Il museo ai tempi della rinascita. Parlano neodirettrice e presidente del Madre di Napoli
Tempi di confusione post-pandemici. E l’urgenza di ricostruire un’umanità nuova. Se la resilienza, da sempre, poggia sulla creatività, capitale diviene ancor più oggi il ruolo dell’arte. Ma qual è dunque la stella polare che essa può offrire e, soprattutto, in che modo un museo deve insegnare a trovarla? Ne parliamo con Kathryn Weir e Laura Valente, rispettivamente direttrice artistica e presidente del Madre di Napoli.
In occasione della presentazione della nuova stagione 2020/21 del Madre, ci siamo interrogati con la sua direttrice artistica Kathryn Weir e con la presidente Laura Valente sulle necessarie trasformazioni di una istituzione – quella della forma museo – che non vuol sottrarsi alla responsabilità antropologica di offrire capitalizzazione e metabolizzazione dell’epocale esperienza epidemica in corso, ma anche incubazione di nuove opportunità, apprese proprio dalla crisi.
IL MUSEO COME AZIENDA CULTURALE
Innovative modalità di produzione sostenibili e smart, costruzione di consapevolezza con una programmazione espositiva che sembra la trasposizione in creatività degli obiettivi dell’Agenda 2030 ONU, avvicinamento di nuovi target. Il Madre, nelle parole di presidente e direttrice, assomiglia sempre più a un’azienda culturale di produzione di idee, emotività e partecipazione, secondo un’economia etica del pensiero-azione. L’unica trappola da evitare sarà allora quella della standardizzazione su urgenze e intenzioni di interesse sì globale e pressante per ogni attore istituzionale, ma proprio per questo a rischio omologazione. E qui, la declinazione personale curatoriale ed artistica farà il tutto, come siamo convinti accadrà. Con in più il polso della specificità del territorio – rivolta al mondo – che non merita di essere mortificata, ma valorizzata.
Un “centro di sperimentazione” fucina di pensiero critico, engagement, incontro e dialogo, per “ricreare un tessuto sociale e un ruolo urgente, necessario e legittimo per un museo” come nelle parole di Weir, e un “presidio culturale di inclusione, solidale, sostenibile, partecipato, di educazione alla bellezza e alla democrazia” per Valente: benvenuti nel nuovo Madre, nell’intervista esclusiva ad Artribune.
– Diana Gianquitto
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