Pinksummer goes to – Why should not we enjoy an original relation to the universe?

Informazioni Evento

Luogo
CASTELLO DI SENAREGA
Località Senarega, 16010 , Senarega, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

La mostra sarà aperta dal venerdì alla domenica dalle 16 alle 20 o su appuntamento.

Vernissage
30/07/2020
Contatti
Telefono: +39 0102543762
Email: info@pinksummer.com
Sito web: http://www.pinksummer.com
Generi
arte contemporanea, collettiva

Pinksummer goes to, dopo Roma e Palermo, andrà in villeggiatura nel castello del piccolo borgo medioevale di Senarega, in alta Valbrevenna, ai piedi del monte Antola, montagna cara ai genovesi.

Comunicato stampa

Pinksummer goes to, dopo Roma e Palermo, andrà in villeggiatura nel castello del piccolo borgo medioevale di Senarega, in alta Valbrevenna, ai piedi del monte Antola, montagna cara ai genovesi, il cui nome deriva dalla parola greca ἄνθος (antos) che significa fiore, montagna fiorita dunque, dove il sedicenne Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955), sulla strada sul crinale tra Pavia e Genova, bivaccò una notte, osservando per la prima volta, in quel cielo misterioso, quanto fosse bizzarra l’orbita disegnata da Mercurio. D’altra parte, per quest’anno, niente appare più appropriato della villeggiatura e dell’otium che ne consegue, per rinfrancarci in anticipo da viaggi o vacanze eventuali, in un futuro che non sappiamo ancora ridisegnarci in forma confidenziale.
Una mostra di mezza estate, che aprirà i battenti del castello dei Fieschi di Senarega a fine luglio e chiuderà in prossimità dell’autunno, il cui nome l’abbiamo pescato nell’introduzione di Nature di Ralph Waldo Emerson (Boston, 25 maggio 1803 – Concord, 27 aprile 1882) e recita: Why Should Not We Enjoy an Original Relation to the Universe?
Friedrich Nietzsche (Röcken, presso Lützen, 1844 - Weimar 1900) stesso si lasciò ispirare dal pensiero di Emerson quando immaginò a Genova La Gaia Scienza.
Una mostra, quella di Pinksummer a Senarega, per ragionare di un tempo, il nostro, in cui seppure non sembriamo più cercare un rapporto diretto con la natura né con Dio, sprofondati entrambi con gli antenati nel mito, ma a differenza degli antenati, ci è stato concesso di guardare con i nostri occhi, la biopolitica in azione. La rete dei poteri che ha gestito, o meglio sta gestendo le discipline del corpo e la regolazione della popolazione. Per dirla appieno con Michel Foucault (Poitiers, 15 ottobre 1926 – Parigi, 25 giugno 1984): un’area in cui il potere ha accesso al corpo per garantire la vita. Uno spazio in cui alla legge, viene sostituita la norma, duttile e plasmabile sulla circostanza come il metallo fuso, che garantisce al potere la zona franca dello stato di eccezione, che avverte Giorgio Agamben (Roma, 22 aprile 1942), nella ultra-modernità sta diventando, per un motivo o per l’altro, una consuetudine. Norma che negli ultimi mesi si è trasformata a livello planetario in un distillato velenosissimo di terrorismo puro, molto al di là dell’aberrazione linguistica di indicare anche l’esile pioggia di primavera con la parola allerta, seguita da quella che indica il colore giallo.

Why Should Not We Enjoy an Original Relation to the Universe? Presenterà le opere di otto artisti rappresentati da Pinksummer Koo Jeong A, Peter Fend, Tomás Saraceno, Mark Dion, Luca Vitone, Bojan Šarčević, Cesare Viel, Luca Trevisani. Una mostra che nel nostro intento fragile, vorrebbe rivendicare la vita piena, bruciando, come fosse uno spaventapasseri di paglia e cenci, la vita nuda. Un passaggio, come quelli che si celebrano sulle montagne, per scacciare con un rito di fuoco l’inverno e accogliere al meglio la rigenerazione.
Una mostra rituale tra le ripide montagne di una valle chiusa dell’Appennino ligure, per celebrare il diritto dell’individuo, giovane o vecchio che sia, alla soggettività e alla intersoggettività, anche inter-specie volendo, alla libertà e alla soddisfazione dei desideri veri, contro ogni scienza o ogni disciplina statistica o sociologica che ci ha trascinato inermi nel solco di una normalità fasulla e spaventosa rispetto all’attività biologica.
Un’esposizione germogliata per ricordarci che qualcosa di profondamente distopico è accaduto, e che l’accadimento è avvenuto nella cornice del neoliberismo pervasivo e deviato, forse anche patologico, che tende a appiattire la natura nell’eco ecologico-ambientalista, rendendoci dimentichi che la natura, quando le garba, sa essere davvero maligna con i suoi esseri, tutti, anche con l’uomo, senza eccezione, componendoci e dissolvendoci quasi fossimo delle nuvole. La natura che richiede ai nostri corpi e alla nostra intelligenza continui adattamenti. La natura che non ha eguali tra gli esseri e per perfidia e per istinto della bellezza e mai potremmo eguagliarla circa l’indifferenza.
Una mostra viziosa e anti-ecologica, come il circolo chiuso del pensiero poetico di Giacomo Leopardi (Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli,14 giugno 1837), tra il tedio e il titanismo eroico dell’uomo, che potrebbe, con qualche aggiustamento disinteressato, smettere di considerarsi la locusta del pianeta, o farsi paragonare alla meteorite caduta sullo Yucatan, o ai rettili giganteschi, consumatori della preistoria.
La razza umana di fatto è un’eccezione tra le specie, e nel nostro umanesimo forse avventato, sappiamo che anche tra i castori più bravi a costruire dighe, non si può trovar alcun Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564, – Arcetri, 8 gennaio 1642) e neppure un Michelangiolo (Caprese Michelangelo, 6 marzo 1475 – Roma,18 febbraio 1564).
La mostra è un invito a prendersi una pausa, in breve, dal quadro igienico e igienizzante smaccatamente neoliberista della bio-politica perché al di là delle chiacchere misantrope dello gnomo o del folletto delle Operette Morali, anche Giacomo Leopardi riconosceva che l’eroismo della razza umana risiede nella consapevolezza.
Alcune opere presentate in mostra sono inedite, fresche fresche di produzione, altre sono fantasmatiche come i sogni, tutte sono umanizzate e umanizzanti nell’accezione più positiva.

Il 30 luglio un talk di Luca Vitone con Gianni Garrera in cui l’artista parlerà degli alberi all’interno della sua opera presentata a Senarega è collegata con il progetto del Parco Polcevera, a cui parteciperà come artista all’interno del progetto del Parco dello Studio Boeri.

In prossimità della notte di San Lorenzo l’8 di Agosto la scrittrice Rosa Matteucci farà una lettura dei Tarocchi realizzati da Tomás Saraceno.

A Ferragosto ci sarà una performance del collettivo di artisti Mefistofele Documenta.

Il 22 settembre l’apicultore Alberto Pesavento parlerà di api di alveari.

Il 29 agosto Cesare Viel farà all’aperto sotto le stelle la rivisitazione della performance “Il Giardino di mio padre” tenutasi per la prima volta nel Padiglione di Arte Contemporanea di Milano lo scorso autunno durante l’inaugurazione della personale curata da Diego Sileo “Più nessuno da Nessuna parte”

Si ringraziano il Comune di Valbrevenna, l’Ente Parco dell’Antola, Trattoria Il Pioppo e i partecipanti agli eventi: Gianni Garrera, Rosa Matteucci, Alberto Pesavento, Cesare Viel, Luca Vitone, il collettivo Mefistofele Documenta