Street style senza barriere. Il trionfo del fai-da-te durante la quarantena
Uno dei kit più venduti in questo momento su Amazon lo acquista chi ha deciso di colorare la sua T-shirt bianca utilizzando il tie-dye. Chi lo compra? Benvenuti nel mondo dei consumi della Generazione Z.
Già da tempo le manifestazioni ispirate a una ormai melanconica couture apparivano esangui, interessanti solo per una confraternita di dame e damine della moda fuori tempo massimo. Allo stesso modo nessuno dotato di un minimo di lungimiranza ha davvero potuto credere che le performance camp dell’ultimo Sanremo avessero un qualche significato al di fuori dell’azione di marketing mordi e fuggi. Già l’attenzione di una major della moda come Louis Vuitton si stava orientando altrove, riversando i budget milionari del proprio marketing verso l’area dello sport agonistico e costruendo un partenariato pluriennale con la NBA, la lega professionistica di pallacanestro di Stati Uniti e Canada. Accordo che includeva una capsule collection disegnata da Virgil Abloh, direttore artistico di Louis Vuitton uomo.
MODA E SPORT
Se è vero che da tempo David Beckham, Victor Cruz, Russell Westbrook effettuavano campagne per orologi, profumi e biancheria intima, collaborazioni così strutturate ancora non se ne erano viste. Non si conoscono i termini dell’accordo previsto da Vuitton con l’NBA, ma certo deve contenere cifre impressionanti, visti i competitor in gioco: colossi come Nike o Adidas, che da sempre dominano le sponsorizzazioni atletiche.
Questi ultimi, dal canto loro, stavano intrecciando la medesima traiettoria – anche se percorsa in senso inverso –, lasciandosi coinvolgere nelle ultime fashion week. Nike ha aperto il ciclo moda dando vita a un imponente show focalizzato sulle uniformi olimpiche realizzate per il team USA di Tokyo 2020. In passerella la campionessa di salto in alto Vashti Cunningham, la skateboarder Sky Brown, la cestista Diana Taurasi. E ancora leggende olimpiche quali Lisa Leslie, Carl Lewis, Brandi Chastain e Joan Benoit Samuelson.
All’accordo con l’NBA di Louis Vuitton LVMH stava affiancando pure la campagna autunno/inverno 2020 di Loewe scattata da Steven Meisel con Megan Rapinoe, capitano della squadra nazionale di calcio femminile USA vincitrice della Coppa del Mondo.
Dal canto suo, Prada ha annunciato nel novembre scorso una nuova partnership con Adidas: una limited edition costituita da una sneaker ribattezzata Superstar in abbinamento con una borsa denominata Bowling. Ancora LVMH – questa volta con Dior uomo – ha presentato il frutto di una collaborazione che dalla prima sneaker realizzata con il Jordan Brand di Nike sta evolvendo verso una collezione prêt-à-porter completa. “Abiti che si basano sullo stile, fuori dal campo di gioco, di Michael Jordan”, ha dichiarato il direttore artistico Kim Jones.
LOCKDOWN E MODA FAI DA TE
Poi è arrivato il maledetto virus e tutto si è bloccato, all’istante. Il boom dello streetwear si è convertito in quello dell’homewear. Tutti in tuta: per mesi dentro casa o al massimo in coda ai supermercati.
Il desiderio però sembra non trovare limiti. Mancano gli spazi, manca la socialità, mancano magari pure i soldi? Non importa, c’è il kit per farsi in casa un tye-die assolutamente esclusivo.
Un fenomeno passeggero strettamente collegato all’emergenza? Non pare proprio: a questo riguardo il mood della Generazione Z premia l’individualità e le preoccupazioni etiche ormai divenute conoscenza comune che la moda porta con sé: è quanto emerge dall’ ultima ricerca a riguardo di McKinsey. Se fare i vestiti da sé poteva apparire appannaggio di una di nicchia numericamente insignificante sino a qualche mese fa, la pandemia ha accelerato l’hobby. Un facile punto di accesso alla moda fai-da-te è appunto il tie-dye, divenuto la tendenza globale da quarantena. Sulle piattaforme preferite dalla Generazione Z come YouTube e TikTok i tutorial proliferano. Fino a oggi l’hashtag #tiedye è stato visto 584 milioni di volte su TikTok e su Depop ci sono attualmente più di 57mila articoli con un tag #tiedye.
‒ Aldo Premoli
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