Todi Open Doors
Dopo il successo della prima edizione, riprende “Todi Open Doors” proponendo un nuovo entusiasmante viaggio nella suggestione degli affascinanti gli androni dei palazzi storici della città.
Comunicato stampa
Dopo il successo della prima edizione, riprende “Todi Open Doors” proponendo un nuovo entusiasmante viaggio nella suggestione degli affascinanti gli androni dei palazzi storici della città. Sei gli artisti coinvolti per questa edizione: Lea Contestabile, Massimo Diosono, Attilio Quintili, Silvia Ranchicchio, Nicola Renzi, Virginia Ryan coordinati dai curatori, Andrea Baffoni e Manuela De Leonardis.
L’organizzazione si deve alla Fondazione Progetti Beverly Pepper con il supporto del Todi Festival. L’inaugurazione è prevista per venerdì 4 settembre alle ore 17, in occasione del Todi Festival, mentre un secondo appuntamento si prevede per sabato 19 settembre alle ore 21.00 in occasione del Festival delle Arti.
Misteriosi e affascinanti, gli androni sono luoghi di passaggio dove la sfera pubblica si fonde con il privato. In questo caso, l’arte contemporanea consente di creare un percorso per entrare in contatto con la parte storica vivendo la contaminazione fra tradizione e attualità. Nella giornata inaugurale e in occasione dei successivi appuntamenti, i visitatori saranno accompagnati in una sorta di viaggio alla scoperta di queste temporanee aree espositive e degli artisti che in esse hanno operato. Per ognuno di essi sono state predisposte schede critiche e biografiche collocate all’ingresso degli androni così da consentire al visitatore il giusto approccio all’opera e all’artista.
Artisti e opere:
Lea Contestabile - Palazzo Benedettoni - Via A. Ciuffelli, 5
Tornando a casa, 2020. L’istante e l’eternità come estremi di una linea che chiamiamo tempo, in cui si collocano - segmento dopo segmento - storie personali e collettive. Tornando a casa è il ricongiungimento dei fili portanti della poetica di Lea Contestabile, come la trama e l’ordito di un tessuto. La casa, per l’artista abruzzese, è sempre accoglienza e appartenenza, contenitore di emozioni e tradizioni che perdurano di generazione in generazione. Nel suo lavoro, la fragilità della memoria si rafforza con la complicità della fotografia diventando un segno, non solo un’azione consapevole.
Massimo Diosono - Palazzo Cesi – via Paolo Rolli, 3
Veglia (Palazzo Cesi, Todi, 2020). Massimo Diosono affronta il tema dell’imperscrutabile riconducendosi alla narrazione popolare. Ponte di collegamento tra visibile e invisibile, Una che metafora che prende forma, qualcosa di riconoscibile. Vaghiamo convinti di noi stessi senza accorgerci della nostra opalescenza. Similmente è l’artista: invisibile. Perché anche nel fare arte c’è bisogno di compiere un atto di fede, credere in qualcosa di celato, guardare oltre la soglia.
Attilio Quintili - Palazzo Montani Angelini - Via del Duomo, 18
Deruta-Todi, 2020. Sulle orme dell’Art-Walk degli anni ‘60, ma anche attraverso l’esperienza spirituale dei pellegrinaggi medievali del Cammino della Luce, Attilio Quintili ricerca nell’azione del camminare il momento di ricongiungimento con le forze della natura e del cosmo. La distanza di 26 Km percorsa il 4 settembre 2020 tra il suo studio a Deruta e la meta - l’androne dell’antico palazzo tuderte - è una tappa del progetto Io viaggio in Umbria, concepito dall’artista come un video/taccuino di viaggio dove «le fasi dell’infinito ciclo vitale si ripresentano sotto forma di inizio-cammino-fine.»
Silvia Ranchicchio - Residenza San Lorenzo 3 – via San Lorenzo, 3
Ātman, 2020. Con la sua opera Silvia Ranchicchio ci pone davanti alla riflessione sul tempo che è poi quello in cui siamo chiamati a imparare. Un tempo non infinito, il nostro. Quello del genere umano, dove la vita prospera originando idee, stabilendo intime connessioni, testando la capacità biologica di coesistere con la Terra. La forma circolare riconduce alle dinamiche cosmiche, mentre la luce scalda le materie stabilendo un contatto tra la natura fenomenica e quella animica. Si uniscono così i differenti stadi dell’esistere: il sopra e il sotto, in una predisposizione mandalica della forma.
Nicola Renzi - Palazzo Valenti Fedri – piazza Umberto I, 25
Una ics, in luogo della firma, 2020. Un grande segno giallo campeggia al centro dell’androne. Imponente e carico di energia. Nasconde l’incognita di un nome, una vita. Chi non sa scrivere lascia una traccia. Nicola Renzi attinge all’efficacia della sua poetica per integrarsi con l’architettura dello spazio. Una traccia che nasconde un nome, nella cui definizione plastica troviamo i connotati di una volumetria. Rimarca così la dualità dell’essere dove esterno e interno coesistono in una costante battaglia di valori e responsabilità..
Virginia Ryan - Palazzo Morghetti - Via del Duomo, 8
Personal Diffractions, 2016-2020. Partiamo dalla forma: uno “scudo” circolare da cui, come onde vibrazionali, si propagano storie che giungono da culture diverse, libere dalle costrizioni anguste degli stereotipi occidentali. Il carattere dinamico dell’installazione Personal Diffractions, dove ogni singolo pezzo vive in maniera autonoma ma complementare agli altri, a cui è profondamente legato nella ricerca di una dimensione corale - manifesto della sua energia più autentica - è sottolineato proprio dal dialogo e dall’interazione di materie (in parte objects trouvé) e tecniche differenti.