L’impatto della crisi dovuta al Covid-19 sulle gallerie d’arte. Tutti i dati nel report Art Basel
Quali sono state le conseguenze della crisi economica sulle gallerie? Come hanno reagito? In che cosa hanno investito i collezionisti durante il lockdown? Un report prodotto da Art Basel e UBS ha fatto chiarezza su tutti questi punti.
È stato appena presentato il report prodotto da Art Basel e UBS che verte sull’impatto della crisi creata dal Covid 19 sulle attività e le vendite delle gallerie d’arte. Stilato da Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics, società irlandese specializzata in ricerche di mercato, il report si basa su una serie di interviste condotte lo scorso luglio per mezzo di un questionario inviato in 60 nazioni o zone di specifico interesse. Hanno risposto in tutto 920 gallerie; 795 invece i questionari raccolti, il 59% dei quali proveniente dall’Europa il 19% dal nord America, il 10% dall’Asia, il 6% dal sud America, il 4% dall’Africa e il 2% dall’Oceania. Lo stesso report, che si riferisce alla prima metà del 2020, comprende anche una sezione dedicata a 360 collezionisti ad alta capacità di spesa, (HNW, High Net Worth, con patrimonio superiore al milione di dollari) residenti in tre aree chiave per il mercato dell’arte: Stati Uniti, Gran Bretagna e Hong Kong.
L’IMPATTO DELLA CRISI CONSEGUENTE AL COVID-19 SULLE GALLERIE: I DATI
Dalla ricerca emergono innanzitutto alcuni primi risultati di rilievo, come il 38% di decremento negli staff delle gallerie medie (licenziamenti e cassa integrazione), quelle con un fatturato tra i 250 mila ed i 550mila dollari. Per quanto riguarda le vendite, le gallerie intervistate hanno riportato un calo del fatturato medio del 36% rispetto alla prima metà del 2019, mentre le perdite maggiori si sono registrate negli esercizi con fatturato sotto al mezzo milione di dollari. Le gallerie asiatiche hanno perso in media il 41%; il 55% in Cina. Guardando al futuro, la maggioranza delle gallerie si aspetta che le vendite continuino a diminuire, solo il 21% delle gallerie prevede un lieve aumento. C’è però un moderato ottimismo per il 2021 con il 45% delle gallerie che si augura un incremento delle vendite. La prima metà del 2020 ha inoltre registrato un incremento del 37% per quanto riguarda le vendite online, contro il 10% della prima metà del 2019. Importanti i dati relativi ai nuovi clienti raggiunti grazie al digitale: il 26 % per le grandi gallerie, il 35% per le “piccole”. Una nota a margine: per l’81% dei collezionisti è utile ricevere immediatamente l’informazione sul costo dell’opera mentre la si visualizza online.
L’IMPATTO DELLA CRISI CONSEGUENTE AL COVID-19: LE FIERE
La cancellazione delle fiere d’arte ha ovviamente influenzato le gallerie che più contavano su queste occasioni di promozione e vendita, penalizzandole con un 16% di fatturato rispetto al 46% della prima metà del 2019. Per il 91% delle gallerie non ci saranno fiere per tutto il 2020 e solo un terzo degli intervistati intravede un potenziale incremento per il 2021. L’unico fattore positivo è nel risparmio in termini di costi – per molti, in media, il 29% delle spese annue, più degli stipendi e degli affitti dei locali espositivi -. Per quanto riguarda i collezionisti, desiderano tornare al più presto alle occasioni in presenza: l’82% sta già pianificando di recarsi a mostre, fiere d’arte ed eventi nei prossimi 12 mesi, il 57% anche all’estero.
L’IMPATTO DELLA CRISI CONSEGUENTE AL COVID-19: I COLLEZIONISTI
Per quanto riguarda i collezionisti, il campione della ricerca è composto dal 48% da Millennials (23-38 anni), 35% Generation X (39-54 anni), 10% Boomers (55-73 anni), 5% Generation Z (chi ha meno di 23 anni) e 2% Silent (over 74). Il 44% dei collezionisti intervistati ha un patrimonio tra 1 e 5 milioni di dollari, il 21% tra 5 e 10, il 18% tra 10 e 20 milioni, il 10% tra 20 e 50 ed il 7% sopra ai 50 milioni di dollari (escludendo il patrimonio immobiliare). Nonostante la crisi, il 92% dei collezionisti è comunque rimasto relativamente attivo sul mercato comprando opere d’arte nei primi sei mesi del 2020. Il 59% degli intervistati considera incrementato il proprio interesse per il collezionismo. Il 56% dei collezionisti intervistati ha speso più di 100 mila dollari in arte nei primi sei mesi del 2020 ed il 16% più di un milione di dollari. Gli acquisti sono stati effettuati per il 75% presso gallerie d’arte con il 41% dei collezionisti che si sono rivolti a gallerie presso le quali avevano già acquistato e con le quali hanno relazioni già consolidate. Solo il 14% dei collezionisti sono stati attivi nella ricerca di nuove gallerie. Un terzo ha effettuato gli acquisti grazie alle ‘viewing room’ (visitate dall’85%), il 32% ha comprato utilizzando Instagram come canale di accesso alle opere ed alle gallerie (43% Millennials, 20% Gen X e 11% Boomers).
L’IMPATTO DELLA CRISI CONSEGUENTE AL COVID-19: PRIORITÀ E PROSPETTIVE FUTURE
Non mancano dunque segnali di resilienza nel mercato dell’arte, pur facendo i conti con una crisi globale e con le nuove sfide che le gallerie d’arte dovranno affrontare nell’immediato futuro. Certo si è lontani da quei 64 miliardi di dollari che il settore dell’arte totalizzava in vendite nel 2019 (già il 5% in meno del 2018, però). Certamente si va sempre di più verso il consolidamento del rapporto fiduciario tra galleria e collezionista con la novità dei nuovi clienti – i Millennials – che si sentono a proprio agio nel comprare online addirittura opere da oltre un milione di dollari, mentre i Boomers lo fanno in misura assolutamente minore. In generale, le stesse gallerie stanno riscontrando un crescente interesse da parte dei collezionisti nel sostenere durante la crisi gli artisti, le gallerie d’arte ed i musei. Nel 2019 le priorità principali delle gallerie d’arte erano la partecipazione alle fiere e l’espansione del target geografico della propria clientela. Ma nel 2020 si mette al centro il consolidamento delle presenze e delle vendite online, la riduzione dei costi e la cura dei rapporti con l’attuale base di clienti, vitale per la sopravvivenza delle gallerie stesse. Diventa anche importante il saper collaborare tra gallerie d’arte per ridurre i costi e massimizzare le azioni di marketing e le vendite: instaurare partnership diventa praticamente una via obbligata.
L’IMPATTO DELLA CRISI CONSEGUENTE AL COVID-19: IL PARERE DI OPERA GALLERY
Per non lasciare il campo solamente ai freddi dati del report, abbiamo chiesto una fotografia dell’attuale situazione a Federica Beretta, direttrice della sede londinese di Opera Gallery(13 spazi espositivi in 4 continenti): “nonostante un rallentamento iniziale dell’attività, abbiamo registrato già dopo poche settimane una netta ripresa delle interazioni coi collezionisti e i professionisti del settore. In questo senso, il confronto con i nostri colleghi asiatici, che hanno affrontato l’emergenza prima di noi, si è rivelato essenziale per affrontare al meglio questo periodo senza precedenti”. Opera Gallery ha adottato rapidamente diverse soluzioni per promuovere il lavoro degli artisti, comunicare con i collezionisti e sopperire alla mancanza di uno spazio fisico con l’accelerazione di processi già in corso tra cui, su tutti, digitalizzazione, accessibilità e miglioramento dell’interazione con i clienti. “In generale, la maggior parte delle nuove strategie messe in atto prevede una forte spinta digitale, sia attraverso il nostro sito web che tramite piattaforme di promozione e vendita online, incluse quelle delle principali fiere”, ci dice la Berretta. Le loro viewing roomsono state basate sull’idea di tradurre online lo storytelling di una mostra curata, ricevendo una risposta positiva sia dagli attuali clienti che da molti altri nuovi utenti, “con vendite e interazioni, stante i dati delle viewing room, tra cui quella associata alla mostra dell’artista svizzero Andy Denzler A Moment of Reflection, originariamente prevista per la nostra sede londinese, paragonabili ai tempi pre-Covid”. Abbiamo chiesto alla Berretta anche un feedback sui visitatori virtuali e ci ha confermato che, “all’inizio, i compratori di tutte le generazioni e provenienze sono stati generalmente più cauti ma, una volta forniti gli strumenti adeguati, si sono sentiti totalmente a loro agio nell’acquisire arte online”.La conclusione della Berretta, sulla visione prospettica del futuro del settore, coincide con i risultati del report: “credo che dopo questo periodo, il nostro settore guadagnerà in trasparenza ed accessibilità, per i collezionisti sarà più semplice confrontare le opere e le condizioni di vendita, così come per tutti gli amanti dell’arte avere uno sguardo più ampio su novità e progetti emergenti. Sono certa che questo è un buon momento per spostare lo sguardo, e riscoprire opportunità e progetti su scala più ristretta con artisti e realtà a noi vicine”.
– Mario Bucolo
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