Case d’aste in pandemia. Le opinioni di Finarte
Nuovo appuntamento con l’inchiesta sul futuro delle case d’aste all’indomani del lockdown. Stavolta abbiamo contattato Finarte.
Parola a Fabio Massimo Bertolo, Business Development – Finarte Auctions, in merito alle strategie che la casa d’asta con sede a Milano e a Roma sta mettendo in campo per fronteggiare le conseguenze della pandemia.
Analizziamo l’impatto del lockdown sulle vostre attività presenti. Come avete riorganizzato i vostri flussi di lavoro per gestire le necessità operative di una casa d’aste e mantenere saldo il contatto con i clienti e i collezionisti?
In periodo di lockdown e di conseguente chiusura delle nostre due sedi di Milano e Roma, abbiamo dovuto spostare tutta l’operatività sul web. Attraverso la nostra newsletter e le continue comunicazioni sul sito abbiamo mantenuto i contatti coi nostri clienti, sia venditori che compratori. Oramai la prima scrematura delle opere proposte avviene attraverso l’invio e il successivo studio di foto spedite via whatsapp ai nostri esperti di settore. Questo ci ha consentito in qualsiasi momento, anche da casa, di fornire valutazioni precise, attendibili e aggiornate. Nell’impossibilità materiale di “vedere” le opere, tutti gli esperti hanno potuto seguire i clienti in remoto fornendo via email costanti aggiornamenti sulle nostre attività. Nei pochi spostamenti consentiti abbiamo poi risolto problemi di spedizioni di opere e di pratiche doganali e/o legate all’esportazione.
Le case d’aste sembrano aver anticipato l’attuale e necessaria presenza online degli operatori dell’arte, avendo già in precedenza presidiato la rete con sessioni di vendita esclusivamente via web. Quali le previsioni per il futuro, seppure in un momento di grande incertezza, delle vostre attività? E quali i punti di forza e di debolezza di questo passaggio al virtuale?
Dal lato delle vendite, abbiamo organizzato online due aste a dir poco trionfali: di Fotografia il 17 marzo, con un aggiudicato di € 400.000, record di vendita per il settore in Italia, e di Grafica Moderna e Multipli d’autore, con un risultato di € 160.000, ma soprattutto un aggiudicato di lotti superiore all’80% e di valore oltre il 135%. La prima vendita si è svolta “a porte chiuse” a Milano, con il banditore sul rostro e i colleghi attorno pronti a raccogliere offerte dal web e dai telefoni. La successiva di Grafica ha visto l’esordio (forse in prima mondiale) di un’asta “da casa”: la vendita – durata oltre tre ore, per più di 200 lotti in catalogo – si è svolta infatti interamente dall’abitazione del banditore in diretta streaming, con due colleghe che dal suo salotto hanno gestito in remoto le varie piattaforme e i diversi collegamenti telefonici coi clienti. Il passaggio epocale dalla sala d’aste all’asta in sala è stata una scelta inevitabile in tempi di lockdown che potrebbe in realtà trasformarsi in una scelta volontaria, se si valutano a mente fredda i vantaggi dell’operazione.
Ovvero?
La sala tradizionale è da tempo in forte crisi, le transazioni avvengono prevalentemente sul web tramite le piattaforme e via telefono, e questo rende sempre più “irrituale” il momento dell’asta. Risparmi considerevoli in termini economici, semplificazione nella gestione della vendita, possibilità di organizzare ovunque vendite all’asta “in loco” sono gli indubbi vantaggi su cui credo sia necessario e opportuno riflettere.
D’altronde, le crisi servono anche a questo, a cambiare i modelli di riferimento, a trovare nuove soluzioni, a innovare sulla strada indicata dalla tecnologia. Il modello delle aste tradizionali con catalogo stampato, esposizione e vendite all’asta all’ora convenuta ha forse fatto il suo tempo: al catalogo tradizionale ormai può essere sostituito il catalogo digitale comodamente consultabile ovunque sul proprio smartphone; l’esposizione può diventare un momento più esclusivo, su appuntamento, dilatata nel tempo per consentire ai clienti di godere appieno della selezione di opere offerte in asta; la vendita potrebbe non richiedere più il rituale della sala, e svolgersi in remoto ovunque e in orari più comodi. Il digitale sta abbattendo molte barriere e l’opera, non più semplicemente riprodotta come da benjaminiana memoria, può essere fruita in modalità differente. Non si può e non si deve eliminare il contatto fisico con la concretezza dell’opera d’arte, però si può rivedere l’intero processo di promozione e di vendita dell’oggetto a partire dalla smaterializzazione offerta dal digitale. Ristudiando l’intero processo che sottende a un’asta, si potrebbe capire come i reali momenti di contatto con l’opera d’arte si riducano a quelli dell’esposizione: il prima e il dopo può avvenire con modalità diverse, più agili, più smart come si direbbe ora.
Dopo un 2019 all’insegna della crescita per le case d’aste, con il settore dell’arte moderna e contemporanea in vetta ai fatturati, è ora prevedibile uno scenario di rallentamento economico e tempistiche lunghe per un ritorno alla normalità. Quale il sentiment dei vostri collezionisti in questo frangente e quali le strategie che sarà per voi prioritario prevedere?
Una grande rivoluzione è in atto nelle case d’asta. Una rivoluzione che interessa tutti i dipartimenti ma che trova alcuni settori del collezionismo più “preparati” e disponibili di altri al cambiamento. Ci sono settori quali la fotografia, la grafica, i libri, i vini, per fare solo alcuni esempi, dove la fruizione dell’oggetto e l’esatta comprensione della sua natura possono avvenire anche tramite il digitale; o perché sono multipli o perché la qualità di descrizione/riproduzione degli oggetti è talmente elevata da rendere non necessaria la fruizione diretta. In altri ambiti questo è più complicato. L’arte antica soprattutto deve essere vissuta concretamente, perché sono opere che perdono la loro forza sullo schermo di un computer. Lo stesso dicasi per molta Arte Moderna, dove contano i volumi, le forme, i vuoti e i pieni dati dal colore materico sulla tela, i materiali, tutti elementi che rendono questo settore poco fruibile per via digitale e il passaggio in sala per visionare le opere ancora necessario. Sicuramente in un futuro prossimo la qualità delle immagini (realizzate anche a livello tridimensionale) migliorerà enormemente la nostra percezione a volte troppo piatta delle opere. Piccoli video stanno comparendo nei siti delle varie case d’asta per descrivere “in movimento” l’oggetto proposto, ma sono ancora esperimenti embrionali.
Che cosa vi aspettate dal futuro?
La previsione per i prossimi mesi è obiettivamente critica. Noi stiamo organizzando l’asta di Arte Moderna e Contemporanea a Roma il 28 maggio, il catalogo è già on line e siamo fiduciosi nell’interesse dei nostri collezionisti, in virtù della qualità delle opere selezionate. Perché in un momento come questo l’arte rappresenta spesso un’àncora di salvezza: solleva gli animi, consente di pensare ad altro ora che abbiamo molto tempo “libero”, crea spazi di investimento alternativi, offre la possibilità di comprare a prezzi decisamente calmierati opere di indubbia qualità. Paradossalmente abbiamo osservato che la chiusura totale ha riportato l’attenzione sulle cose che contano per tutti noi, e questo vuol dire che i collezionisti hanno in questa fase riscoperto il piacere della loro collezione rifugiandosi in essa, cercando di studiarla meglio e di arricchirla. Organizzeremo a giugno altre due aste importanti, di Fashion Vintage (11 giugno) e di Gioielli, Orologi e Argenti (dal 22 al 24 giugno), mentre a luglio concluderemo la stagione con il consueto appuntamento per i collezionisti di Libri e Manoscritti (2 luglio); un calendario ridotto ma che ha voluto confermare per ogni settore i propri appuntamenti, convinti che il collezionista, anche se in tono minore, debba pur sempre trovare un catalogo e un’asta che l’aspetta. L’autunno, ci auguriamo tutti, potrebbe essere il momento della svolta; appena si potrà circolare con più fiducia per il Paese, sono certo che i nostri collezionisti torneranno ad aprirci le porte di casa per far stimare opere da vendere e accogliere opere acquistate.
Di certo questa fase non potremo mai delegarla al web: tutti noi abbiamo bisogno di entrare nelle case ed entrare in empatia con le persone, per stabilire quel sottile filo di fiducia mista a perspicacia che ci consente di operare professionalmente, nel rispetto della passione che ci anima.
‒ Cristina Masturzo
LE PUNTATE PRECEDENTI
Case d’aste in pandemia – Il Ponte
Case d’aste in pandemia – Sotheby’s
Case d’aste in pandemia – Christie’s
Case d’aste in pandemia – Wannanes
Case d’aste in pandemia – Meeting Art
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