui siti Web e canali social.
Comunicato stampa
Fondazione Pietro e Alberto Rossini e Rossini Art Site, per il ciclo “Gli amici di Alberto Rossini”, presentano Reagente, la nuova opera di Stefano Cagol (Trento, 1969), realizzata appositamente per i propri canali Web istituzionali e social, disponibile a partire da mercoledì 13 maggio e fino al 13 giugno 2020.
L’opera di video-arte commissionata a Stefano Cagol si inserisce nel ciclo annuale “Gli Amici di Alberto Rossini”, giunto oggi alla sua quinta edizione. La rassegna, dedicata al collezionista scomparso nel 2015 autore della collezione disseminata nell’omonimo parco, nelle scorse edizioni ha presentato mostre di artisti con i quali Alberto aveva intrattenuto rapporti di amicizia. In questa particolare situazione di emergenza, si è optato invece per la commissione di un’opera video firmata dall’artista Stefano Cagol, ispirata al collezionista e che sarà realizzata dall’artista in piena clausura, tra le Alpi trentine. L’opera potrà dunque essere goduta, in alta risoluzione, attraverso i propri schermi domestici, per l’intero arco di un mese. Stefano Cagol è un artista concettuale che, oltre a realizzare performance e installazioni, nella sua ricerca impiega largamente il video.
Stefano Cagol affronta, e spesso anticipa, questioni globali come i cambiamenti climatici, le riserve energetiche, il mutamento dei confini e le pandemie in progetti multiformi e multi sito che fanno propri mezzi sia della natura che tecnologici e meccanismi di coinvolgimento sia delle istituzioni stesse sia del pubblico. Formatosi all’Accademia di Brera e conuna borsa di studio post-dottorato del governo del Canada presso la Ryerson University di Toronto, è vincitore dell’Italian Council 2019 e ha partecipato alla 14° Curitiba Biennale, 2° OFF Biennale Cairo, Manifesta 11 Zurich, 55° Biennale di Venezia, 2° Xinjiang Biennale, Barents Art Triennale 2013e 1° Biennale di Singapore.
In Reagente, Stefano Cagol parte dall’ascolto di una registrazione audio in cui Alberto Rossini narra la sua vicenda di collezionista: una chiacchierata informale, avvenuta con Francesca Guerisoli e Chiara Mu nel gennaio 2015, pochi mesi prima della scomparsa del collezionista. Da qui, l’artista coglie alcuni aspetti che lo portano a pensare l’opera che genera da precisi dettagli che riconduce alla tavola periodica degli elementi: “Innescare reazioni, indurre alla riflessione è un privilegio dell’arte, e Alberto sapeva essere reattivo a questi impulsi. La chimica può essere un’efficace metafora per raccontare il rapporto con l’arte, ma anche gli eventi di una vita nella concatenazione tra cause ed effetti, tra DNA, destino e capacità di cogliere quanto ci circonda”. Cagol individua nel numero 19 un numero “magico” per Rossini, un elemento che ricorre nei racconti dell’uomo e nella sua pratica collezionistica: nato il 19 febbraio, a 19 anni iniziò la sua collezione, commissionando la sua prima opera, il monumento per la lapide del padre; diciannovenne lo lasciò il suo secondogenito Pietro, al quale decise di intitolare la Fondazione.
Nella tavola degli elementi, il 19 indica un metallo alcalino, il kalium (potassio), un metallo lucido argenteo, talmente morbido che può essere tagliato con il coltello. Questo elemento provoca una fiamma viola e una forte reazione al contatto con l’acqua. Fuoco e acqua: due elementi opposti, apparentemente inconciliabili, quali la vita e la morte, che riescono a convivere nella storia di Alberto grazie all’arte, potente reagente, proprio come il kalium.
Il video gioca su questo contatto tra opposti, questa dimensione alchemica che si relaziona con le parole, il vissuto, il racconto dell’uomo e del collezionista. Il metallo – in generale – è l’elemento a cui Alberto fu più legato nella sua pratica collezionistica: le opere che prediligeva erano, infatti, realizzate con materiali imperituri, resistenti al tempo.
Acqua e fuoco sono anche elementi propri della ricerca di Stefano Cagol, che da sempre si rifà a simboli della natura per raccontare quanto stiamo vivendo, come i maestri cari ad Alberto, a partire da Joseph Beuys. In Reagente, così, acqua e fuoco sono materiali eletti a creare inedite visioni ossimoriche, capaci di evocare l’esperienza del collezionista e il suo rapporto con l’arte.
Reagente si basa sulla creazione di immagini video inedite scaturite dal contatto del metallo con l’acqua, realizzate con l’ausilio di dispositivi quali videocamera a infrarossi, microscopio ed endoscopio. Mettendo in atto una traduzione metaforica di suggestioni scientifiche, l’opera si muove su più livelli, intrecciando le nuove immagini simboliche con estratti vocali, trascrizioni delle parole di Alberto e suoni ambientali caratterizzanti, per dare vita a un flusso immersivo ed evocativo, volto a suscitare nello spettatore quella capacità di comprendere e “andare oltre” propria del collezionista.