È un imponente edificio in pietra rossa a Leida, ma la fashion designer Iris Van Herpen lo ha avvolto da un nastro bianco: si tratta in realtà di cemento con motivi simili a fossili, ispirati all’erosione sull’isola vulcanica di Lanzarote, nelle Canarie.
Un colpo d’ala della 35enne olandese (insieme allo studio Neutelings Riedijk Architects) per l’ampliamento del Naturalis Biodiversity Center, il museo di storia naturale cresciuto incessantemente fino a raggiungere oltre 41 milioni di oggetti – dallo scheletro del T-Rex alle farfalle – che fungono da base per ricerche sulla biodiversità e la geologia globali.
La collezione è suddivisa in botanica, geologia, vertebrati, invertebrati, entomologia, libri e cataloghi.
IRIS VAN HERPEN E LA SCIENZA
Van Herpen è una couturier che produce non più di cento pezzi all’anno, ognuno dei quali costa da 20mila a oltre 100mila dollari: pezzi che vengono raramente indossati più di una volta. L’anno scorso, ad esempio, da Cate Blanchett in qualità di presidente della giuria del Festival di Cannes sul red carpet. Gran parte del suo lavoro finisce invece in collezioni museali o retrospettive: nei suoi progetti, scienza e natura sono sempre presenti. Più volte ha visitato il Large Hadron Collider del CERN di Ginevra, il più grande acceleratore di particelle al mondo, e ha poi utilizzato ciò che ha visto e vissuto lì per il suo lavoro. Nel 2011 ha collaborato con l’architetto londinese Daniel Widrig per creare un bolero bianco stampato in 3D con vorticose forme nautilus. Nel 2012 è stata la prima (con l’aiuto dell’architetto americano-israeliano Neri Oxman del MIT Media Lab) a produrre un abito stampato in 3D completamente flessibile. Nel luglio scorso ha collaborato con Anthony Howe, uno scultore cinetico americano, per produrre il pezzo di chiusura della sua sfilata di moda a Parigi: un miniabito corsetto con ali di piume che ruotava mentre la modella camminava.
MODA E ARCHITETTURA
Ecco perché, quando lo studio Neutelings Riedijk Architects di Rotterdam ha vinto il concorso per rinnovare il museo e costruire un nuovo edificio di cinque piani di 400mila metri quadrati, ha inviato un’email a Iris van Herpen. “Volevamo evocare la natura in tutti i suoi elementi – biodiversità, geologia, tettonica”, ha dichiarato Michiel Riedijk. “Il suo lavoro incarna la nozione di cambiamento permanente e la bellezza della natura”. Gli architetti avevano già deciso di rivestire l’edificio con un travertino rosso ruggine proveniente dall’Iran. Van Herpen ha pensato a una serie di pannelli personalizzati (263 in totale) realizzati in cemento e polvere di marmo bianco. Li ha disegnati al computer e, una volta capito dove posizionarli, ne ha ridisegnato le estremità in modo che si incontrassero in modo impeccabile, come un buon sarto che unisce correttamente i lati delle cuciture.
I pannelli, che sembrano un po’ fossili, un po’ flussi di lava, al tatto sono morbidi come cashmere rivestito da un sottile strato di polvere. In sostanza, l’edificio appare vivo: i telai delle finestre a fare da scheletro; la pietra di travertino rosso come carni; il nastro bianco come tendini.
‒ Aldo Premoli
www.irisvanherpen.com
neutelings-riedijk.com
www.naturalis.nl
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #52
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