Fase Due (XIII). Pericolo e meraviglia
Il tempo complesso, sfaccettato, imprevedibile che stiamo vivendo torna sotto la lente di Christian Caliandro nel nuovo capitolo della serie dedicata alla Fase Due.
30 luglio 2020. Nessuno è ancora uscito dal lockdown – e difficilmente ne uscirà, almeno per il momento.
1 agosto 2020. Per tutta la vita ci siamo preparati a vivere questo momento – e adesso è arrivato.
3 agosto 2020. “If you should stay, then the night would give you up / Stay then the day would keep its trust / Stay with the demons you drowned / Stay with the spirit I found / Stay and the night would be enough / Three o’clock in the morning / It’s quiet and there’s no one around / Just the bang and the clatter / As an angel hits the ground / Just the bang and the clatter / As an angel hits the ground” (U2, Stay-Faraway, so close!, in Zooropa, 1993).
“Daddy, what did you leave behind for me?”
“We don’t need no education / We don’t need no thought control / Teacher, leave the kids alone!” (Pink Floyd, The Wall, 1979).
4 agosto 2020. Siamo tutti ‒ uomini e donne ‒ sia l’una che l’altra cosa, con percentuali diverse a seconda dei casi (maschi con cervelli soprattutto femminili, femmine con cervelli prevalentemente maschili…) – solo che poi il condizionamento sociale e l’educazione spingono verso la repressione/soppressione dell’altra parte – che invece andrebbe nutrita e coltivata.
6 agosto 2020. Non è la perdita di qualcosa o di qualcuno – ma è la perdita in sé.
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Lo shock del presente, la violenza e l’aridità di questo periodo, la sua natura robotica e distopica – un romanzo di Philip K. Dick, realizzato (lockdown compreso) – e tu che subisci il fascino di tutto questo disturbo, di tutto questo disagio, di questo turbamento che è anche il tuo, rielaborato e arricchito… Le energie psichiche si sprecano e si confondono – le onde emotive si creano e si distruggono ‒ le onde – litigate, discussioni, incomprensioni, sovrapposizioni, tutto naturale, tutto ovvio, tutto automatizzato – farsi sorprendere dall’imprevisto, dal flusso e dagli esseri umani – cercare soprattutto di non rimanere intrappolati dentro IOIOIO, di aprirsi e comunicare, di condividere, di rubare agli altri senza pensare che siano tutti scemi e che non abbiano nulla da dare… (Farsi sedurre dagli altri, dai loro discorsi, dai loro pensieri, dalle loro esperienze, dalle loro visioni.)
12 agosto 2020. La vita è così, è questa cosa qui: il lockdown – e poi invece girare liberamente per Firenze, guardare la cappella Brancacci di Masaccio a luci spente, visitare le mostre di Allan Kaprow e Mario Mafai al Museo del Novecento… Perciò, bisogna essere pronti e disponibili ad accogliere l’imprevisto ogniqualvolta si presenta, nelle forme in cui si manifesta.
Studiare le opere che lo fanno, che si comportano così:
- Gli happening di Kaprow, appunto
- Endless, I Hate Myself and I Want to Die, Very Ape dei Nirvana
- I dischi di John Coltrane (free jazz)
- La “prosa spontanea” di Jack Kerouac
- Il Merzbau di Kurt Schwitters
- Le opere di Andy Warhol, Mario Schifano, Franco Angeli
- I dipinti di Vincent van Gogh.
Inglobare la realtà e la vita (la realtà della vita) nell’opera.
“C’era una volta… – Un Re! – diranno subito i miei piccoli lettori. ‒ No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo di catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e riscaldare le stanze” (Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, 1883).
22 agosto 2020. Non piango per voi – io piango per me.
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È come se tutti si mettessero, a un certo punto della loro esistenza, una maschera: la maschera dell’adulto responsabile e rispettabile. Ma è una recita, una finzione, una rappresentazione. Se guardi bene non ci credi, non puoi crederci. Fa ridere… tutti i miei amici, everyone I know, scompaiono nella fine, goes away in the end. “Everywhere I look you’re all I see”… “At night / A prayer of death / At day / A curse of life / March on / March on / March on / March on / March on / March on / March on / March on / March on / March on / March on / March on” (The Body, Nothing Stirs, in I Have Fought Against It, But I Can’t Any Longer, 2018).
23 agosto 2020. Il virus rende improvvisamente e concretamente possibile ciò che prima non lo era; il virus slega ciò che fino a poco fa era bloccato. Il virus genera, sta generando un tempo di terrori e di magie: “Attenzione. Tutto è pericoloso ora. Ma tutto è divino e meraviglioso” (Caetano Veloso dopo l’elezione di Bolsonaro).
‒ Christian Caliandro
LE PUNTATE PRECEDENTI
Fase Due (I). Niente è come prima
Fase Due (II). Il peso della insostenibilità
Fase Due (III). Il problema del disprezzo
Fase Due (IV). Il ritardo dell’arte contemporanea
Fase Due (V). Tempo di morire, tempo di vivere
Fase Due (VI). Tirare le fila
Fase Due (VII). Connessioni
Fase Due (VIII). L’epilogo della finzione
Fase Due (IX). Il problema della tradizione
Fase Due (X). Condivisione
Fase Due (XI). Borghesucci
Fase Due (XII). L’arte e il conflitto
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