La grafite e la mutevolezza del mare. Serse in mostra a Roma
Nel nuovo punto romano della Galleria Continua, ospitata dall'elegante Hotel St. Regis, arriva “Qui tutto è aperto. Fogli d'acqua”, la personale di Serse, allestita fino al 13 settembre.
Un portento di grafite si dirama sulla carta, tessendo minuziose onde a filo d’acqua.
Gli studi scientifici e la sua città d’adozione, Trieste, motivano e sostanziano la scelta di Serse (San Polo di Piave, 1952) del soggetto di predilezione, l’acqua marina, che si agita in flutti indomiti accarezzata dalla bora triestina. Ricca di storia, questa metropoli romantica ha ospitato menti come quella di James Joyce e Gabriele D’annunzio, ispirando e sollecitando l’artista nella sua ricerca.
Catturare il carattere transitorio e ineffabile del mare, restituirne la potenza grazie al movimento incessante della grafite è l’obiettivo che si prefigge Serse in questa serie completamente in bianco e nero, a eccezione di Veli d’Acqua, 1998-2020, dove compaiono l’anilina blu e il pastello bianco a sostanziare l’immagine. Nell’approccio ai nuovi disegni inoltre l’artista lascia la carta senza ossatura, non sovrapponendola alla tavola di alluminio bensì lasciando il foglio libero, direttamente esposto sulla parete.
CARBONIO E DIAMANTE
Il carbonio, per le sue qualità allotropiche e il suo polimorfismo, può presentarsi in diverse strutture molecolari ‒ ci spiega l’artista. Nella grafite le molecole si organizzano in modo tale da poter scorrere tra di loro: da questo derivano la fragilità, l’impalpabilità e la capacità di sfaldarsi docilmente e diventare segno nero. Di contro, il diamante possiede una struttura molecolare cristallina diversa, ogni atomo è unito tetraedricamente ad altri 4 atomi (tramite orbitali ibridi sp3); questo fa sì che sia durissimo, trasparente e perfetto: nella scala delle durezze il carbonio è alla base e il diamante all’apice. Questa trasformazione molecolare appare come una sorta di alfa-omega nella corrispondenza della luce all’ombra, fondamentalmente i due postulati sui quali si è costituita la pittura.
LE OPERE E LE PAROLE DI SERSE
Tra le carte dal gusto maggiormente fotografico ‒ con lingue di luce a danzare sul manto ondulato, sotto gli ultimi fulgori del tramonto come fantasie astratte ‒, le grafiti che si soffermano sul moto elicoidale dei mulinelli, dei gorghi a chiocciola che rompono e sconquassano la superficie, le vedute dal ponte di Trieste con il turbinio cangiante e le increspature sottili a fil di raso, cattura l’attenzione una serie di piccolo formato, commentata con queste parole dall’artista: “Volevo rendere la visione del mare che va verso l’ignoto come nel viaggio di Ulisse verso le Colonne d’Ercole. Lo stesso ignoto lo ritrovo nei vortici, in questa instabilità del movimento dell’acqua. Il vento triestino, la bora, arriva anche a 180 chilometri orari e dopo l’imperversare della tempesta e della pioggia appaiono dei cieli strepitosi con fasce di luce a bucare le nuvole, un tema estremamente romantico. Ho intitolato queste opere ‘Cartoline di mare’ perché ho provato una forte emozione appena giunto a Trieste, in realtà sono veneto (trevigiano); riflettevo e passeggiavo per conoscere gli angoli della città e mi piaceva l’idea di questa dimensione minuta, lenticolare, il formato della cartolina“.
‒ Giorgia Basili
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