Ettore de Conciliis: le Pale del Mediterraneo. Omaggio a Guccione

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Installazione permanente

Comunicato stampa

“La bellezza del mare, la sua indifferenza verso la tragedia, sono il soggetto delle opere che saranno allestite nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri a Roma. Esse provano a sfiorare qualche verità; quella che forse esiste già in ciascuno di noi, che è nel paesaggio che ci comprende e che l’arte riesce a volte a rivelare”. Sono le parole di Ettore de Conciliis, pittore e scultore, autore del Murale della Pace (Chiesa di San Francesco ad Avellino, 1965) e del Memoriale di Portella della Ginestra (Sicilia, 1980), che commenta così l’installazione permanente “Ettore de Conciliis. Le Pale del Mediterraneo. Omaggio a Guccione”, a cura di Yvonne Dohna Schlobitten, e di Victoria Noel-Johnson, che sarà presentata con una anteprima, dalle 16.30 alle 20.00, nel rispetto delle norme anti-Covid19, martedì 23 giugno nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri a Roma (Piazza della Repubblica).

L’allestimento del dittico di de Conciliis è organizzato da “Il Cigno GG Edizioni” che ne realizza anche il catalogo. “Vorrei che il paesaggio, interpretato in pittura al di là del fascino delle apparenze, entrasse nei luoghi sacri per avvicinarci al mistero della natura, ai valori dello spirito, della trascendenza – sottolinea l’artista -. Il tema dell’acqua, importante simbolo del Cristianesimo, in queste pitture è il Mare Mediterraneo, luogo del sacrificio di tanti esseri umani, martiri della speranza”.

“Si tratta di due paesaggi, ciascuno di 3,10 x 1,50 metri, pensati come pale d’altare, posizionati nell’antica cappella dedicata a Maria Maddalena dove fiancheggiano il dipinto Noli me Tangere della fine del XVI secolo di Arrigo Fiammingo (1530-1597 circa, ndr)”, spiega il maestro de Conciliis. Le opere nascono dall’idea di Lorenzo Zichichi, presidente de “Il Cigno GG Edizioni”, di completare “a quattro mani” due tele abbozzate da Piero Guccione diversi anni fa. “L’ammirazione che ho per Guccione e il suo mondo poetico annulla ogni possibile sentimento di rivalità in questo comune lavoro – sottolinea de Conciliis -. La destinazione di queste opere in una Chiesa molto importante a Roma, qual è la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri che ospita importanti opere d’arte contemporanea, come quelle di Umberto Mastroianni, Piero Guccione, Giuseppe Gallo, Ernesto Lamagna, Narcissus Quagliata, Tsung Dao Lee, o le maestose porte di bronzo dello scultore Igor Mitoraj, mi ha fortemente motivato, come l’originalità dell’intuizione di Guccione stesso, nell’aver proposto un’opera d’arte contemporanea, nel genere del paesaggio, da collocare in un luogo sacro”.

De Conciliis inizia a lavorare a queste opere nel 2015, mentre dipinge anche l’altare da lui progettato per la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami ai Fori romani, e le termina nel 2020, in pieno lockdown. La nozione di tempo sospeso è stata per molto tempo di interesse per l’artista ed in maniera ancora più rilevante durante il blocco globale causato dalla pandemia di Covid19. “Il prolungato confinamento del 2020 ha distorto e rovesciato il nostro rapporto “normale” con il tempo, costringendoci a riesaminare l’ambiente deserto in cui viviamo”, ha dichiarato Victoria Noel-Johnson, storica dell’arte britannica, curatrice e autrice di numerosi testi dedicati all’arte italiana del XX secolo, specializzata nell’arte metafisica e nelle opere di Giorgio de Chirico. “Tali circostanze, senza precedenti – prosegue Noel-Johnson -, hanno influenzato naturalmente de Conciliis ed il suo lavoro, incluso il dittico per Santa Maria degli Angeli e dei Martiri”, come egli spiega nel suo testo “Un Tempo Lento” nella pubblicazione “Nolite timere, Roma non perit 2020”, che raccoglie foto e testimonianze illustri della metropoli deserta ed incantevole. “Opere che credevo di aver già finito – ricorda de Conciliis -, ma la situazione di tempo lento, lungo, che attraversiamo mi spinge istintivamente a rivedere”. Ispirato dall’intensa atmosfera metafisica della città urbana “ove i luoghi di culto e i monumenti, silenti, dialogano nel vuoto soli con se stessi”, ha dato gli ultimi ritocchi alle pale d'altare, completandole durante questo straordinario periodo”. Il messaggio finale dell'opera risulta avvincente. Un dialogo intensamente metafisico e spirituale che incapsula molto più di quanto inizialmente sembri e che rivela gradualmente le dinamiche in gioco tra vita, morte e natura, che si intrecciano tra loro fino al raggiungimento della pace dopo le avversità.

Ma una antica questione causa ancora perplessità negli ambienti cattolici: può il paesaggio trasmettere contenuti religiosi e in che modo? L’arte contemporanea può “entrare” in una chiesa? Si potrebbe fare un passo in avanti: che cos’è la pittura di paesaggio in sostanza? “L’arte di Ettore de Conciliis e la sua sacralità possono o devono essere viste in questa disputa di teorie apparentemente superate, perché la sua arte può essere intesa come un nuovo paradigma – sottolinea Yvonne Dohna Schlobitten, docente di Storia dell’Arte Cristiana presso la Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana di Roma-. I suoi dipinti di paesaggio con il mare blu che si fonde silenziosamente col cielo, ricordano immediatamente il “Monaco in riva al mare” di Caspar David Friedrich (pittore tedesco, esponente dell’Arte Romantica, ndr), il quale però non è mai stato considerato come una pala d’altare. L'artista non parla della natura ma racconta la propria natura, un “paesaggio” interiore che promette la pace. Cerchiamo invano l’iconografia degli uomini di pace, quando solamente San Francesco nel murale appare come tale. L’artista supera l’iconografia classica ed entra nell’essenza dell’opera d’arte”.

Alla presentazione dell’installazione permanente “Le Pale del Mediterraneo” interverranno, oltre all’artista, Yvonne Dohna Schlobitten, Victoria Noel-Johnson, Lorenzo Zichichi, don Franco Cutrone della Basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri.

Francesca Lombardi

Ufficio Stampa