Gallerie d’arte online. Intervista a Wide VR, startup ideatrice del Massimo De Carlo Virtual Space
Abbiamo intervistato Edoardo Graziadei – cofondatore della startup specializzata in contenuti real-time per l’arte che ha realizzato la nuova galleria virtuale di Massimo De Carlo – per farci raccontare il rapporto tra il mondo dell’arte e la realtà virtuale
Nel corso degli ultimi due mesi, caratterizzati in Italia ma anche nel resto del mondo dal lockdown da Coronavirus, sono state tantissime nel mondo dell’arte le iniziative promosse attraverso gli strumenti digitali. Musei, fondazioni, gallerie e persino fiere e biennali hanno trasferito programmazioni ed eventi sul web, proponendo al pubblico mostre, attività didattiche e piattaforme di vendita. In questo ultimo caso, a essere particolarmente attivi sono soprattutto i galleristi: giusto per citare un po’ di storie di cui vi abbiamo già parlato, David Zwirner e Larry Gagosian hanno trasferito sul proprio sito web le attività di vendita, Oliver Miro ha ideato una piattaforma che sfrutta le realtà aumentata e virtuale per permettere alle gallerie di realizzare mostre attraverso la scansione 3D, mentre in Italia Massimo De Carlo ha addirittura pensato di inaugurare un nuovo avamposto della propria galleria ma in uno spazio virtuale. Aldilà dell’emergenza sanitaria che in questo momento incombe sull’intero pianeta, cosa spinge le gallerie d’arte – soprattutto quelle con avamposti nelle più grandi metropoli internazionali – a dare vita ad attività e addirittura a spazi digitali? Ne abbiamo parlato con Edoardo Graziadei, architetto e fondatore, insieme al gallerista Andrea Zardin, di Wide VR, la startup milanese specializzata in contenuti real-time per l’arte che ha sviluppato il Massimo De Carlo Virtual Space.
Quando e in che modo avete iniziato a realizzare gallerie d’arte virtuali?
Con Wide VR dal 2017 realizziamo spazi espositivi virtuali che consentono all’utente di muoversi liberamente e interagire. Gli spazi possono essere visitati sia in modalità desktop che in realtà virtuale. Siamo stati tra i primi a utilizzare la tecnologia real-time nel mondo dell’arte. Nel 2017 abbiamo sviluppato la prima galleria d’arte real-time con movimento in assoluto (a Milano), e nel gennaio 2019 abbiamo presentato la prima fiera d’arte completamente virtuale, presentata ad AAF Milano in uno stand dedicato. Nell’aprile dello stesso anno abbiamo presentato a miart un padiglione fieristico virtuale con una mostra curata da That’s Contemporary. Stiamo attualmente lavorando con gallerie ed istituzioni italiane e internazionali.
Perché avete iniziato a realizzare spazi espositivi virtuali? Da quali considerazioni è partito il vostro progetto?
Wide VR parte dall’idea che lo spazio fisico, in un mondo in rapido sviluppo, sia un bene sempre meno accessibile. Le tecnologie digitali, al contrario, stanno entrando a far parte della nostra vita in un modo che non avremmo mai immaginato. Io sono architetto e mi ha sempre incuriosito la possibilità di implementare lo spazio fisico con la tecnologia; da qui è nata l’idea di “space extended”, applicabile a gallerie d’arte, musei e archivi. Aggiungere uno spazio virtuale a quello fisico significa poter esporre opere in magazzino, lontane o semplicemente concepire una nuova programmazione.
Questo è il caso del vostro progetto per Massimo De Carlo, VSpace…
La nuova galleria di De Carlo è a tutti gli effetti uno spazio che va ad affiancarsi alle gallerie esistenti, superando il concetto tradizionale di galleria. Con la realtà virtuale non ci sono limiti e non esistono regole strutturali; per questo siamo convinti che sarà molto interessante sperimentare soluzioni che vanno oltre l’idea di architettura, permettendo ad artisti e curatori di attuare soluzioni impensabili nella realtà.
Hai detto che “Wide VR parte dall’idea che lo spazio fisico, in un mondo in rapido sviluppo, sia un bene sempre meno accessibile”. Perché lo spazio fisico è sempre meno accessibile (emergenza sanitaria in corso a parte)?
Lo spazio fisico, nelle grandi metropoli, è sempre meno accessibile in termini di costi e disponibilità. Nel 2100 circa 3/4 della popolazione mondiale vivrà nelle città: avremo quindi più persone in meno spazio. Inoltre il mercato immobiliare è in continua crescita, con prezzi divenuti proibitivi per la maggior parte degli individui. Di conseguenza credo che la possibilità di aprire una sede virtuale rappresenti per una galleria un vantaggio sostanziale anche in termini economici, oltre che di “hype”.
Quali sono le esigenze che spingono le gallerie d’arte (soprattutto quelle che sono presenti con sedi fisiche nelle principali città del mondo e sono presenze fisse nelle maggiori fiere di settore, come la stessa Massimo De Carlo) a sviluppare piattaforme digitali?
Le esigenze di che spingono un gallerista a sviluppare nuove piattaforme digitali sono molteplici. Una è legata alla possibilità di offrire a pubblico e collezionisti un’esperienza molto più “engaging” rispetto al digitale tradizionale, con l’obbiettivo finale di aumentare la visibilità e le vendite, ampliando così l’offerta espositiva, con costi molto ridotti rispetto all’allestimento di una mostra in uno spazio reale. Poi c’è l’aspetto legato alla fruizione delle opere: uno spazio digitale può rendere immediato l’accesso a opere geograficamente lontane o in magazzino. Questo aspetto è molto interessante per il settore museale, se si pensa che oltre il 90% delle collezioni dei grandi musei sono conservate in storage.
Come prevedete possa svilupparsi o evolversi in futuro il rapporto tra il mondo dell’arte e le tecnologie digitali?
In futuro la tecnologia digitale avrà un ruolo importante nel mondo dell’arte. Anche se non si potrà mai sostituire un’opera d’arte con la sua riproduzione, come sosteneva Walter Benjamin nel celebre saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, avremo a disposizione uno strumento sempre più evoluto in grado di generare nuove esperienze. Si apriranno poi nuove possibilità come la sperimentazione di spazi espositivi che superino l’idea tradizionale di architettura. Un’altra nuova frontiera sarà quella di permettere a tutti di esporre contenuti all’interno di uno spazio virtuale personalizzabile. In Wide VR stiamo lavorando a questo tema da oltre un anno, e abbiamo un progetto in arrivo.
– Desirée Maida
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