Contro l’architettura imbalsamata. Piranesi e Basilico a Venezia

Palazzo Cini ospita una mostra dai contorni minimali, imperniata sul fitto dialogo in bianco e nero tra le fotografie di Gabriele Basilico e le incisioni di Giambattista Piranesi. Nel solco di una linea del tempo che attraversa i secoli e trova nella Capitale il suo fulcro geografico.

Organismo vivente per antonomasia, la città è il motivo ispiratore e il terreno di indagine della mostra che, fino al 23 novembre, anima le sale del veneziano Palazzo Cini, seguito ideale di un itinerario espositivo avviato nel 2010 dalla Fondazione Cini con Le Arti di Piranesi. Oggi come allora è l’accostamento visivo tra le incisioni settecentesche di Giambattista Piranesi dedicate a Roma e le fotografie di Gabriele Basilico che ricalcano le medesime vedute a ritmare un allestimento in bianco e nero, raccolto e preciso.

DALLE CALLI DI VENEZIA ALLA MOSTRA A PALAZZO CINI

Stavolta il curatore Luca Massimo Barbero ha selezionato venticinque stampe originali tratte dal corpus integrale custodito nelle collezioni grafiche della Fondazione Cini, affiancandole ai ventisei scatti ‒ dodici dei quali inediti ‒ firmati da Basilico “rileggendo” le vedute piranesiane della Città Eterna. Il risultato è “uno sguardo di vedute”, come l’ha definito Barbero, dettato dall’“interrogarsi sulla visione urbana” mettendo a confronto due tra le città “più cartolinizzate” d’Italia. Se Roma, infatti, è l’entità con cui sia Piranesi sia Basilico si sono misurati, Venezia non solo fa da cornice alla mostra, ma ne ha anticipato i temi, durante le settimane successive al lockdown, accogliendo sui propri muri un assaggio delle opere esposte all’interno di Palazzo Cini, grazie a una serie di affissioni pubbliche.

Giambattista Piranesi, Veduta dell’Arco di Settimio Severo, incisione all’acquaforte Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe Gabriele Basilico, Arco di Settimio Severo, stampa ai sali d’argento con trattamento al selenio, 2010 Milano, Archivio Gabriele Basilico

Giambattista Piranesi, Veduta dell’Arco di Settimio Severo, incisione all’acquaforte Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe Gabriele Basilico, Arco di Settimio Severo, stampa ai sali d’argento con trattamento al selenio, 2010 Milano, Archivio Gabriele Basilico

IL RUOLO DELL’ARCHITETTURA

Dentro e fuori, passato e presente diventano così i nodi complementari di una riflessione sul destino e sul ruolo dell’architettura, in una città che, secondo il curatore, deve accettare e vincere “la sfida di mettere in dialogo vitale il passato e la contemporaneità”, senza cedere alle effimere lusinghe dell’architettura imbalsamata e dello stereotipo di rovina esanime. Ecco allora che lo “sguardo stereoscopico” attorno al quale è costruito il display di Piranesi Roma Basilico gioca con l’inquadratura ‒ costruita dall’incisore attraverso una “foresta di segni” e da Basilico ricorrendo all’obiettivo ‒ e con la non staticità della veduta, a riprova del carattere mutevole e vivo, appunto, dell’architettura.

PIRANESI E BASILICO A CONFRONTO

Archi, piazze, obelischi diventano la sintassi di un discorso intrecciato, a cavallo delle epoche, dall’“inventore della architettura d’archeologia” e dal “più straordinario cantore dell’architettura”, citando le definizioni usate da Barbero per sintetizzare i meriti di Piranesi e Basilico. Un discorso che non si esaurisce nel presente, ma trae linfa da esso per scongiurare i rischi dell’imbalsamazione e declinare al futuro il potenziale costruttivo di una disciplina che da sempre individua nel tempo un prezioso alleato e un avversario al quale opporre strategie ogni volta diverse.

Arianna Testino

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Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

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