Reggio Emilia: il festival Rigenera punta al futuro della città
Fino al 30 ottobre il festival RIGENERA esaminerà il tema della rigenerazione urbana attraverso incontri, tavole rotonde, performance, passeggiate e un nuovo premio. Una manifestazione diffusa e corale che prova a dare risposte, cercando l’integrazione tra le discipline e tracciando la strada per lo sviluppo sostenibile delle città.
Dopo gli approfondimenti dedicati a Change. Architecture Cities Life e a 2050 Archifest, prosegue il percorso di avvicinamento di Artribune al festival vincitore del bando MIBACT – Direzione Generale Creatività Contemporanea per la promozione dell’architettura di qualità. Appena inaugurato e in programma fino al 30 ottobre, il festival RIGENERA sceglie di mantenere il ricco calendario sia in presenza che attraverso piattaforme digitali, con l’obiettivo di diffondere nella comunità la consapevolezza del ruolo fondamentale dell’architettura nella creazione di un futuro più sostenibile. Ridurre il consumo del suolo, rinnovare l’ambiente costruito, riscoprire luoghi dimenticati e creare nuove modalità di utilizzo di essi attraverso una crescita culturale degli abitanti sono gli obiettivi della prima edizione di RIGENERA. Ne parliamo con Andrea Rinaldi, Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Reggio Emilia, istituzione capofila del progetto.
INTERVISTA AD ANDREA RINALDI
Avete deciso di dare un indirizzo chiaro e definito al festival, quello della rigenerazione: un tema centrale nel dibattito dell’architettura contemporanea, ma forse anche una presa di posizione…
La storia delle città è una storia di evoluzione continua e noi dobbiamo approcciarci alla città proprio sotto il segno di questa naturale evoluzione: è tempo di tracciare le basi per quello che sarà il nostro futuro. Non possiamo più permetterci di costruire come abbiamo fatto negli ultimi cinquant’anni. Per dare un dato che ci restituisce l’emergenza della situazione, basti considerare la previsione ONU che annuncia che nel 2050 due terzi della popolazione mondiale vivrà in città. Dobbiamo cambiare in modo radicale il modo con cui costruiamo le città, e dobbiamo farlo dall’interno. L’idea della rigenerazione è un processo fatto per frammenti, un approccio per modificare la città per pezzi e adattarla di volta in volta alle situazioni della vita.
Avete scelto luoghi della città che sono già stati investiti da progetti di rigenerazione e altri che attendono questi processi. Sperate che RIGENERA possa essere occasione di rinascita per alcuni fra questi?
Abbiamo deciso di uscire dalla città storica e scegliere, tra gli altri, spazi che attraverso le passeggiate e l’uso temporaneo possano essere esempi di buone pratiche. L’obiettivo rimane sempre quello di avvicinare la comunità a questi temi e diffondere conoscenza. Ai miei allievi dico sempre che la conoscenza è alla base della creatività; la creatività non è un dono ma qualcosa che va costruito attraverso la conoscenza.
RIGENERARE REGGIO EMILIA
Ad esempio, tra gli altri, quartiere Santa Croce e Area Reggiana…
L’Area Reggiana è una zona di archeologia industriale immensa e il quartiere Santa Croce, l’ex quartiere operaio, è uno dei più problematici della città. Lì, già da anni, si è innescato un processo molto lento di costruzione di un polo di ricerca, di un parco dell’innovazione. Lo si sta facendo inserendo strategicamente alcune funzioni che abbiano la capacità di tirarsi dietro nuove idee. Ad esempio l’Ordine degli Architetti, insieme agli ordini di altre professioni, ha deciso di acquisire la nuova sede in quel quartiere, con il comune obiettivo di voler cominciare a fare squadra. Puntiamo tutti su una città che sappia riscoprirsi e per farlo c’è bisogno di nuove idee.
La novità del premio che avete introdotto nel festival punta proprio a “un approccio diverso” alla rigenerazione. Qual è il valore aggiunto che ricercate?
Vogliamo idee innovative che puntino a una città nuova, perché con “vecchie ricette” è impossibile affrontare nuovi problemi. Per il “Premio Rigenera” abbiamo ricevuto molte candidature e avuto alcuni esclusi, anche eccellenti, perché ci siamo dati delle regole molto precise fin dall’inizio. Niente restauro. Niente ristrutturazioni. Abbiamo voluto premiare metodi e processi innovativi che siano arrivati a risultati meritori. Tra i finalisti (già pubblicati sul sito del festival) ci sono esempi di spazi degradati tornati a nuova vita che hanno saputo guardarsi attorno e puntato sulla socialità. Ci sono esempi di metodi per riqualificare le aree industriali, di interazione tra energia pulita e paesaggio o di pratiche temporanee utili anche a facilitare dei ragionamenti sul futuro dei luoghi. Tanti approcci che testimoniano che non vi è una ricetta unica per la rigenerazione.
GLI OBIETTIVI DEL FESTIVAL RIGENERA
Quali ricadute sperate possa avere il festival, in termini di obiettivi attesi?
In primis, come detto prima, diffondere la conoscenza dell’architettura tra gli abitanti. Non siamo riusciti, come architetti e urbanisti, a tenere il passo di una società che si è modificata rapidamente. L’architetto ha perso la sua dimensione sociale: negli ultimi anni ci siamo ritagliati la nostra nicchia di lavoro, ma questo non ha fatto altro che isolarci dalla società. Dobbiamo ricucire il rapporto tra professionisti e comunità, attraverso quello che sappiamo fare meglio: progettare la città. Se l’architetto non cambia, è destinato a estinguersi: come categoria verremo man mano assorbiti, o addirittura sostituiti, da altri professionisti. Preferisco sempre una città con una qualità architettonica diffusa rispetto a una città che presenta delle singole eccellenze e il resto è un deserto. RIGENERA è un festival che offre quindi occasioni tanto ai professionisti quanto alla comunità stessa. Vogliamo far guardare Reggio Emilia con altri occhi, più consapevoli e attenti, per far scoprire pezzi di città che hanno una loro qualità, eppure non sono considerati tali. Cercheremo di farlo attraverso eventi non solo riguardanti l’architettura, ma integrando altri mondi come il cibo, la musica, l’arte. L’architettura da sola non può cambiare la città: noi architetti siamo delle “bestie” strane, individualiste; gli altri professionisti fanno molta più squadra e riescono a essere molto più incisivi nella società!
La città di Reggio Emilia saprà essere protagonista di questa rigenerazione?
Reggio Emilia lavora già da un po’ di anni sui temi della rigenerazione, nonostante i fisiologi problemi, la lentezza e processi non perfettamente lineari. Mi aspetto che questi processi abbiano un’accelerazione, sia a livello burocratico che di accettazione sociale. Mi aspetto che tutto sia più rapido: il settore dell’edilizia è in crisi perché non riesce a rinnovarsi. E c’è bisogno di aria fresca, rigenerata!
‒ Marco De Donno & Derin Canturk
https://www.rigenerareggioemilia.it
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