Residenze e digitale: l’esperienza di Endecameron 20. L’intervista a Francesca Fini
Si conclude il prossimo 27 luglio la residenza sperimentale Endecameron 20 digital edition con un finissage, presso il luogo che ha ospitato il progetto, il millenario Castello di Roccasinibalda a Rieti
Giunge così al termine la residenza artistica virtuale Endecameron 20 (Artribune ve ne ha parlato qui) che ha debuttato nel 2020 con un format digitale che in futuro affiancherà in maniera stabile il progetto di residenza tradizionale. Il progetto, che si è svolto presso il Castello di Roccasinibalda in provincia di Rieti, ha scelto la strada del digitale non solo a causa delle norme di distanziamento imposte dalla pandemia, ma anche su sollecitazione della continua evoluzione e del diffondersi delle pratiche artistiche via web. Dell’evento conclusivo abbiamo parlato con la direttrice artistica di questa edizione Francesca Fini.
Cosa accade il 27 luglio in occasione del finissage di Endecameron 20 digital edition?
Vedremo per la prima volta materializzarsi nelle sale reali del Castello le opere che gli artisti hanno realizzato immaginando il Castello attraverso i materiali che noi abbiamo fornito loro: fotografie, suoni, testi, e la voce narrante di Enrico Pozzi, ideatore insieme a Cristina Cenci di Endecameron. Un processo estremamente metafisico, concettuale, che di per sé è una performance, un’opera d’arte: gli artisti che si sono re-immaginati il Castello in base a una serie di informazioni che gli abbiamo dato. E progressivamente, pezzo dopo pezzo, frammento dopo frammento, se lo sono ricostruito. Il 27 questo Castello immaginario, virtuale, che ha vissuto nella mente degli artisti per tutto il tempo della residenza, si trasformerà in un Castello reale perché le opere verranno ricollocate fisicamente e materialmente nei suoi spazi fisici.
Come restituire il tutto al pubblico?
Noi le raccoglieremo in formato digitale – si tratta di fotografie, suoni, video, istruzioni performatiche, testi – e le tradurremo in realtà nella location attraverso proiezioni video, display, dispositivi sonori, azioni fisiche realizzate dal vivo sulla base delle istruzioni performatiche che riceveremo, testi che verranno letti ed esperienze di realtà aumentata. In sintesi, si chiude il cerchio. Abbiamo cominciato dal castello reale, siamo finiti nel castello virtuale, una sorta di cloud delle menti degli artisti, e con il finissage ritorniamo nel Castello fisico.
Al momento della messa in posa delle opere ci potrebbe essere una discrasia anche importante tra quello che hanno immaginato gli artisti e quello che invece fisicamente si realizzerà. Hai considerato l’effetto sorpresa?
È sempre una sorpresa, anche quando gli artisti operano tradizionalmente in una galleria o in un museo, perché bisogna in qualche modo scendere a compromessi con uno spazio che si era solo immaginato o visionato in un sopralluogo e poi durante l’allestimento bisogna invece trovare altre soluzioni. Ma in questo caso ancora di più perché lo spazio è stato visto solo attraverso foto e video. Sarà assolutamente una sorpresa anche per noi che siamo qui e che non abbiamo ancora visto le opere. Certo, gli artisti hanno condiviso frammenti dei loro lavori nel blog endecameron.it ma il momento dell’allestimento sarà pieno di scoperte, sorprese e anche piccole rivoluzioni. La cosa altrettanto interessante sarà quando gli artisti verranno, come in una sorta di pellegrinaggio, in visita al Castello e vedranno le loro opere collocate negli spazi fisici. A quel punto si verificherà la riconciliazione tra virtuale e reale.
Abbiamo spesso parlato di contaminazione e ibridazione non solo dei linguaggi ma proprio dell’intero concept di Endecameron 20 digital edition. Il carattere marcatamente sperimentale è sicuramente la sua caratteristica. Cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Mi ha insegnato che è possibile trovare un compromesso, trovare un linguaggio altro, efficace, che ancora forse non esiste o che è ancora in via di definizione, in cui si perde il confine tra reale e virtuale. Un confine che diventa sempre più labile grazie a sperimentazioni di questo genere. Endecameron 20 digital edition mi ha insegnato che è possibile fare questa esperienza di residenza digitale, in cui noi siamo in una dimensione questi metafisica, che si è rivelata efficace, forte e coinvolgente.
Si potrebbe dire che questo continuo cambio di paradigma oltre a essere la cifra della nostra contemporaneità è anche quella dell’arte contemporanea?
Secondo me si, lo è e dovrebbe esserlo non solo in questo contesto pandemico. È secondo me la modalità del futuro perché la società va in quella direzione, verso la possibilità di sovrapporre alla realtà fisica degli strati di informazione ulteriori che sono digitali, sono virtuali. Questo avviene tutti i giorni per esempio attraverso il nostro cellulare, per l’uso che ne facciamo. Un dispositivo che è parte di noi e che pur non essendo innestato nel nostro corpo ci rende degli esseri “aumentati”, dei cyborg. L’arte, proprio perché anticipa i tempi, ha il compito di trovare delle soluzioni che siano più creative e fantasiose, che portino un valore aggiunto non solamente utilitaristico ma soprattutto immaginifico.
Pensando alla prossima edizione, auspicabilmente in presenza, cosa rimarrà di tutta questa esperienza?
Sicuramente abbiamo aggiunto un mattone in questa costruzione, in questa che è una conversazione collettiva, globale, sulla possibilità dell’arte di svilupparsi secondo percorsi altri. Abbiamo dato il nostro contributo a un dibattito che avviene adesso nei teatri, nei cinema, in tutte le organizzazioni culturali. La cultura, non solo italiana, si sta interrogando su quali modalità si possano attivare per superare la crisi, una crisi che esisteva già, prima del Covid, che è stata in qualche modo innescata dal virus ma già esisteva. Questa esperienza in particolare avrà poi un suo seguito probabilmente in una pubblicazione che dovrà essere anch’essa ibrida qualcosa di alternativo: non semplicemente il cartaceo, non semplicemente il digitale. Qualcosa di nuovo che possa riflettere lo spirito dell’esperienza che abbiamo vissuto qui.
– Francesca Interlenghi
Finissage 27 luglio 2020 ore 19:00 (esclusivamente su invito)
www.endecameron.it
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