La Fase 2 dei Musei: intervista a Francesco Cellini, Presidente dell’Accademia di San Luca
Molte le preoccupazioni dei musei che si apprestano a riaprire: staff e pubblico in sicurezza, sanificazione, come proseguire le attività in smart working. Analizziamo questi tempi con Francesco Cellini, Presidente dell’Accademia di San Luca di Roma
Continua il nostro racconto della Fase 2 dei Musei italiani. Dopo l’annuncio della riapertura delle OGR Tech a Torino, le interviste ai direttori del MAN di Nuoro e del Centro Pecci, le notizie provenienti dal Maxxi di Roma, i racconti dal MEIS di Ferrara e dalla Pinacoteca Agnelli di Torino, ritorniamo nella Capitale e parliamo con Francesco Cellini, Presidente della Accademia di San Luca. Ecco cosa ci ha detto.
Come avete salutato la notizia di una possibile riapertura del 18 maggio?
Con preoccupata soddisfazione.
Sarete pronti per quella data?
Bisogna premettere che le attività svolte dall’Accademia, in tempi normali, possono suddividersi così: quelle che implicano un’affluenza, talora notevole, di pubblico (per esempio: mostre, conferenze, convegni, tavole rotonde, presentazioni di libri, viste della galleria ecc.); quelle che implicano una limitata affluenza di pubblico e, in genere, di specialisti (per esempio: per la consultazione del materiale librario, archivistico, artistico, e i contatti con gli uffici ecc.); quelle che implicano il contatto diretto fra i funzionari e dipendenti dell’Accademia e i materiali artistici, librari e documentari che costituiscono il patrimonio accademico (per esempio: catalogazioni, schedature, ricerche, riordino, conservazione e restauro ecc.); quelle che implicano la presenza del personale nella sede accademica (per manutenzione, gestione impianti, pulizia, portineria ecc.); quelle che ammettono di essere svolte individualmente (o in contatto on-line con altri) anche al di fuori della sede accademica (per esempio: la produzione editoriale, la gestione del sito, parte della gestione dei prestiti di opere, parte delle funzioni culturali, amministrative, di segreteria, gestionali e direttive ecc.).
Un bel quadro. Come ci comportiamo?
Di conseguenza siamo pronti a riattivare, con tutte le cautele necessarie e con una particolare attenzione alla definizione di adatti orari di lavoro, lasciando le ultime tre categorie per queste ultime, ove possibile, ampi spazi all’home working. Le prime due invece saranno avviate secondo una programmazione più dilazionata, anche in funzione dello stato sanitario generale (vedi più sotto).
Avete ricevuto delle linee guida o dei criteri di base per ciò che concerne le tecniche di distanziamento sociale e la sicurezza dello staff?
Sì
Quali saranno le prime azioni che porterete avanti?
Il potenziamento nella distribuzione e nella produzione culturale on-line (cosa che stiamo già facendo utilizzando la piattaforma Nam – Nuovo archivio Multimediale), delle relazioni internazionali dell’Accademia, il miglioramento delle strutture interne, sia per garantire la sicurezza, sia per migliorare ed adeguare le capacità ricettive, ambientali ed espositive dell’Accademia.
Come pensi che cambierà il rapporto tra museo e spettatore?
Al di là dell’ovvia previsione di un lento, forse lentissimo, ritorno alle forme di affluenza precedenti, questo rapporto deve obiettivamente cambiare, superando l’attuale iper-concentrazione su pochissimi luoghi, eventi, monumenti o opere ritenuti eccellenti e il contemporaneo disinteresse ed abbandono per il patrimonio e la produzione artistico-culturale diffusa. Questa pausa forzata dovrebbe permettere infine la constatazione e la modificazione di alcuni degli aspetti più distruttivi del turismo mercantile e culturale di massa, quelli appunto che si basano sulla semplificazione e sull’iper-concentrazione, diventando i motori essenziali delle dinamiche sociali globali (e pure, per riflesso, delle generalizzate distorsioni della percezione dell’arte).
State cercando di aprire un dialogo con il Ministero? Con che richieste?
Al momento, no.
Cosa salvi dei tuoi piani precedenti e cosa pensi che invece ormai sia irrecuperabile e irrimediabilmente obsoleto?
L’Accademia ha alcune funzioni stabili ed una programmazione vivace, ma non frenetica, che in buona parte non c’è ragione di considerare obsoleta. Si impongono però alcune urgenze (si ponevano già prima del Covid) che ci orientano verso una critica più accurata e pungente per le condizioni di subalternità funzionale in cui il nostro paese ha ridotto la produzione artistica ed architettonica. L’accademia è, prima di tutto un’associazione di artisti.
Quali sono le urgenze, a tuo parere, fondamentali per la ripartenza dell’intero settore dell’arte?
Ora è urgente analizzare (con precisione e senza equivoci) le condizioni, i ruoli e, soprattutto, le distorsioni e le inadeguatezze della produzione e del mercato (artistico ed architettonico).
–Santa Nastro
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