Nell’epoca del selfie e dell’auto-rappresentazione mediata, Bianco-Valente ci invitano ad attraversare e vivere le immagini come fossero un meta-racconto. Si tratta di immagini che per il lettore esistono in quanto narrate, commentate. La coppia napoletana, non nuova a progetti coraggiosi e per certi versi spiazzanti, fa coincidere le immagini col loro racconto. A declinare questa epica iconica, Bianco-Valente hanno invitato una piccola comunità diffusa di sguardi più o meno legati al loro universo artistico, ai quali ha donato una fotografia a condizione che fosse svelata nella sua essenza narrativa e non esposta in pubblico.
Emerge un tessuto narrativo volutamente frammentario ed evocativo intriso di mistero, che immerge chi legge in un flusso, un sottofondo di immagini private della condivisione pubblica. Si entra in un mondo dove le immagini consistono di una parziale e privativa condizione che ribalta l’idea che un’immagine esiste perché coincide con il suo apparire. Storie che si dilatano portando la loro origine in una dimensione che va oltre il visibile. Uno sguardo di conoscenza che si compone come racconto, come ecfrasi che sfida il suo stesso oggetto.
Questa figura retorica, che ben si appunta al progetto messo in campo da Bianco-Valente con la complicità di Gianni Romano/Postmedia Books, tenta una comunicazione più espressiva e aperta di quanto possa essere un’immagine, cerca di trasmettere di più di quanto farebbe l’esperienza visiva stessa. Delizie e tormenti dello sguardo che non ha più codici stabili ma luoghi, spazi, persone dove perdersi. È qui che entrano in gioco, riverberano quei fantasmi che ci conducono in una sorta di labirinto dai sentieri frammentati e dispersi composti da ogni sorta di materiali spuri o addirittura antinomici dove trovare la via d’uscita richiede l’atteggiamento del paziente esploratore.
ARTE E APPARTENENZA
Ne Il libro delle immagini Bianco-Valente indicano come possibilità unica dell’arte quella di una sensibilità cronicamente infantile allenata alla sconfitta e alla precarietà, che si muove attraverso una matassa di legami in cui pubblico e privato, visibile e nascosto, risultano alla fine inestricabili, confusi: una realtà che ha sempre un dietro e un altro, un complotto, un occulto. La realtà è complicata, e hanno un peso anche le passioni dei singoli, gli affetti, le frustrazioni, le ambizioni. Siamo trascinati in una sequenza di storie che vivono di continui rimbalzi e rovesciamenti, dove è possibile cogliere consonanze e dissonanze – che ci proiettano dentro un meccanismo assurdo. Del resto, come ci ha insegnato lo scrittore americano David Foster Wallace, “ogni storia d’amore è una storia di fantasmi” e scrivere è “praticare il massaggio cardiaco agli elementi di umanità e magia che ancora resistono”, e ancora, “parlare di cosa significa essere un fottuto essere umano”.
Ottantaquattro racconti intimi generano un legame affettivo con l’immagine ricevuta in dono, a sottolineare un senso nuovo di comune appartenenza. “Nei tempi bui, quello che definisce una buona opera d’arte mi sembra che sia la capacità di individuare e fare la respirazione bocca a bocca a quegli elementi di umanità e di magia che ancora sopravvivono ed emettono luce nonostante l’oscurità dei tempi” (D. F. Wallace).
‒ Marco Petroni
Bianco-Valente ‒ Il libro delle immagini
Postmediabooks, Milano 2020
Pagg. 208, € 16,90
ISBN 9788874902620
www.postmediabooks.it
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