Architetti d’Italia. Eugenio Gentili Tedeschi, l’eroe
In prima linea nella Resistenza, Eugenio Gentili Tedeschi ha scritto un importante capitolo della storia architettonica recente. Lo racconta Luigi Prestinenza Puglisi.
Ho incontrato la figura di Eugenio Gentili Tedeschi mentre raccoglievo testimonianze su Edoardo Persico. Ho scoperto così che la sera del 21 gennaio del 1935 lo studente del Regio Istituto Superiore di Architettura di Torino si reca alla Società Pro Cultura Femminile ad ascoltare una conferenza dal titolo Profezia dell’Architettura. Gentili ha solo 19 anni. Ma anche il conferenziere, pur apparendo provato dai segni del tempo, ha appena trentacinque anni. Gentili, come confesserà più tardi, non riesce a seguire completamente i sin troppo colti ma, a volte, oscuri e ingarbugliati riferimenti del critico napoletano. La tensione del critico lo appassiona, gli fa intravedere l’esistenza di un orizzonte morale dal quale il costruire possa ricavare le proprie motivazioni. Intuisce, insomma, che la nuova architettura immaginata e annunciata dal co-direttore di Casabella sia quella giusta da perseguire. Gentili, che proviene da una famiglia ebrea di musicisti e professori di musica, sarà deluso dall’Università. Si laurea nel 1939. Nel 1938 erano state promulgate le leggi razziali. Queste davano agli studenti ebrei la possibilità di terminare gli studi e di abilitarsi anche se, poi, di fatto impedivano loro la professione. Gio Ponti, con il quale entra in contatto durante l’esame di abilitazione, apprezzando le doti del neo architetto, lo farà illegalmente lavorare con sé. Gentili è però attratto dall’impegno dei razionalisti per il rinnovamento dell’architettura moderna. Tanto che, nei suoi ricordi, Ponti sarà trattato di sfuggita mentre a distanza di anni ricorderà un altro incontro. È con Giuseppe Pagano: co-direttore con Persico di Casabella. Avviene nel 1941, grazie alla presentazione di Guido Levi Montalcini. Pagano lo intrattiene per una mattinata. L’architetto e polemista, accanito sostenitore della moralità dell’architettura moderna, è deluso e amareggiato per le vicende italiane, culminate nel fallimento dell’E42, l’esperimento romano nel quale aveva riposto le proprie illusioni. L’alleanza con l’abile e cinico Marcello Piacentini ha, infatti, poco giovato alle sorti dell’architettura moderna: Mussolini ha fatto retromarcia rispetto alle aperture che nella prima metà degli Anni Trenta avevano fatto sperare gli architetti razionalisti e, oramai, impera in Italia l’accademia degli archi e delle colonne. Con “furore”, ricorda Gentili Tedeschi, Pagano mi illustrava le proprie architetture, così come l’anno prima aveva illustrato a lui ed ad altri giovani architetti l’Università Bocconi durante un sopralluogo di studio.
VERSO LA RESISTENZA
Nel 1943, dopo l’8 settembre, Gentili Tedeschi lascia Torino per raggiungere i propri genitori rifugiati in Valle d’Aosta. A seguito di una denuncia anonima, è arrestato e imprigionato nel carcere di Aosta con l’accusa di ebraismo. Grazie all’intercessione di Carla Consonni, segretaria dello studio Ponti, e ad una consistente somma di denaro, 30.000 lire, procurata dal padre, viene liberato, per raggiungere la Resistenza.
Gentili Tedeschi si comporta da eroe: tanto che nel dopoguerra l’United States Holocaust Memorial Museum e la Jewish Partisan Educational Foundation riconoscono pubblicamente il suo valore. Il periodo è documentato da una serie di suggestivi schizzi: Eugenio ha un talento innato per il disegno e ha studiato, durante gli anni della formazione, con il pittore Felice Casorati. Riprendendo e capovolgendo una immagine celebre di Hannah Arendt, raccontano la banalità del male e anche quella del bene. E a tutt’oggi testimoniano una lezione di vita. Che svergogna quella di decine di architetti, anche di talento, ma che sono stati degli abili voltagabbana e tuttavia, nel dopoguerra, non ci hanno lesinato lezioni di moralità.
Il 2 novembre del 1944 la formazione partigiana resiste a un furioso attacco. Gentile Tedeschi, vice commissario della brigata, decide, per sfuggire al massacro, di attraversare le Alpi. Cinque giorni di faticosa marcia nel gelo. A lui spetta portare a spalla una mitragliatrice da aereo “insieme a caricatori di munizioni e bombe legati in vita, con la neve alta fino al petto”. Arrivano in Francia, ma i francesi non si fidano e viene rinchiuso in un campo di prigionia sino a quando un aereo americano lo riporta a Roma.
Nella Capitale Gentili Tedeschi vive sino alla fine della guerra. Qui contatta Vittorio Morpurgo, già suo professore all’università di Torino, che gli propone di fargli da assistente. Incontra Beppe Lattes che aveva trovato un editore il quale avrebbe voluto pubblicare una rivista di architettura. Gentili Tedeschi si dà da fare e riesce a mettere insieme un comitato di redazione di altissimo livello: Luigi Piccinato, Silvio Radiconcini, Mario Ridolfi, Enrico Tedeschi, Bruno Zevi. E una redazione milanese composta da Piero Bottoni, Luigi Figini, Enrico Peressutti. Nasce Metron, la prima rivista di architettura a essere pubblicata nell’Italia liberata. Direttori Mario Ridolfi e Luigi Piccinato. A partire dal n. 28 Zevi diventa condirettore. “La rivista” ‒ci racconta Gentili ‒ “fu pubblicata per dieci anni sino a quando Zevi, con un colpo di mano, ne cambiò il nome in ‘L’architettura’ (titolo di una vecchia testata) assumendone la direzione. Vi fu uno scambio di lettere furibondo e tutto finì con la promessa di Zevi, puntualmente mantenuta, di tenere la rivista a nostra disposizione per qualunque cosa avessimo voluto pubblicare in futuro”.
L’ESPERIENZA CON MSA
Dal 1946 Gentili si trasferisce a Milano. Nello stesso anno incontra Giancarlo De Carlo. Nasce una grande amicizia nutrita da reciproca stima. Entrambi condividono l’idea che l’architettura razionale debba continuamente rinnovarsi senza paure e senza perdere la tensione morale originaria. Debba essere un metodo piuttosto che una formula stilistica. Nel 1948 Gentili è cooptato nel MSA, il Movimento Studi per l’architettura al quale aderiscono i migliori architetti milanesi e del nord Italia, nato in alternativa all’ APAO di Roma, l’associazione per l’architettura organica fondata da Zevi (Gentili Tedeschi aveva già aderito a quest’ultima ed è stato l’unico ad avere la doppia tessera, illudendosi che vi potesse essere una strada comune al razionalismo italiano, romano e milanese). Al MSA partecipano Franco Albini, Ludovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers, Lina Bo, Piero Bottoni, Irenio Diotallevi, Franco Marescotti, Luigi Figini, Gino Pollini, Ignazio Gardella, Pietro Lingeri, Vico Magistretti, Gabriele Mucchi, Marco Zanuso. Alla fine degli Anni Quaranta si aggiungeranno Carlo De Carli e Giancarlo De Carlo. E, dopo il 1955, Mario Asnago e Claudio Vender, Luigi Caccia Dominioni, Piergiacomo Castiglioni, Vittorio Gregotti, Ludovico Meneghetti, Marcello Nizzoli, Alberto Rosselli, Ettore Sottsass Jr.
Nel 1957 accade un evento che segnerà la cultura architettonica italiana. La rivista Casabella Continuità, dal 1953 diretta da Ernesto Nathan Rogers con in redazione il trio Gregotti, Zanuso, De Carlo, pubblica nel numero 214 del febbraio 1957 una lettera di dimissioni di De Carlo. De Carlo accusa il direttore Rogers di cedimenti sulla linea della razionalità e della modernità. Probabilmente nella redazione della rivista deve esserci stato uno scontro e anche molto duro, tanto che nella lettera di dimissioni De Carlo non cita Gregotti neanche di sfuggita, come se fosse il nulla. E difatti nel colophon del numero non compaiono né De Carlo né Zanuso ma solo Gregotti, promosso, caporedattore.
LO SCONTRO CON CASABELLA
Il numero successivo della rivista, il 215, brilla per dare la stura alle più pericolose tentazioni culturali del periodo. Sono pubblicati gli edifici neorealisti di Mario Ridolfi in via Marco Polo e le case di viale Etiopia, gli edifici di Gabetti e Isola a Torino tra i quali la Bottega di Erasmo, gli studi di Aldo Rossi sul Liberty e di Guido Canella sulla Scuola di Amsterdam, e la ricostruzione di Le Havre di Auguste Perret. Insomma un fascicolo a dir poco reazionario che solleva la reazione indignata di molti (a distanza di un paio di anni ci sarà l’attacco frontale del critico Reyner Banham sull’Architectural Review che accuserà la Casabella di Rogers di ritirata dal Movimento Moderno). Eugenio Gentili Tedeschi, che collabora con una certa continuità a Casabella, pensa di intervenire, anche per sostenere l’amico De Carlo. Manda una lettera indignata a Rogers che sarà pubblicata nel numero successivo, il 216. Accusa Casabella “di aver perso la sostanza di ciò che la può far chiamare rivista di architettura moderna” favorendo la crescita di “frutti mostruosi”. Un’accusa gravissima che è resa più grave dall’essere profferita da un uomo conosciuto per essere fermo ma mite ed equilibrato.
La polemica ha una immediata ripercussione sullo MSA di cui De Carlo è in quel periodo presidente e Gentili Tedeschi segretario. Si formano due partiti, ma la questione investe troppo i rapporti tra personalità e linee culturali diverse per poter essere risolta pacificamente. Il risultato è la dissoluzione dello stesso MSA che avverrà nel 1960.
Eugenio Tedeschi capisce che Gregotti e i giovani di Casabella, Aldo Rossi in testa, stanno minando le radici di quella razionalità che tanto faticosamente i maestri del Movimento Moderno avevano cercato di costruire. Scriverà anche un libro, Razionalismo, le cui bozze invierà a De Carlo ma che poi non pubblicherà (uscirà postumo per interessamento del suo allievo Andrea Savio). Pagherà queste sue prese di posizione con il silenzio dell’Accademia nei suoi confronti.
Eppure è stato anche un eccellente professore e un professionista di talento. Tra le sue cose migliori la Stazione di Porta Garibaldi, un’architettura cristallina come il suo pensiero e pulita come la sua moralità. Giornalista impegnato, oltre che con Metron e con numerosi articoli per Casabella e Domus, è stato per vent’anni il co-direttore di fatto della rivista Abitare, un punto alto nella divulgazione della buona architettura.
Un personaggio luminoso, integro e coerente da riscoprire e da amare in questo mondo dell’architettura spesso popolato da vanesie e ambigue mediocrità.
‒ Luigi Prestinenza Puglisi
LE PUNTATE PRECEDENTI
Architetti d’Italia #1 – Renzo Piano
Architetti d’Italia #2 – Massimiliano Fuksas
Architetti d’Italia #3 – Stefano Boeri
Architetti d’Italia #4 – Marco Casamonti
Architetti d’Italia #5 – Cino Zucchi
Architetti d’Italia#6 – Maria Giuseppina Grasso Cannizzo
Architetti d’Italia#7 – Adolfo Natalini
Architetti d’Italia#8 – Benedetta Tagliabue
Architetti d’Italia#9 – Michele De Lucchi
Architetti d’Italia#10 – Vittorio Gregotti
Architetti d’Italia#11 – Paolo Portoghesi
Architetti d’Italia#12 – Mario Cucinella
Architetti d’Italia #13 ‒ Mario Bellini
Architetti d’Italia #14 ‒ Franco Purini
Architetti d’Italia #15 ‒ Italo Rota
Architetti d’Italia #16 ‒ Franco Zagari
Architetti d’Italia #17 ‒ Guendalina Salimei
Architetti d’Italia #18 ‒ Guido Canali
Architetti d’Italia #19 ‒ Teresa Sapey
Architetti d’Italia #20 ‒ Gianluca Peluffo
Architetti d’Italia #21 ‒ Alessandro Mendini
Architetti d’Italia #22 ‒ Carlo Ratti
Architetti d’Italia #23 ‒ Umberto Riva
Architetti d’Italia #24 ‒ Massimo Pica Ciamarra
Architetti d’Italia #25 ‒ Francesco Venezia
Architetti d’Italia #26 ‒ Dante Benini
Architetti d’Italia #27 ‒ Sergio Bianchi
Architetti d’Italia #28 ‒ Bruno Zevi
Architetti d’Italia #29 ‒ Stefano Pujatti
Architetti d’Italia #30 ‒ Aldo Rossi
Architetti d’Italia #31 ‒ Renato Nicolini
Architetti d’Italia #32 ‒ Luigi Pellegrin
Architetti d’Italia #33 ‒ Studio Nemesi
Architetti d’Italia #34 ‒ Francesco Dal Co
Architetti d’Italia #35 ‒ Marcello Guido
Architetti d’Italia #36 ‒ Manfredo Tafuri
Architetti d’Italia #37 ‒ Aldo Loris Rossi
Architetti d’Italia #38 ‒ Giacomo Leone
Architetti d’Italia #39 ‒ Gae Aulenti
Architetti d’Italia #40 ‒ Andrea Bartoli
Architetti d’Italia#41 ‒ Giancarlo De Carlo
Architetti d’Italia #42 ‒ Leonardo Ricci
Architetti d’Italia #43 ‒ Sergio Musmeci
Architetti d’Italia #44 ‒ Carlo Scarpa
Architetti d’Italia #45 ‒ Alessandro Anselmi
Architetti d’Italia #46 ‒ Orazio La Monaca
Architetti d’Italia #47 ‒ Luigi Moretti
Architetti d’Italia #48 ‒ Ignazio Gardella
Architetti d’Italia #49 ‒ Maurizio Carta
Architetti d’Italia #50 ‒ Gio Ponti
Architetti d’Italia #51 ‒ Vittorio Sgarbi
Architetti d’Italia #52 ‒ Fabrizio Carola
Architetti d’Italia #53 ‒ Edoardo Persico
Architetti d’Italia #54 ‒ Alberto Cecchetto
Architetti d’Italia #55 ‒ Fratelli Castiglioni
Architetti d’Italia #56 ‒ Marcello Piacentini
Architetti d’Italia #57 ‒ Massimo Mariani
Architetti d’Italia #58 – Giuseppe Terragni
Architetti d’Italia #59 – Vittorio Giorgini
Architetti d’Italia #60 – Massimo Cacciari
Architetti d’Italia #61 – Carlo Mollino
Architetti d’Italia #62 – Maurizio Sacripanti
Architetti d’Italia #63 – Ettore Sottsass
Architetti d’Italia #64 – Franco Albini
Architetti d’Italia #65 – Armando Brasini
Architetti d’Italia #66 – Camillo Botticini
Architetti d’Italia #67 – Antonio Citterio
Architetti d’Italia # 68 – Oreste Martelli Castaldi
Architetti d’Italia #69 – Paolo Soleri
Architetti d’Italia #70 – Giovanni Michelucci
Architetti d’Italia #71 – Lucio Passarelli
Architetti d’Italia #72 – Marcello d’Olivo
Architetti d’Italia #73 – Venturino Ventura
Architetti d’Italia #74 ‒ Ugo e Amedeo Luccichenti
Architetti d’Italia #75 – Walter Di Salvo
Architetti d’Italia #76 – Luigi Cosenza
Architetti d’Italia #77 – Lina Bo Bardi
Architetti d’Italia #78 – Adriano Olivetti
Architetti d’Italia #79 – Ernesto Nathan Rogers
Architetti d’Italia #80 – Mario Galvagni
Architetti d’Italia #81 – Ludovico Quaroni
Architetti d’Italia #82 – Adalberto Libera
Architetti d’Italia #83 – Vittoriano Viganò
Architetti d’Italia #84 – Cesare Leonardi
Architetti d’Italia #85 – Leonardo Savioli
Architetti d’Italia #86 – Giuseppe Vaccaro
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