Antonio Lanna / Brando Pignatelli
Due artisti, classe 1997, al loro esordio in un enorme spazio industriale alla periferia del Salento più estremo.
Comunicato stampa
Un enorme spazio industriale nella periferia del Salento più estremo: è questo lo spazio espositivo inedito che ospita la doppia personale d’esordio di Antonio Lanna(Caserta, 1997, vive e lavora a Napoli) e Brando Pignatelli (Napoli, 1997, vive e lavora tra Miggiano e Spinazzola).
Tra la zona industriale del paese e la campagna, un grande capannone industriale al primo piano accoglierà a partire dal 7 agosto il lavoro dei due artisti classe 1997.
Lanna è napoletano, frequenta il biennio specialistico all’Accademia della sua città; Pignatelli è di origini napoletane, si è formato a Roma e vive parte dell’anno in Salento. Durante il lockdown hanno dipinto con passione e impegno, concependo opere di dimensioni spesso monumentali: è emersa così una mostra comune, nata anche perché i due artisti condividono, pur nelle diversità delle loro ricerche, un percorso culturale e amicale comune.
Un primo piano in disuso, che i due artisti hanno scelto con consapevolezza per mettersi alla prova con dialettica, per sperimentare una convivenza con i loro dipinti scelti per l’occasione all’interno di una produzione vasta nonostante la giovane età di entrambi.
È uno spazio vergine, mai utilizzato per un progetto culturale d’arte contemporanea, e che sarà adottato da Antonio Lanna e Brando Pignatelli per tutto il periodo dell’esposizione (visitabile ogni giorno dalle 18.30 alle 23). Per evidenziare la natura in progress del loro percorso, seppur già abbastanza orientato verso proprie indagini profonde, alcune opere della mostra cambieranno posizione nell’alveo di un allestimento capace di cambiare costantemente pelle. La posizione mutante delle opere cambierà irrimediabilmente il landscape visivo che saremo chiamati a perlustrare con il nostro sguardo e i nostri passi.
Sarà una mostra che disorienterà lo sguardo di chi intenderà visitarla, per la forza intrinseca delle opere dei due giovani artisti – strenui difensori del linguaggio pittorico, carico di riferimenti che esplicitano la loro cultura non soltanto visiva – e per l’organicità dell’intero progetto, condiviso con il curatore sin dalle fasi preliminari.
Le grandi opere di Lanna e Pignatelli saranno installate in modo da poter creare un vero e proprio labirinto di immagini, sollecitazioni visuali e pittura: il pubblico sarà chiamato a penetrare lo spazio, rimanendo meravigliato da un allestimento immersivo, che cercherà di coniugare la lettura integrale dei singoli lavori esposti (circa 20 per ogni artista e tutti di grandi dimensioni, anche oltre i 2 m) con una visione totale, un’opera unica. Affiorerà così una enorme installazione tutta da scoprire e vivere, che chiarirà gli sfaccettati immaginari di entrambi.
Pittura ad olio, mischiata al cemento o al quarzo, polvere di vetro ed altri materiali: per Brando Pignatelli la pratica della pittura è anzitutto un corpo a corpo con la materia. Lo si avverte osservando le grandi tavole in mostra, che evidenziano la relazione profonda con un mondo figurale: scene d’interni, corpi fluttuanti, ossessivi riferimenti, finte prospettive e un desiderio profondo di bidimensionalità che si estrude spesso in trittici e polittici. Infatti Pignatelli è artista che ama la spazialità, perciò la costruisce e decostruisce costantemente forme e architetture possibili.
Costantemente legato alla pratica della pittura, il lavoro di Antonio Lanna si sviluppa su grandi tele e carte: le sovrapposizioni cromatiche evidenziate da larghe pennellate veloci lasciate a vista ci fanno comprendere come il rapporto con la pittura sia quasi ancestrale. La pittura è anche una questione legata alla dimenticanza, a una memoria disintegrata, assorbita e poi ricomposta. Lanna lo sa bene, lo si comprende dalle espressioni delle figure antropomorfe, dai loro movimenti negli spazi, dagli squarci esistenziali e dalle narrazioni di storie anonime che si rintracciano sulle superfici. Spesso i corpi dipinti si aggirano in ambientazioni domestiche dall’esasperato e volontario decorativismo, in cui la pittura spunta e scompare con energia.
La mostra è accompagnata da un testo critico del curatore.