Claudio Di Carlo – I pasticcini li porto io
Mostra I Pasticcini li porto io di Claudio di Carlo a cura di Francesca Perti.
Comunicato stampa
Il giorno 5 settembre 2020 alle ore 18.00 la Galleria Minima arte contemporanea di Mario Tosto presenta la mostra I Pasticcini li porto io di Claudio di Carlo a cura di Francesca Perti.
“Claudio Di Carlo si incarna nell’aria del mondo, ne coglie le contraddizioni e le discrasie, ma anche le combustioni felici e i piccoli incendi che illuminano l’anima. Da sempre la sua ricerca lo porta a mescolare musica, cinema e letteratura con le immagini e le suggestioni della vita reale. La sua opera affronta i temi più spinosi dell’attualità, la complessità del mondo contemporaneo e l’evoluzione del suo linguaggio. Interessato ai problemi legati alle questioni di genere, al razzismo e alle migrazioni, il suo sguardo mai banale è uno sguardo che cura, che porta a riflettere su soluzioni più rischiose, a buttare via le copie e a dedicarci ad atti unici. Di Carlo è un nomade che rivendica per se stesso il diritto al controsenso, facendo della sua arte e del suo pensiero una potenza nomade, una macchina da guerra che guasta tutti i codici e non si lascia ricodificare. Come dice Deleuze “una vita nomade è una vita che resiste alla codificazione che altro non è che l’attività di cui si è sempre servita la forma stato e la politica”. Non cristallizzato in un ruolo il nomade è l’emblema di una eccedenza che dà voce ad un rifiuto ed è questo che compie Di Carlo: scompagina, ricuce, coinvolge e sorprende, crea un annullamento passato-presente in un momento in cui il tempo culturale si è ripiegato su se stesso e dove la cultura viene de-erotizzata. Di Carlo non ammansisce e non è ammansito da astuzie consumate, ma seduce con la propria irriducibile irrequietezza. Il suo è un continuo lavoro di “ricombinazione” che ha sempre solcato le forme estetiche della vita quotidiana e le forme spettacolari del consumo di massa per approdare alla distillazione e all’integrità di una chiara esperienza sensibile. Il mondo reale e il mondo interiore si fondono aprendo a una realtà altra.
La mostra/installazione “I pasticcini li porto io”, (Mixed Media), è costruita come una quadreria ottocentesca: da pittore qual è, Di Carlo coglie un’infinitesima porzione di tempo e spazio nella storia, ma la fissa su un supporto industriale come i vassoi da dolci, in uno spiazzante incontro tra tradizione pittorica occidentale e contemporaneità, tra alto e basso, passato e attualità, arte e produzione di massa. Il vassoio stesso ha una sua cornice che ci riporta al quadro, ma dentro di esso Di Carlo fa esplodere le sue immagini del mondo, del suo e del nostro, un mondo che non accetta di essere “incorniciato”, “inquadrato” o “codificato”.
Dice Di Carlo: Queste opere sono di un sopravvissuto che, per quanto possibile, vuole offrirle in senso gioioso, in un simbolico incontro di riconciliazione con l’ambiente e il mondo ormai cambiato attraverso il linguaggio.” (testo critico di Francesca Perti)
L’artista sarà presente il 5 settembre, giorno dell’inaugurazione, per il finissage del 26 settembre e nell’appuntamento intermedio del 17 settembre 2020.
Claudio Di Carlo nasce a Pescara nel 1954. Pittore, produttore, art director, vive e lavora tra Amburgo, Pescara e Roma. La sua vita d’artista, di natura poliedrica, inizia a Pescara, negli anni ’70, e si dirama fra La comune di Ovada e le strade d’Europa. Arte, politica e poetica sono le sue linee guida. Punto di riferimento artistico, la galleria “Convergenze” a Pescara diretta da Peppino D’Emilio. Claudio Di Carlo ha sempre posto il proprio sguardo sulle forme dello sconfinamento. E’ un artista proteiforme che ha attraversato la pluralità delle esperienze controculturali e artistiche degli anni Settanta e Ottanta. Cresciuto nell’humus dell’anarchismo etico- politico, si è occupato di musica underground e di teatro di ricerca. Ha progettato spazi culturali, creato gruppi di intervento artistici, spettacoli multimediali, prodotto gruppi rap/rock, inventato e organizzato Festival, happening e performance; si occupa anche di musica elettronica. Un moto centrifugo che ha assunto la funzione necessaria della propria creatività. Un crescente sentimento di vocazioni plurime - quasi l’immagine di un io che si fa moltitudine - significativamente sconnesse ai vincoli autoritari o mediatori con cui la nostra società regolamenta la propria eccitazione e repressione. Nei suoi risoluti ingressi nell’“altro”, ha varcato soglie date per serrate in una spirale tanto intensa quanto estesa. In questo Claudio Di Carlo sembra incarnare la personalità multi-identitaria e nomade del mondo post-moderno, quanto mai radicata tra le frontiere sensoriali dei linguaggi somatici ed esperienziali. Un continuo lavoro di “ricombinazione” il suo che ha sempre solcato in effetti le forme estetiche della vita quotidiana, le culture spettacolari dei consumi diffusi, per approdare alla concentrazione e al contenimento di una forma, all’integrità di una specifica esperienza sensibile. Non banalmente per esprimere ciò che si è o essere ciò che si esprime, ma, fedele alla propria natura, per “diventare ciò che si è”. La sua è una pittura postmoderna, lui riattualizza nelle tecniche di costruzione delle immagini e nei temi, ma è pur sempre “pittura pittura” realizzata nel lento costruire, fare e disfare delle forme, dei toni, dei timbri e delle luci. Pensata per l’occhio. Particolare attenzione dedica al mercato on-line. Dalla fondazione dei gruppi Punk-rock Koma e R.A.F. (Frazione Armata Rock) nel 1977 al suo recente ‘Omaggio a Rossini - Già la luna è in mezzo al mare’, lavoro esposto a Pesaro in Casa Rossini, le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo, diversi sono i critici che seguono il suo lavoro. Si è occupato di esecuzione e produzione, dal punk-rock sperimentale degli inizi, 77/80 ”Rock Armee Fraktion” e “Koma” , alla musica elettronica del suo attuale gruppo “Hypervectorial System”, con il compositore Gabriel Maldonado.