Pinksummer di Genova va in un castello su Appennino ligure: mostra sui disegni del Parco del Ponte
Il format “Pinksummer goes to” della galleria genovese approda nell’antica torre del dazio di Senarega, in alta Valbrevenna. In mostra anche i disegni di alberi di Luca Vitone per il concorso del Parco Polcevera vinto da Boeri.
Pinksummer approda a Senarega, borgo medioevale ai piedi del Parco dell’Antola, Appennino ligure, ma solo temporaneamente. La galleria di Antonella Berruti e Francesca Pennone, attiva dal 2000 a Genova, dopo le esperienze di Roma e Torino, porterà il proprio format Pinksummer goes to nell’antico castello dei Senarega, già torre del dazio, con la mostra Why Should Not We Enjoy an Original Relation to the Universe? che aprirà i battenti a fine luglio e chiuderà in prossimità dell’autunno.
PINKSUMMER GOES TO SENAREGA
“Non è esattamente un castello. La torre è una costruzione antichissima del XII secolo, in verità forse ancor precedente al documento che ne attesta l’esistenza. Edificata insieme al ponte sulla piccola cascata, per proteggere i viandanti sulla via del sale dai predoni e in cambio due famiglie antiche di Genova, prima i Senarega e poi i Fieschi, chiedevano ai viaggiatori un dazio per la protezione e della vita e del prezioso cristallo marino. Il sale non era al tempo utile solo per rendere il cibo saporito, ma per conservarlo. La dimora attigua alla torre è trecentesca invece”, raccontano le due galleriste che spiegano ad Artribune le ragioni della scelta di questo luogo così atipico per uno spazio espositivo temporaneo, immerso nella natura e a un’ora da Genova. “Frequentiamo da tempo immemorabile l’alta Valbrevenna e quei ripidi boschi di castagni e le faggete sono nel nostro DNA non diversamente dal mare. Conosciamo storia e leggende di questo luogo incontaminato poco distante, ma remotissimo”.
PINKSUMMER A SENAREGA: GLI ARTISTI IN MOSTRA
L’esposizione – il cui titolo deriva da un brano tratto dall’introduzione di Nature di Ralph Waldo Emerson per ragionare della nostra epoca attuale nella quale non sembriamo più cercare un rapporto diretto con la natura né con Dio e che sarà accompagnata da un piccolo calendario di appuntamenti – presenterà le opere di otto artisti rappresentati da Pinksummer, Peter Fend, Tomás Saraceno, Mark Dion, Bojan Šarčević, Cesare Viel, e alcuni di loro proporranno lavori inediti come Koo Jeong A, Luca Trevisani e Luca Vitone. Di quest’ultimo, per esempio, saranno presenti in mostra dei disegni a carboncino tratti dal suo progetto del Parco del Ponte per il concorso del parco urbano sotto l’ex Ponte Morandi vinto da Studio Boeri. “Il progetto di Vitone per il Parco dello Studio Boeri in Val Polcevera rimanda all’idea del bosco come primo luogo sacro dell’umanità, i templi e le chiese e la luce che filtrano con le colonne e le vetrate policrome rimandano alle radure nei boschi, come scrive Frazer nel Ramo d’oro. Alberi e anime sono sempre stati legati in ogni cultura. Anche qui nel Mediterraneo, fino a quando l’imperatore romano Teodosio, forse II, nel IV secolo d.C. ha proibito ogni culto degli alberi anche in zona mediterranea, il 30% del territorio era bosco sacro: qui era proibito fare legna o cacciare animali selvatici e le sorgenti erano protette. Al centro del bosco sacro di Spoleto c’era ad esempio una targa lapidea che conteneva la prima norma forestale. I boschi sacri erano diffusissimi ed erano gli antesignani dei parchi e delle riserve naturali attuali, nati per proteggere il territorio dall’eccessivo sfruttamento”, spiegano le due galleriste che aggiungono: “l’opera di Luca Vitone è un monumento anti-retorico che non vuole parlare di vittime ma di persone che prima di trovarsi accomunate in quel terribile istante avevano una loro vita, le loro passioni, hanno riso e pianto per cose diverse, erano biodiversi. Il bosco pensato da Luca Vitone sarà biodiverso e la cultura, ogni cultura degna del nome, non può che essere eclettica. Altrimenti si trasforma in un “evil garden” per rimanere nel linguaggio botanico. A Senarega, Luca Vitone presenterà dei disegni di alberi di una bellezza strana e sintetica nel senso della sintesi, mai visti prima”.
-Claudia Giraud
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