Dino Pedriali – Ti impediranno di splendere. E tu splendi invece
Più di cento foto di Dino Pedriali, definito il “Caravaggio della fotografia del Novecento”, facenti parte della Collezione di Alda Fendi.
Comunicato stampa
E tu splendi invece
I centodieci scatti di Dino Pedriali a Pier Paolo Pasolini nei giorni precedenti il suo omicidio, sono tra le cose più importanti della mia collezione. Un nome forse troppo dimenticato quello di Pasolini, oggi in atmosfere plumbee e asettiche, sottilmente variegate di un’Italia che si arrende e partecipa ad un disamore epidemico ed irrisolto.
Tutti vorremmo che Pasolini fosse ancora tra noi come castigatore virile e incandescente di un popolo ormai senza occasioni di riscatto, afflitto da un endemico “non ritorno”.
Alda Fendi
Madame Blavatsky emana la prima rudimentale filosofia dell’evoluzione psichica apparsa nel mondo moderno, negli stessi anni in cui Freud, Pavlov e James iniziano la teorizzazione del pensiero mentale. Istinto della teosofia e dell’extrasensoriale e scientificità della psicanalisi.
Pasolini, partendo dagli eterni paradigmi della tragedia greca, annusa le variazioni sensoriali e quasi spiritiche e realizza una filosofia a sé stante dove il “senso di colpa” diventa schema di un punto di incontro tra Einstein e il Tao, la filosofia delle masse e Heisenberg, il Buddha e il Vangelo secondo Matteo.
Questi acuti scatti di Dino Pedriali con un Pasolini fotografato la notte prima del più misterioso, politico omicidio (il più sibillino del secolo scorso) ritornano ogni volta in mente quando si parla del poeta scomodo, del politico scomodo, dello scandalo scomodo.
Ma E TU SPLENDI INVECE vuole ricordare un episodio di Pasolini giornalista che sul Corriere della Sera del primo febbraio 1975 paragona la scomparsa delle lucciole allo svuotamento intellettuale dell’assetto moderno in Italia.
Vorrei però pensare con questa mostra ad una semplice gioia infantile nel vedere le lucciole vagare nei campi di grano pronti per il raccolto. Un Pasolini “lirico greco”. Vate italiano che come tutti i veri artisti sa rischiare diventando metafora tra la storia e i suoi azzardi.
Note di Raffaele Curi