A Venezia una mostra ripercorre la storia della Galleria del Cavallino

Palazzetto Tito, Venezia – fino al 30 giugno 2020. La mostra allestita in una delle sedi della Fondazione Bevilacqua La Masa fa rivivere la leggendaria Galleria del Cavallino, pietra miliare del panorama espositivi veneziano.

Questa mostra ‒ a differenza di quella organizzata nel 2008 alla Guggenheim in onore di Carlo Cardazzo ‒ non ci appare tanto come un omaggio, e forse non vorrebbe neppure esserlo, ma piuttosto come una messa a punto, una presa in carico.
Infatti, benché siano trascorsi ben 17 anni dalla chiusura della storica Galleria del Cavallino, il ricordo dei suoi lunghi anni di attività (1966-2003) è ancora vivido nella memoria dei protagonisti: artisti, critici, collezionisti e pubblico, che hanno animato la lunga stagione del Cavallino e che ancora occupano la scena artistica.
Alla scomparsa improvvisa del grande gallerista, collezionista e animatore culturale, quale fu Carlo Cardazzo, i figli Paolo e Gabriella, pur trovandosi, inaspettatamente, a dover gestire la “pesante” eredità paterna, dimostrarono di possedere intraprendenza e lungimiranza. E se da un lato proseguirono nel solco della tradizione, conducendo con successo l’attività editoriale e quella espositiva già avviate dalla Galleria, dall’altro seppero guardare alle nuove tendenze artistiche, come l’arte video e performativa di cui si fecero promotori e produttori.
È questo un punto cardine del concept della mostra ‒ ora in corso al Palazzetto Tito e già esposta al Museo del Paesaggio ‒ che il curatore Stefano Cecchetto ha bene evidenziato, sin dal titolo, e poi espresso analiticamente nei saggi in catalogo.
Per la Galleria del Cavallino sono transitati artisti italiani (locali e nazionali) e artisti stranieri, affermati ed emergenti, 400 mostre e 116 produzioni video hanno generato una mole enorme di materiali di ogni sorta che oggi possiamo ritrovare, per quanto attiene all’archivio, in comodato d’uso presso la Fondazione Cini e, per quanto riguarda la collezione filmica e video, in deposito temporaneo e per fini di ricerca e di preservazione presso il Laboratorio La Camera Ottica dell’Università di Udine.

Bruno Saetti, Composizione col sole, 1972. Collezione privata

Bruno Saetti, Composizione col sole, 1972. Collezione privata

GLI ARTISTI DEL CAVALLINO

La mostra ospita opere di Tancredi, al quale la Galleria nel 1983 aveva tributato un’importante retrospettiva, di Bruno Saetti, Edmondo Bacci, immancabile l’omaggio di Massimo Campigli alla famiglia Cardazzo, e ancora opere di Alberto Biasi, Mario De Luigi, Daniele Bianchi, Anselmo Anselmi, Jim Dine, David Hockney; la sequenza fotografica, eseguita da Mario Sillani, dell’indimenticabile performance Relation in Space di Marina Abramović e Ulay.
Suscita ammirazione e qualche nostalgia la presentazione, nell’ultima stanza, dell’arte video prodotta negli Anni Settanta. Sono presenti artisti quali Guido Sartorelli, Pier Paolo Fassetta, Luciano Celli, Luigi Viola, Michele Sambin, Claudio Ambrosini.
Essendo impossibile, nell’economia di una mostra, dar conto di tutti gli eventi occorsi, l’intera attività del Cavallino è stata quindi esposta, scandagliata e mirabilmente raccontata nei saggi a catalogo da storici e critici che da anni seguono le sorti della Galleria e dei suoi protagonisti, fra i quali: Luca Massimo Barbero, Giovanni Bianchi, Dino Marangoni e Lisa Parolo. Essa è stata inoltre ricordata nelle emozionanti testimonianze personali, sempre in catalogo, di Gabriella e Angelica Cardazzo, di Giovanni Soccol, di Paolo Patelli, Luigino Rossi e Carlo Montanaro.
Una mostra, questa, organizzata per evocare, per suggerire, quanto la stagione del Cavallino ha raccontato e ha ancora da raccontare, un messa a punto dicevamo, ma che non vuole mettere un punto sulle vicende della Galleria, semmai, piuttosto, un punto e a capo.

Adriana Scalise

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Adriana Scalise

Adriana Scalise

Adriana Scalise lavora presso l'Archivio della Biennale di Venezia, laureata in Lingue Orientali (Arabo) e in Conservazione dei Beni Culturali (Storia dell'Arte) da oltre dieci anni nutre interesse nei confronti della Fotografia nelle sue varie declinazioni (storia, estetica e pratica…

Scopri di più