Short Theatre 2020
XV edizione del festival internazionale dedicato alla creazione contemporanea e alle performing arts.
Comunicato stampa
“È questo il momento in cui ripensare radicalmente ciò cui siamo affezionati, ma che sentiamo non possa più esistere come era”.
Short Theatre, il festival internazionale dedicato alla creazione contemporanea e alle performing arts, approda alla XV edizione che si svolgerà dal 4 al 13 settembre a Roma negli spazi di WeGil, La Pelanda del Mattatoio Roma, il Teatro Argentina e il Teatro India.
Un traguardo importante che arriva in uno dei momenti più critici della Storia recente. Sarà dunque un’edizione speciale, di trasformazione: il consueto impianto del festival sarà mantenuto ma ripensato in una dimensione più intima e unplugged, in continuità con il lavoro di reinvenzione dei formati e di relazione con lo spazio e con il territorio, da sempre centrale nel progetto di Short Theatre. Spettacoli nello spazio pubblico, performance e installazioni, live musicali, dj set, incontri e workshop svilupperanno le tematiche che caratterizzano l’identità del festival: la decolonizzazione delle arti, la rappresentazione di storie in grado di ridefinire lo sguardo sull’altro. E proseguirà anche quest’anno l’importante percorso di risignificazione dello spazio urbano, avviato in occasione della scorsa edizione intorno a WeGil.
Una disseminazione nello spazio ma anche nel tempo, non soltanto perché il numero di repliche garantirà un’ampia (ma sicura) accessibilità; ma anche, e soprattutto, perché il programma si articolerà anche attraverso formati digitali e editoriali, in una serie di riverberi fra gli appuntamenti dal vivo, la traccia che ha lasciato il festival in questi 15 anni e la delineazione di nuove direzioni del futuro. “Rendere l’aria più amica, riavvicinare il dentro e il fuori, includere l’altro nel proprio sguardo costruendo uno spazio pubblico in cui la distanza possa diventare qualcosa di non violento, accogliente, disseminarsi in modo più invisibile e sostenibile nella città, sperimentando una potenzialità, fosse anche temporanea, che prima non concepivamo”.
La XV edizione di Short Theatre vede ancora la supervisione artistica di Fabrizio Arcuri, fondatore del festival – che quest’anno cura la sezione di Panorama Roma, da lui ideata e diretta dal 2018 – e Francesca Corona, mentre è già in atto un processo che nei prossimi mesi proseguirà con l’individuazione di una nuova direzione artistica che possa rilanciare le direzioni intraprese fin qui.
Tempo, spazio, presenza, relazione, trasmissione e trasformazione saranno le parole chiave di Short Theatre 2020. Fra le visioni stranianti di Anubi is not a dog del collettivo Zapruder, che apre il festival il 4 settembre al WeGil, e l’agorà urbana proiettata in uno spazio-tempo fluido di La Plaza, spettacolo, in collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale, del collettivo catalano El Conde de Torrefiel che il 12 e 13 settembre chiude l’edizione al Teatro Argentina, un programma denso di riverberi in cui il racconto e la denuncia del reale convivono con l’immaginazione e la riscrittura dello stesso, amplificandosi. Un coro di voci e di corpi che creano uno scenario composto da molteplici punti di vista ma unificato dalla traduzione del pensiero teorico in pratica politica, della parola personale in testimonianza collettiva. Un panorama in cui la creazione è terreno e nutrimento della trasformazione, oggi non più soltanto auspicabile ma necessaria. E così fra gli appuntamenti imperdibili l’incontro con la filosofa femminista francese Elsa Dorlin sull’attualissimo tema della violenza esercitata dal Potere sui più deboli e la video installazione del progetto Forensic Oceanography, che tiene insieme arte visiva, scienze giuridiche e attivismo rispetto al rapporto fra colonialismo, migrazioni e Mediterraneo. Sempre sul fronte della video-installazione lavora la giovane artista del Kuwait Monira Al Qadiri che interpreta e racconta le culture del Golfo Persico, tra tradizione, complessità e stereotipi. Artista visivo è anche Simon Senn, presente però a Short con una performance teatrale in grado di leggere in modo originale il rapporto fra reale e virtuale. L’intreccio tra biografia e musica è poi al centro dei due documentari-ritratto realizzati dall’acclamata regista e curatrice d’arte di base a New York Marie Losier, dedicati a due figure particolari della musica contemporanea: Felix Kubin e Genesis P-Orridge, mentre Gérald Kurdian lavorerà già a partire dai giorni precedenti al festival sulla scrittura collettiva di un nuovo repertorio di canti popolari queer. insieme un gruppo di partecipanti al suo workshop Hot Bodies – Choir. E poi ancora l’originale Tiresia di BLUEMOTION/Giorgina Pi, le video installazioni – teoretiche di Salvo Lombardo, le performance ibride di Kinkaleri & Jacopo Benassi e di Giorgia Ohanesian Nardin, le coreografie di Radouan Mriziga, Jacopo Jenna, Marco D’Agostin, le creazioni di Emilia Verginelli e di Paola Rota con Simonetta Solder e Teho Teardo, quest’ultima nell’ambito di Fabulamundi – Playwriting Europe. E il progetto europeo si intreccia quest’anno con Panorama Roma, la sezione che ospiterà Alessandra Di Lernia, Frosini/Timpano, lacasadargilla, Manuela Cherubini + Luisa Merloni e Veronica Cruciani.
Ogni sera, poi, in chiusura, gli eventi di Controra, la sezione musicale e notturna del festival, fra cui il concerto di Felix Kubin e i dj set di Elena Colombi e di Dj Marcelle.
Un’edizione plasmata ancora di più dal dialogo e dalla relazione, contraddistinta dalla prossimità intesa non come condizione fisica e spaziale ma come intenzione – politica, esistenziale, emotiva – da rimettere al centro del pensiero e dell’azione del festival. È la stessa costruzione del programma, infatti, a essere il risultato dello scambio con gli artisti e le artiste, in un disegno dell’edizione che inevitabilmente è stato in parte riscritto alla luce dell’emergenza sanitaria: “Se fino a ora Short Theatre cartografava e ricomponeva i segni del mutevole paesaggio dello spettacolo dal vivo, oggi il suo fare deve collocarsi su un piano ancora più profondo: non basta più preparare la casa in cui invitare artiste e artisti, perché di quella casa dobbiamo riprogettare insieme la forma, reiventando anche le strategie e gli strumenti con cui costruirla. E il presente ci dice che questo vale tanto per il mondo dell’arte che fuori, ovunque. Nell’esigenza di restare aderenti con il presente, abbiamo cercato di mantenere aperto il dialogo con le compagnie e gli/le artisti/e, scegliendo insieme come rimodulare la relazione con il festival. Alcuni/e degli artisti e delle artiste che erano già state coinvolte, soprattutto chi proviene da paesi non europei o chi sarebbe stato per la prima volta in Italia, saranno presentati/e nel 2021, per dar modo a un pubblico più ampio di scoprirne il lavoro; così come coloro i cui progetti non avrebbero trovato le condizioni ideali per essere presentati. L’intenzione è stata quindi quella di portare avanti la stessa pratica con cui siamo solite ideare il programma: condividendo il percorso con cui prende forma il festival insieme agli/le artisti/e, immaginando di volta in volta la modalità più adatta di presentarne il lavoro, costruendovi intorno un pensiero e un contesto, componendo insieme un discorso.” raccontano Francesca Corona, Fabrizio Arcuri e lo staff del festival.
Nell’ottica di riscrittura dei meccanismi di mobilità e ospitalità nelle arti performative, una grande novità di questa edizione: Short Theatre 2020 sarà il momento in cui sperimentare una forma di coabitazione con un secondo festival, il portoghese Materiais Diversos, nell’ambito dell’attività del Displacement of Festivals prevista dal progetto europeo More Than This, che curerà parte del programma del festival, presentando i lavori di David Marques, Volmir Cordeiro, Tiago Cadete e Catarina Miranda.
Ad amplificare il programma di Short Theatre 2020 tornano anche quest’anno i Progetti in Residenza, che quest’anno si intrecciano con Tempo Libero, la sezione dedicata ai workshop: Les Cliniques Dramaturgiques – a cura di Muta Imago, Elise Simonet e Jessie Mill, è il progetto in residenza che per la prima volta attraverserà tutto il festival con un uno spazio-tempo dedicato alla cura dei processi di creazione di drammaturgie inedite, in cui sei dramaturg offriranno la loro attenzione, il loro ascolto e la loro presenza ad un gruppo di artisti locali di teatro e danza, attraverso una serie di consultazioni e momenti di condivisione. Si chiude invece il triennio di residenza di OHT con il progetto Little Fun Palace, che quest’anno in parte si trasforma in Scuola Nomadica rivolta a un gruppo dieci partecipanti, ma che continuerà poi ad ospitare incontri, talk, presentazioni di libri, ascolti per tutta la durata del festival. Gli altri workshop e laboratori di Tempo Libero saranno Dèsir Mimetique di Jacopo Jenna, rivolto a ragazzi e ragazze dai 10 ai 14 anni, e Hot Bodies - Choir di Gerald Kurdian il cui esito sarà accolto nella programmazione di WeGil. Completa il programma dedicato alla formazione il workshop intensivo di Françoise Vergès, già ospite del festival lo scorso anno con una seguitissima lectio magistralis, sul tema della decolonizzazione delle arti, rivolto ad artisti, ricercatori, membri delle istituzioni culturali, attivisti, ecc.
Short Theatre 2020 è ideato e organizzato da AREA06 con la supervisione e l’accompagnamento artistico di Fabrizio Arcuri e Francesca Corona. È realizzato con il sostegno di MiBACT e Regione Lazio e il patrocinio di Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Si svolge in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e con il supporto di Institut Français Italia, Accademia di Spagna Roma, Istituto Svizzero.
Short Theatre fa parte di Romarama, il palinsesto culturale di Roma Capitale.
PROGRAMMA
Short Theatre 2020 prende avvio nuovamente nello spazio di WeGil – dove il festival abiterà dal venerdì 4 alla domenica 6 settembre – che dallo scorso anno è oggetto di un processo di rielaborazione e risignificazione in senso decoloniale della sua eredità architettonica, attraverso i lavori degli artisti e le artiste e grazie anche alla collaborazione con il Modulo Arti del Master in Studi e Politiche di Genere di Roma Tre, curato da Ilenia Caleo. Per permettere il rispetto del distanziamento fisico imposto dalle norme anti-covid, oltre che per attraversare ancora diversamente lo spazio, nel giorno di apertura le performance si dissemineranno soprattutto nello spazio aperto antistante l’edificio. In questi primi tre giorni di programmazione si entra subito nelle questioni vive che animano questa edizione di Short Theatre. I corpi e gli immaginari di culture “altre” sono i due elementi cardine delle installazioni video di Salvo Lombardo, coreografo basato a Roma con la sua compagnia Chiasma, e quelle di Monira Al Qadiri, giovane artista visiva del Kuwait, nata in Senegal e cresciuta in Giappone. Lombardo presenta due opere: Jungle Soul, un habitat immersivo che riproduce un indistinto giardino “esotico”, in cui emergono le derive dell’appropriazione culturale e degli immaginari contemporanei; e la camera-bottega Opacity#2, in cui il coreografo fa confluire le tracce e gli oggetti visivi, testuali, performativi generati lungo il tempo della creazione di Excelsior, uno dei suoi ultimi lavori, che parte da una lettura post-coloniale del Gran Ballo Excelsior del 1881, cruciale per l’affermazione della cultura e dell’identità moderna europea. Monira Al Qadiri arriva invece a Short Theatre con tre suoi lavori - Diver, Travel Prayer e Behind the Sun - che attraverso il linguaggio plastico del video interpretano e raccontano le culture del Golfo Persico, tra tradizione, complessità e stereotipi. Il collettivo Zapruder, sperimentatori del linguaggio cinematografico, a cavallo tra arte visiva e performance, presenta Anubi is not a dog, una straniante set-performance in cui seguiremo la realizzazione di un lavoro filmico, i cui protagonisti saranno un gruppo di cani e i loro proprietari impegnati in un dog show. Al centro della performance site specific 0. / Short Theatre di Radouan Mriziga c’è la relazione tra corpo umano e spazio, in cui il coreografo marocchino continua a esplorare il legame tra danza e architettura, e la combinazione di corpo, mente e spirito. Gérald Kurdian presenta invece Hot Bodies – Choir, esito finale di un laboratorio sviluppato nei giorni precedenti al Teatro India con un gruppo eterogeneo di persone, di tutte le età, provenienza, genere e orientamento sessuale sulla composizione di un repertorio canoro queer. Si inscrive sul fronte dell’interazione tra visivo e performativo, Once More della compagnia di teatro-danza Kinkaleri con il fotografo Jacopo Benassi: un confronto senza freni tra due soggetti, dove corpo, suono, luce, buio e parole si fanno partitura libera e improvvisa, di fronte all’occhio imperscrutabile della macchina fotografica, che registra e ridefinisce in tempo reale ciò che accade. Prende le mosse invece dalla nostra tradizione occidentale, e nello specifico dalla letteratura antica, per riscriverla e ribaltarla completamente, Tiresias, nuova produzione di BLUEMOTION / Giorgina P. da un testo della poetessa, rapper, drammaturga inglese Kate Tempest. Gabriele Portoghese dà vita a un Tiresia a cavallo tra le epoche, le città e i generi sessuali, così come tra i modelli che attraversano la nostra cultura da secoli. Un momento importante nell’articolazione di questo programma che dialoga con l’eredità storica e coloniale del luogo, sarà poi l’incontro pubblico con la filosofa Elsa Dorlin, di cui Fandango ha da poco pubblicato il suo Difendersi. Una filosofia della violenza, una genealogia dell’autodifesa che illustra come la storia opponga i corpi “degni di essere difesi” da coloro che, disarmati o resi indifendibili, rimangono esposti alla violenza del potere dominante.
Da lunedì 7 settembre Short Theatre 2020 accende la sua seconda location, quella della Pelanda del Mattatoio di Roma, dove il festival prosegue fino alla chiusura del 13 settembre. Anche in questo caso, le norme di sicurezza e la condizione pandemica hanno dato modo di ripensare l’uso degli spazi della Pelanda, e in generale del Mattatoio, immaginandone diversamente le sale interne e ampliando l’utilizzo delle zone esterne, permettendo così di indagare nuove modalità di relazione tra i corpi. Si parte con il progetto europeo Fabulamundi Playwriting Europe, giunto alla sua ultima edizione, che quest’anno si intreccia con il cantiere artistico Panorama Roma: un’interazione speciale che fa incontrare cinque compagnie romane – Alessandra Di Lernia, Lacasadargilla, Frosini/Timpano, Manuela Cherubini & Luisa Merloni, Veronica Cruciani – con cinque testi selezionati dal progetto europeo, dando la possibilità al pubblico di scoprire direttamente il processo di creazione attraverso delle sessioni giornaliere di prove aperte. In questo contesto, la Pelanda ospiterà anche la messa in scena di un altro dei testi selezionati da Fabulamundi: Illegal Helpers, dell’autrice Maxi Obexer, tradotto in dispositivo site-specific da Paola Rota e Simonetta Solder, con la drammaturgia musicale ideata e sviluppata da Teho Teardo. Sono gli aiutanti illegali i protagonisti di questo spettacolo, uomini e donne che tutti i giorni prendono il rischio di agire per aiutare migranti e richiedenti asilo a passare i confini, affrontare i colloqui, trovare riparo. Il tema della crisi migratoria del Mediterraneo svela l’altra faccia del colonialismo e attraversa la settimana di programmazione alla Pelanda con l’installazione video Liquid Violence di Forensic Oceanography, progetto di ricerca artistica con sede presso la prestigiosa Goldsmiths University of London, che indaga criticamente il regime di frontiera militarizzato nel Mar Mediterraneo. Un lavoro collaborativo che sfrutta il formato e il contesto artistico per generare un’azione di attivismo concreto, contribuendo a fornire dati scientifici per inchieste e azioni legali legate ad alcuni casi avvenuti nel Mediterraneo.
Seppur da una diversa prospettiva, a trattare il tema del colonialismo e del privilegio bianco, matrici del razzismo sistemico che anche in Italia viviamo, ci pensa anche Giorgia Ohanesian Nardin, intrecciando autobiografia, riflessione teorica e ricerca artistica. Գիշեր | gisher ha a che fare con la storia personale, con le radici profonde di un’identità prismatica, con l’eredità ancestrale e il trauma intergenerazionale di chi discende da una cultura perseguitata come quella armena. Sempre nel campo del racconto personale, tra autobiografia e creazione artistica, si colloca First Love di Marco D’Agostin: sulle orme del suo mito d’infanzia, la sciatrice Stefania Belmondo, il danzatore e coreografo esplora la matrice motoria della propria pratica e rilegge la più celebre gara della campionessa piemontese, la 15km a tecnica libera delle Olimpiadi di Salt Lake City 2002, in un grido di vendetta, disperata esultanza e smembramento della nostalgia. È ancora lo sguardo sul confine labile tra la propria storia e i temi generali che il presente ci impone, da cui prende vita Io non sono nessuno di Emilia Verginelli, che debutta in anteprima a Short Theatre 2020 e che raccoglie episodi della sua esperienza come volontaria teatrale all’interno di una Casa-Famiglia, indagando il rapporto con alcuni dei bambini che la abitano, tra cui Muradif, co-protagonista del lavoro. Quella zona grigia che esiste tra storia personale ed esperienza collettiva si incarna poi nei movimenti e nei corpi di ciascuno di noi, producendo immaginario, modello, unità culturale condivisa, e rendendo il corpo un vero e proprio archivio: è quello che ci mostra Jacopo Jenna nel suo Alcune Coreografie, creato in collaborazione con l’artista visivo Roberto Fassone, in cui il corpo e la danza di Ramona Caia si misura dal vivo con un repertorio immenso di gesti, movimenti, coreografie esemplari della storia della danza – accademica, popolare, d’avanguardia –in un montaggio cinematografico di immagini che prosegue fino a perdere il legame stesso con la figura umana, trasformandosi in puro movimento lasciato all’interpretazione del pubblico. Allo stesso modo, anche David Marques nel suo Danca Sem Vergonha esplora gli immaginari motori e culturali legati alla danza ma da una posizione più intima, nello specifico quella della propria stanza, in cui “senza vergogna” si abbandona alla danza e all’espressione di sé confondendo il piano del tempo e dello spazio, del pubblico e del privato. David Marques è uno degli artisti che fanno parte della co-abitazione che quest’anno Short Theatre realizza con Materiais Diversos, festival portoghese che cura parte del programma di Short nell’ambito dell’attività del Displacement of Festival prevista dal progetto europeo More Than This: un modo per interrogare la nozione di “ospitalità”, che nasconde spesso dinamiche di dominio e di potere, riducendo l’altro a un’immagine cristallizzata. Oltre a Marques, Materiais Diversos presenta a Short Theatre 2020 la danzatrice Catarina Miranda, con Dream is the dreamer, un solo che esplora la dimensione dell’umano e del post-umano, del reale e dell’immaginario attraverso la manipolazione di materiali, come la plastica; Volmir Cordeiro, con il suo Street dove, in compagnia di un percussionista in scena, attraverso il corpo e il movimento fa proprio lo spazio pubblico, esplorandone le diverse anime e incorporando le soggettività che lo percorrono; e Tiago Cadete che in Fiume ci accompagna in un immaginario tour guidato che attraversa le storie del fiume Tevere e del Tago, il più lungo fiume della penisola iberica, tra glorie e tragedie, misteri e intrighi.
Tra reale e immaginario, o meglio, digitale, si colloca poi Be Arielle F. dell’artista visivo Simon Senn, una performance teatrale che è anche una conferenza, una dimostrazione e una confessione, in cui emerge come il mondo virtuale e il mondo reale non siano sempre in opposizione, rendendo visibile l’intreccio inaspettato tra tecnologia, rappresentazione, genere e legge. Genere e sperimentazione sono poi i temi centrali anche nei due documentari-ritratto che Marie Losier, acclamata regista e curatrice d’arte di base a New York, dedica a due personalità eccezionali del panorama della musica internazionale: Felix Kubin – protagonista indiscusso della scena sperimentale, decano del pop elettronico che sarà presente a Short Theatre 2020 non solo in video ma anche in concerto – nel film Felix in Wonderland!; e Genesis P-Orridge, cantante, musicista e artista fra i principali esponenti dell’industrial, pioniera dell'acid house e mente dei Trobbling Ghriste, da poco scomparsa, di cui Marie Losier racconta la relazione – d’amore e di vita – con la sua compagna Lady Jaye nel documentario The Ballad of Genesis and Lady Jaye.
La quindicesima edizione di Short Theatre 2020 si chiude tra la Pelanda e il Teatro Argentina dove il 12 e il 13 settembre andrà in scena La Plaza del collettivo El Conde de Torrefiel, realizzato in collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale. La Plaza, spettacolo per venti performer in scena – possibile in questo momento di emergenza sanitaria solo grazie alle grandi dimensioni del palco – che dà vita a un’agorà urbana che racconta il presente facendo leva sulla memoria collettiva del passato, tra minuzie quotidiane ed eventi epocali, espandendo la nostra percezione dello spazio e del tempo e proiettando l’attenzione sul futuro concepito come una dimensione sconosciuta e imprevedibile.