Mettere in scena la fotografia. Basilè, Ventura e Guneriussen a Verona
Marcorossi artecontemporanea, Verona – fino al 31 luglio 2020. Tre artisti e la fotografia nella cornice della galleria veronese, che riparte nel segno di una riflessione attorno alla valenza dello scatto.
Mettere in scena, o sulla scena, quell’attimo di vita che ci appare vero e infinitamente eterno come solo lo scatto fotografico sa fare. Ecco a voi la “staged photography”. In Italia siamo ancora avviluppati nella distinzione filologica e a tratti pedante che differenzia pittura (e arte) dalla fotografia. Perché la fotografia è molto, e può molto.
Lo vediamo nella mostra collettiva allestita dalla galleria Marcorossi nello spazio di una sonnacchiosa città scaligera. Camminando nel centro cittadino, gli appassionati di arte sanno dove volgersi per raggiungere una delle gallerie storiche della città, a pochi passi da Piazza Erbe.
Osservando dall’esterno, dalla vetrina di sinistra spunta l’opera, grande quasi come una pala d’altare, di Matteo Basilè: una scena perfetta, una figura che traspare dalla penombra, una frase in latino che si lascia scoprire, il tutto in un profondo e onirico blu.
Entrando in galleria, sono le case realizzate da Paolo Ventura ad accoglierci. E l’occhio si rivolge alle opere: stralci, immagini prodotte esclusivamente con luce naturale, figure umane, piccoli camei dell’autore. È un racconto, una unione di parti, sporche, imprecise e vere. Saliamo qualche gradino e osserviamo i lavori del norvegese Rune Guneriussen, esempi di Land Art nello spazio ambientale dell’Europa settentrionale. Libri, lampade illuminate, sedie che segnano una linea nell’ambiente grande e protagonista delle foreste norvegesi. La fotografia, ancora una volta, ricorda, documenta, traccia e rende tangibili i sogni degli altri.
‒ Valeria Nicolis
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